La storia. San Valentino non è solo fiori e cioccolatini
Una coppia davanti a una vetrina addobbata per san Valentino
Quelli che «va bene tutto ma san Valentino no. Stasera sto a casa, magari mi guardo un film». Quelli che «mica mi faccio fregare, è solo un giorno succhiasoldi. E poi si festeggiano Cirillo e Metodio, due grandissimi santi». Ma ci sono anche quelli che «è un appuntamento così romantico, mi piace un sacco». E quelli che «almeno un fiore lo regalo sempre. Un piccolo segno ma importante». Pochi giorni appassionano e dividono come il 14 febbraio. E il santo, Valentino, c’entra poco. Il problema è semmai il business nato intorno alla “festa degli innamorati”, che di sicuro non si fermerà neppure quest’anno in cui coincide con il mercoledì delle ceneri, cioè per le Chiese di rito romano l’inizio della Quaresima. Secondo le stime della Fipe-Confcommercio (Federazione italiana pubblici esercizi) 5 milioni e mezzo di italiani la sera del 14 febbraio ceneranno fuori, spendendo mediamente 53 euro a persona per un ammontare complessivo di 290 milioni, in crescita del 7.4% rispetto al 2023. Più costosi anche i regali "classici", con rincari intorno all'8%, con ricari top per i cioccolatini (+ 22%) e per i cofanetti per il trattamento del corpo (+25%) molto gettonati in questo periodo.
Una raffiguazione di san Valentino - Foto di archivio
Fin qui, dunque, l’arido linguaggio del commercio, con cui san Valentino ha poco da spartire. Lui, semplicemente, si è limitato a difendere e benedire l’amore vero. Le biografie che ne raccontano la vita lo presentano come vescovo di Terni vissuto nel IV secolo e in particolare si soffermano sull’episodio che lo rese celebre. La storia riguarda tre nobili ateniesi, Proculo, Efebo e Apollonio giunti a Roma dal retore Cratone maestro di greco e latino il cui figlio era affetto da una grave deformità. Venuto a conoscenza delle particolari capacità di Valentino, Cratone lo chiamò a Roma promettendogli di farsi battezzare se il figlio fosse guarito. E così fece: risanato il figlio si battezzò con tutta la sua famiglia, i tre nobili ateniesi e Abbondio, figlio del prefetto Furioso Placido. Quest’ultimo, saputo della conversione di Abbondio, fece decapitare il santo al secondo miglio della via Flaminia, ma di nascosto per evitare tumulti popolari. Il corpo di Valentino sarebbe poi stato portato a Terni da Proculo. Efebo e Apollonio a loro volta martirizzati e seppelliti presso la tomba del santo vescovo.
La festa degli innamorati
Quanto al legame di Valentino con gli innamorati, dipenderebbe principalmente da un racconto di Geoffrey Chaucer (1343-1400) secondo il quale il giorno di San Valentino gli uccelli iniziano le loro danze d’amore. Un’altra storia vuole invece che il santo facesse riappacificare le coppie, come nel caso di due fidanzati cui Valentino mise in mano una rosa, raccomandando loro di non pungersi. Recitata poi una preghiera, i ragazzi smisero di bisticciare. C’è poi il racconto del legionario pagano innamorato di una cristiana con cui si vuole sposare malgrado il no della famiglia di lei. Il ragazzo si rivolge a Valentino che lo battezza per poi benedire le nozze.
Al di là delle narrazioni più o meno certificate resta comunque la devozione verso un grande santo. Legame particolarmente forte a Terni dove la Messa solenne è stata celebrata domenica scorsa, vista la concomitanza del 14 febbraio con le ceneri. E all’omelia il vescovo di Terni-Narni-Amelia, monsignor Francesco Antonio Soddu ha sottolineato come «solo l’amore metta in atto delle buone relazioni tra le persone, quelle che mirano alla comunione e non alla divisione o disgregazione, che cercano di costruire ponti e non di innalzare muri».
La Messa solenne celebrata domenica scorsa a Terni - Foto diocesi di Terni-Narni-Amelia
Il 4 febbraio invece, sempre a Terni è stata invece celebrata la “Festa della promessa” cui da tradizione partecipano le coppie, quaranta questa volta, che si sposeranno entro l’anno. È stata l’occasione per riflettere sull’importanza del fidanzamento come cammino di preparazione alle nozze. «Le promessa che vi scambiate davanti a san Valentino - ha detto nell’occasione monsignor Soddu – non sono delle parole e neanche dei sentimenti che oggi vi sentite di condividere, ma è la vita stessa che intendete fondare l’uno sull’altra e viceversa». Nel segno di un santo coraggioso e di straordinario spessore umano e spirituale, che certo non può essere ridotto a icona di cene a lume di candela o cioccolatini.