Sabato santo. Nosiglia prega davanti alla Sindone: "È via di amore e solidarietà"
Questa volta i pellegrini non si sono potuti contare a milioni: oggi nel Duomo di Torino c'erano poche decine di persone. Le autorità della città e della Regione, e i ragazzi che preparano il cammino di Taizé per l’Ostensione straordinaria della Sindone.
Ma i milioni di persone sono stati, come nel 2020, di fronte ai televisori e agli schermi dei computer di tutto il mondo. La preghiera del Sabato Santo guidata dall’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, Custode pontificio della Sindone, andrà infatti in diretta su Tv2000 e sui canali social di Avvenire alle 17.
Il segnale è stato ripreso dal Centro Televisivo Vaticano e rimbalzato in tutto il pianeta. In America è stato il network Ewtn a proporlo ai cattolici degli Stati Uniti.
Ansa
La grande vetrata era aperta; Duomo e Cappella sono tornati ad essere, per qualche ora, la “casa della Sindone”, dove il Telo si trova ormai da quasi 500 anni. Ieri, di fronte a una manciata di persone ma con altri milioni collegati in tv e su Internet, il custode della Sindone è tornato a pregare Dio per tutti noi.
La contemplazione voluta da monsignor Cesare Nosiglia fa parte del cammino che i giovani della diocesi di Torino hanno intrapreso fin dall’inizio del 2020, per ospitare qui il “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra” che ad ogni Capodanno raduna i giovani di Taizé da tutta Europa. Ma il virus si è messo in mezzo e l’incontro è rinviato a dicembre 2021 sperando di poterlo celebrare. La Sindone, però, ha fatto da filo rosso al cammino dei giovani. Frère Alois, il priore di Taizé, era “presente” ieri in Duomo, con una testimonianza video. Con alcuni dei giovani c’erano i “testimoni” del percorso che la Chiesa torinese sta compiendo. Partendo dai segni della Sindone si è sviluppata, prima della preghiera, una meditazione sul Sabato Santo che ha toccato le nostre “piaghe” di oggi. Piera Gioda (della Ong torinese Cisv) ha raccontato dei giovani che si sono inventati un «servizio missionario» non in Africa ma qui, tra i loro insegnanti e compagni di scuola; Ernesto Olivero, fondatore del Sermig ha parlato delle migrazioni (segni dei piedi e delle mani). Daniela Sironi (Comunità di Sant’Egidio) si è soffermata sulle mani: dei senza fissa dimora, di chi deve stendere la propria mano per chiedere aiuto… Il medico Ferdinando Garetto è partito dalla ferita al costato per riflettere sulla malattia e la morte che oggi ci assediano. Il professor Bruno Barberis, studioso della Sindone, ha parlato della corona di spine, e del potere - o dell’impotenza - della scienza… E infine monsignor Giuseppe Ghiberti, biblista e presidente d’onore della Commissione diocesana per la Sindone, ha richiamato ai segni del Volto, e al mistero che ci viene consegnato.
Poi, la Madre di Dio. La liturgia scelta per la preghiera di fronte alla Sindone è ricavata dall’“Ora della Madre”, antica preghiera orientale. La breve omelia dell’arcivescovo Nosiglia ha spostato l’attenzione sull’immagine del Sabato Santo che tutti abbiamo negli occhi: la Deposizione, la Pietà. Il corpo morto del Signore nelle braccia della Madre. «Ci sono molti modi per portare la croce di Gesù – ha detto Nosiglia –. Quello del Cireneo è uno dei più comuni. La croce ti viene messa sulle spalle per forza e tu ti rassegni a portarla. Sono tutte quelle croci di cui sembra che nessuno possa fare a meno.
Una malattia grave, un problema difficile di famiglia o di lavoro, una realtà pesante e dura da sopportare per te o per chi ti è vicino, la morte di una persona cara. Insieme a questi si è aggiunto nel tempo presente anche la pandemia che ci obbliga a gestire una realtà faticosa e di sofferenza per molti ammalati e soggetti al coronavirus».
Poi c’è la croce “alla maniera di Maria”: «è la croce dell’offerta del proprio sacrificio in unione a quello del Figlio per redimere il mondo dal peccato e dalla morte. È via di solidarietà, dunque, e di amore, dono di sé e atto di confidenza in Dio e di speranza». Nelle parole di Gesù che affida la Madre a Giovanni e Giovanni alla Madre c’è la Chiesa, siamo tutti lì: per scambiarci consolazione e invocazione, misericordia e fratellanza.
Nosiglia ha voluto che in Cattedrale ci fossero i giovani, per il loro cammino. Ma ha invitato anche i vertici delle assemblee elettive e delle istituzioni di Torino e del Piemonte (sindaco, prefetto, presidente della Regione…), a rappresentare quel “popolo” che, quando la Sindone viene esposta, viene un po’ da tutto il mondo a contemplare, anche solo per pochi minuti l’immagine presente sul Telo.