Arezzo. Associazione Rondine "vale" il Nobel per la Pace
Una candidatura al Nobel per la Pace 2015 per l'onlus italiana "Rondine cittadella della pace". L'associazione investe nei giovani provenienti da luoghi di guerra ospitandoli presso lo studentato internazionale del borgo aretino, per renderli testimoni in Italia e nel mondo dei propri Paesi. Ad annunciarne la candidatura è stata la vicepresidente della Camera Marina Sereni nel corso della presentazione del Rapporto annuale 2014 dell'organizzazione. "Con il suo lavoro, Rondine contribuisce a smontare il concetto di nemico. La Chiesa italiana ha sostenuto e continuerà a sostenere questa iniziativa attraverso l'8xmille", ha commentato Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, alla presentazione.Da Arezzo a Oslo. Arriva fino in Norvegia il battito d’ali di «Rondine-Cittadella della pace», il singolare laboratorio della riconciliazione ospitato in un minuscolo borgo alle porte di Arezzo che fa vivere (e studiare) fianco a fianco giovani che la geopolitica definisce “nemici”. L’esperienza di studio e dialogo, nata in una parrocchia della città toscana e sostenuta dalla diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, è fra i 68 nomi di organizzazioni internazionali in lizza per il premio Nobel per la Pace. La Cittadella della pace che prende il nome dal paese che la ospita, Rondine appunto, è stata candidata dal vicepresidente della Camera dei Deputati, Marina Sereni, che oggi a Montecitorio sarà la madrina nella presentazione del Rapporto annuo 2014 dell’associazione. La deputata Pd ha più volte visitato la Cittadella con il suo studentato internazionale. «E ne è rimasta talmente colpita da farci questo straordinario regalo», spiega il fondatore e presidente di Rondine, lo psicologo e docente Franco Vaccari. All’Istituto Nobel di Oslo le segnalazioni devono giungere entro il primo febbraio di ogni anno. Per l’edizione 2015 le candidature sono 273 di cui 205 relative a persone (fra cui anche papa Francesco). I cinque membri del comitato hanno già iniziato a passarle al vaglio. «Quest’anno vorremmo che le designazioni riflettano gli avvenimenti che hanno dominato l’attualità negli scorsi mesi», ha dichiarato Olav Njølstad, nuovo direttore dell’Istituto Nobel e segretario del gruppo incaricato di attribuire il prestigioso riconoscimento. Il vincitore verrà annunciato a ottobre.«È con stupore che accogliamo la notizia – afferma Vaccari –. Vogliamo considerare questo traguardo come un’iniezione di fiducia soprattutto per i centosettanta ragazzi di venti Paesi in conflitto che nei diciotto anni del progetto Rondine si sono formati alla scuola della nostra Cittadella». Hanno seguito lezioni e master nelle università italiane – grazie a borse di studio – e poi hanno condiviso camere, tavola o turni in cucina assieme ai loro “rivali”: israeliani con palestinesi, russi con ceceni, serbi con bosniaci. Oggi gli studenti sono dodici. E verranno affiancati da altri diciotto che saranno annunciati stamani a Roma e che arrivano da Palestrina, Israele, Sudan, Kosovo, Serbia e Paesi del Caucaso.«Rondine – sottolinea Vaccari – tocca un nervo scoperto del nostro tempo: il tema del conflitto che dilaga ad ogni livello con il nemico che diventa totale. Prima era colui che stava oltre confine o al di là di un muro. Oggi sbarca in spiaggia da un gommone o semina morte in una redazione giornalistica. Tutto questo per dire che, quando un conflitto non viene gestito, genera mostri». Allora la Cittadella che si affaccia sull’Arno lancia la sua sfida. «Secondo la logica dominante, il nemico va eliminato o messo in galera – chiarisce lo psicologo –. Ma il concetto di nemico è frutto di una relazione malata. Smontare alla radice questo meccanismo significa andare oltre lo scontro, l’odio, la sopraffazione». Lo sanno bene i ragazzi che sono passati dal borgo aretino e sono diventati ambasciatori di “fraternità” in Italia e nelle loro terre. «Rondine afferma che non si può giungere alla pace se si esclude la relazione con l’altro – osserva Vaccari –. E testimonia che, accanto alla buona politica o a buoni accordi, serve scommettere sull’educazione». Che nella Cittadella è, sì, quella dei ragazzi-nemici, ma anche di alunni, gruppi, famiglie che in quasi due decenni si sono fermati nel paesino toscano. «I sogni si possono realizzare – conclude il presidente – ma c’è bisogno di un moto collettivo perché si trasformino in realtà». Come racconta la storia di Rondine che adesso sogna il Nobel.