L'inedito. Il cardinale Ruini: così cercarono di fermare l'inchiesta su Medjugorje
Il cardinale Camillo Ruini, vescovo da 40 anni
«Papa Francesco intervenne due volte su mia richiesta» «Quando Francesco è diventato Papa ero già emerito da cinque anni: non ho avuto quindi l’occasione di collaborare con lui. Tuttavia ero ancora presidente della Commissione internazionale di inchiesta su Medjugorje e papa Francesco, su mia richiesta, è intervenuto due volte per fermare chi, in Vaticano, voleva impedire alla nostra Commissione di portare a termine il suo lavoro». Così ha detto il cardinale Camillo Ruini intervistato da Roma Sette in occasione dei 40 anni della sua ordinazione episcopale (il 16 maggio), svelando un retroscena inedito del suo lavoro sul dossier Medjugorje.
Ad Angelo Zema, responsabile del settimanale della diocesi di Roma, Ruini, 92 anni, ha raccontato: «Ricordo soprattutto il pomeriggio in cui il mio vescovo, monsignor Gilberto Baroni, mi disse che il Papa mi aveva nominato vescovo ausiliare di Reggio Emilia-Guastalla e mi chiese di accettare la nomina. Fu per me una sorpresa totale, che mi scosse profondamente. Chiesi al vescovo un giorno per riflettere, nel quale andai a pregare al Seminario di Marola, poi accettai, consapevole che la mia vita cambiava e che dovevo appartenere al Signore molto più di prima».
Alla domanda «Cosa pensa di aver lasciato alla diocesi e alla Chiesa italiana?», Ruini risponde: «Non spetta a me fare questo bilancio. Personalmente mi sono impegnato al massimo sia in un ruolo che nell’altro, cercando di aiutare la diocesi di Roma a diventare sempre più missionaria, come voleva Giovanni Paolo II e come è avvenuto con la “Missione cittadina”.
Quanto alla Cei e ai vescovi italiani, ho lavorato per far crescere la consapevolezza che alcuni importanti problemi pastorali vanno affrontati a livello nazionale e non soltanto locale». Ruini conserva «un ricordo meraviglioso e grato» di Giovanni Paolo II «che mi ha dato tanta fiducia, oserei dire troppa, e mi ha insegnato a pensare in grande e a confidare nella forza del Vangelo. Il suo coraggio, la sua umiltà, la sua dedizione non hanno uguali». «Qual è il “dopo” che immagina? » chiede sempre Zema. «Propriamente parlando il “dopo” non possiamo immaginarlo – risponde il porporato – non ne abbiamo infatti alcuna esperienza. La sostanza però è chiara: saremo per sempre con Dio Padre e con Gesù Cristo e anche con i nostri fratelli che, come noi, speriamo siano salvi per la misericordia di Dio».