Chiesa

Il caso. Il vescovo di Lourdes favorevole a rimuovere i mosaici di Rupnik. Ma non ora

Redazione Catholica mercoledì 3 luglio 2024

Mosaici di Rupnik sulla facciata della Basilica di Nostra Signora del Rosario a Lourdes

Dopo le rivelazioni riguardanti la doppia vita dell’ex gesuita sloveno Marko Ivan Rupnik, le accuse di atti blasfemi, di manipolazione delle coscienze e di abusi sessuali compiuti su una ventina di religiose, il Santuario di Lourdes è stato uno dei primi luoghi sacri a porsi pubblicamente il problema se conservare o meno i mosaici realizzati da Rupnik e dal suo atelier, nello specifico quelli che figurano all'ingresso della Basilica di Nostra Signora del Rosario. Una commissione pluridisciplinare creata dal rettore del Santuario francese e dal vescovo di Tarbes e Lourdes si è messa all’opera lo scorso novembre per dirimere la questione. Martedì 2 luglio con un comunicato il vescovo Jean-Marc Micas ha reso noto la posizione che ha maturato in questi mesi di riflessione e di ausilio della commissione.

«Ho potuto ascoltare e leggere le opinioni di molte persone che mi hanno inviato i loro contributi: cardinali e vescovi, artisti, avvocati, vittime, pellegrini e così via – scrive Micas – oggi posso constatare che le opinioni sono molto divise e spesso polarizzate. I mosaici devono essere lasciati dove sono? Devono essere distrutti? Dovrebbero essere rimossi o esposti altrove? Non c'è consenso su nessuna delle proposte. Le posizioni assunte sono vivaci e appassionate. Da parte mia, la mia opinione personale è ormai chiara: questa situazione non ha nulla a che vedere con altre opere il cui autore e le cui vittime sono morti, a volte da diversi secoli. Qui le vittime sono vive e lo è anche l'autore. Inoltre, nel corso dei mesi ho capito che non spetta a me ragionare sullo status di un'opera d'arte, sulla sua "moralità", che va distinta da quella del suo autore. Il mio ruolo è quello di garantire che il Santuario accolga tutti, in particolare coloro che soffrono, comprese le vittime di abusi e violenze sessuali, sia bambini che adulti. A Lourdes, i sofferenti e i feriti che hanno bisogno di consolazione e riparazione devono essere messi al primo posto. Questa è la grazia speciale di questo santuario: nulla deve impedire loro di rispondere al messaggio della Madonna di venire qui in pellegrinaggio. Poiché questo è diventato impossibile per molte persone, la mia opinione personale è che sarebbe preferibile rimuovere questi mosaici. Questa opzione non è largamente accettata. Anzi, incontra una vera e propria opposizione da parte di alcuni: l'argomento suscita passioni. Oggi, la decisione migliore da prendere non è ancora matura e la mia convinzione è che una decisione che non sarebbe sufficientemente compresa aggiungerebbe ancora più divisione e violenza. Continuerò quindi a lavorare a stretto contatto con le vittime, per discernere ciò che deve essere fatto, qui a Lourdes, per onorare l'assoluta necessità di consolazione e riparazione. Da subito, e concretamente, ho deciso che questi mosaici non saranno più evidenziati come lo sono stati finora dai giochi di luce durante la processione mariana che riunisce i pellegrini ogni sera. Questo è un primo passo».

L’avvocata Laura Sgrò, voce del comitato delle vittime di Rupnik, in risposta alle parole di monsignor Micas, scrive: «Si tratta di un primo passo, che accogliamo con favore, ma è necessario che a questo passo se ne aggiungano altri, in breve tempo. Si tratta di un primo passo, che accogliamo con favore, ma è necessario che a questo passo se ne aggiungano altri, in breve tempo. La prima denuncia, rimasta inascoltata, di Gloria Branciani risale, infatti, al 1994, trent’anni fa. E se è vero che nelle ore serali i mosaici non saranno più illuminati, di giorno saranno comunque ben visibili e continueranno ad alimentare lo sconcerto dei fedeli e il sentimento di dolore delle vittime. Le vittime che rappresento sono disponibili a incontrare mons. Micas per procedere insieme, in un percorso di discernimento, che possa davvero portare a ristoro e consolazione».

Lo scorso 26 giugno anche il cardinale Sean O’Malley, presidente della Pontificia Commissione per la tutela dei Minori, aveva chiesto, in una lettera indirizzata ai dicasteri della Curia Romana, di evitare di esporre o usare opere d’arte firmate da Rupnik in un modo che possa far presumere un atteggiamento «di assoluzione o sottile difesa» dei presunti autori di abusi o che possa indicare «indifferenza al dolore e alla sofferenza di così tante vittime di abusi».