Chiesa

Torino. Riapre la chiesa della Sindone

Marco Bonatti venerdì 11 gennaio 2019

Un particolare della volta della chiesa del Santo Sudario a Torino

Una chiesa che riapre è sempre una bella notizia. Tanto più se si tratta di un gioiello del Barocco torinese; e ancor più se la chiesa non è solo un “museo” ma un luogo vivo di incontro, preghiera, cultura. Oggi alle 12 si inaugurano i restauri al soffitto nella chiesa del Santo Sudario, in via San Domenico angolo via Piave: l’edificio fa parte del complesso che ospita la Confraternita del Sudario, il Centro internazionale di studi sulla Sindone e il museo della Sindone: è il “quartier generale” di quanti a Torino si occupano del Telo, conservato nella Cattedrale, che si trova a meno di un chilometro. Il dipinto centrale della volta è la Trasfigurazione di Cristo firmata da Michele Antonio Milocco, mentre gli affreschi laterali sono di Pietro Alzeri e risalgono al 1742. Più volte rimaneggiati anche nel secolo scorso, i lavori che decorano la volta erano stati attaccati dall’umidità e dalle muffe. I restauri sono stati progetti ed eseguiti dal Centro per il restauro della Venaria Reale.

Dietro il restauro della chiesa c’è un progetto culturale di ampia portata, che ha cercato di coinvolgere tutte le componenti della vita torinese: finanziatori sono infatti la Compagnia di San Paolo e la Fondazione Crt, principali riferimenti per le attività di cultura e rilancio del patrimonio culturale torinese. Ma a fianco delle fondazioni bancarie un contributo importante è venuto dal Niaf (National italian american foundation), con sede a Washington, che raccoglie contributi e anima progetti per gli Italiani residenti negli Stati Uniti. Un rappresentante del Niaf sarà a Torino per presenziare all’inaugurazione dei restauri. Sono previsti anche gli interventi dei rappresentanti delle fondazioni bancarie e del direttore del Centro del restauro Stefano Trucco. Ovviamente non mancano rappresentanze della Chiesa torinese e della città, che hanno seguito e incoraggiato l’intero percorso. Il costo complessivo dell’intervento è poco al di sotto dei 100mila euro.

La riapertura della chiesa significa prima di tutto tornare a un’offerta completa per i visitatori del museo della Sindone, che occupa sia alcune sale della Confraternita sia la cripta della chiesa stessa e che ospita documenti, reperti, immagini riguardanti l’intera storia del Telo, dalle stampe relative alle ostensioni in epoca sabauda fino alla macchina fotografica di Secondo Pia per la prima fotografia (1898) e alla cassa che ha contenuto la Sindone arrotolata quando si trovava nell’altare del Bertola, al centro della cappella guariniana (che ha riaperto il 27 settembre scorso: i restauri dell’altare dovrebbero cominciare nella prossima primavera).

Per la Confraternita e le altre istituzioni “sindonologiche”, il restauro della chiesa rappresenta anche la conferma di un ruolo di «servizio alla città» svolto da ormai cinque secoli. Il primo nucleo della Confraternita del Sudario nacque infatti come società di assistenza per i “pazzerelli”, i malati di mente. E ancora oggi qui opera “Casa Bordino”, un braccio della Confraternita che si occupa di assistenza a persone con disagi psichici. Il programma della giornata di festa prevede la cerimonia di riapertura con le autorità alle 12; nel pomeriggio alle 17 la riapertura al pubblico e alle 18 la Messa celebrata da monsignor Giuseppe Ghiberti, presidente d’onore della Commissione diocesana per la Sindone. Alle 20.30, dopo una breve visita ai restauri, un concerto a cura dell’associazione “Musicaviva” e della Camerata strumentale di San Pancrazio. In programma i Salmi di Benedetto Marcello. L’“immagine” centrale della chiesa del Sudario è, naturalmente, quella della Sindone, e degli studi su di essa. Ancora recentemente (“Avvenire” ne ha riferito il 4 gennaio) sono uscite notizie relative a nuove “scoperte” riguardanti il Telo. Il professor Gian Maria Zaccone, storico e direttore del Centro internazionale di Sindonologia, osserva che «in questi ultimi anni il Centro si è battuto per affermare la necessità che l’approccio scientifico alla Sindone rispetti tutte le procedure e i protocolli richiesti per la validazione e condivisione dei risultati, così come accade abitualmente per qualsiasi seria e corretta ricerca scientifica. Non ci dovrebbe essere necessità di ribadire un principio ovvio, che troppo spesso tuttavia nel campo sindonico è stato disatteso, per tanti motivi, ai quali non sono alieni personalismi e preconcetti. Nel caso in questione, anche per rispetto verso gli autori, la sezione competente per materia della nostra Commissione scientifica internazionale commenterà i risultati della ricerca, ma potrà farlo solo allorquando saranno disponibili tutti gli elementi scientifici attraverso la dovuta pubblicazione su rivista accreditata, che evidentemente non può essere sostituita da annunci giornalistici».