Editoriale. Quell’«ingiustizia legale» che ridisegna la persona
Come affermato da monsignor Dominique Mamberti in un intervento all’Onu di cui si dà conto nel Rapporto, il diritto sbiadisce nella legge e, inevitabilmente, la legge sbiadisce a sua volta nelle regole. Abbiamo così solo una «società delle regole» (rules) e non più uno Stato di diritto ove governa la legge (rule of law). In una società delle regole, le regole sono senza fondamento. Questa è la crisi giuridica che dà luogo all’ingiustizia legale. Gianluca Guerzoni, nello studio centrale del Rapporto dedicato proprio alla crisi giuridica, spiega: «Per crisi giuridica intendiamo la debolezza del diritto davanti a queste sfide, come conseguenza di una divaricazione del diritto da un’etica condivisa ed effetto di un pluralismo etico incapace di individuare cifre comuni».
La crisi giuridica che il Rapporto documenta è legislativa e giurisprudenziale nello stesso tempo. Crisi legislativa, in quanto nel corso dell’anno di riferimento del Rapporto, il 2012, molti Parlamenti hanno legiferato contro il diritto naturale nei campi della vita e della famiglia: dall’Argentina, all’Uruguay, dall’Irlanda alla Francia. Crisi giurisprudenziale, sia perché le Corti internazionali di giustizia entrano in terreni non propri, sia perché i giudici ordinari si stanno sostituendo con le loro sentenze ai Parlamenti.
Il Rapporto riporta i fatti, come la sentenza del 28 novembre 2012 della Corte Interamericana per i diritti umani, che ha condannato il Costa Rica per non avere ancora una legge che permettesse la fecondazione in vitro; oppure la sentenza del Supremo Tribunale Federale del Brasile, che nel marzo 2012 ha autorizzato la cosiddetta «anticipazione terapeutica del parto» – ossia l’aborto. In ambedue i casi, le Corti si sono sentite autorizzate a definire concetti non di propria competenza: la prima sostenendo che il concepimento «ha luogo da quando l’embrione viene impiantato nell’utero» e il secondo affermando che «l’acefalo non diventerà mai una persona». Questa 'metafisica delle sentenze' che, come oracoli divini, decretano cosa significhi essere uomo e chi debba godere di questo riconoscimento, escludendo i non idonei, mette in crisi di affidabilità il sistema delle Corti internazionali di giustizia che hanno però la forza per condizionare la politica degli Stati.
Quanto alle sentenze dei giudici ordinari, il Rapporto mostra che ove c’è vuoto legislativo legiferano di fatto i giudici con le loro sentenze, ove non c’è vuoto legislativo essi demoliscono la legge a suon di sentenze. Si nota in molti Paesi una forte tensione tra il potere legislativo dei Parlamenti nazionali, quello della magistratura ordinaria in quegli stessi Paesi e quello della giustizia internazionale. Questo squilibrio lacera il tessuto delle nazioni ponendo in crisi il collante delle Carte costituzionali. È probabile che si giunga a far sì che i cittadini siano indotti a fare obiezione di coscienza rispetto alla stessa Costituzione del loro Paese, il che minerebbe alla base la stabilità non solo giuridica ma anche morale e sociale degli Stati.
Il Rapporto analizza, tra gli altri, i casi degli Stati Uniti, delle Filippine e dell’Argentina. Nel 2012 in Argentina è continuata l’attività legislativa di distruzione dei princìpi della vita e della famiglia. Le strutture sanitarie statali sono obbligate a praticare l’aborto, è ammessa l’eutanasia; viene assunta l’ideologia del "gender", è possibile registrare come figlio di due donne il bambino avuto da una donna unita con un’altra donna prima dell’entrata in vigore della legge sul matrimonio civile; la "ley de sangre" è stata modificata per impedire di chiedere ai donatori di sangue informazioni sul loro orientamento sessuale, la riproduzione medicalmente assistita e fornita integralmente dalla struttura pubblica con esclusione dell’obiezione di coscienza; possono essere distrutti gli embrioni umani prodotti in vitro e non trasferiti in utero. Su tutte queste leggi pende il dubbio, che in molti casi è una certezza, di incostituzionalità. Si prevedono quindi ricorsi e contenziosi sia giuridici che politici. Su tutte questi leggi si nota la pressione degli organismi internazionali.
I dati del Rapporto dell’Osservatorio Van Thuân testimoniano una diffusione dell’anomia sociale nel mondo, la sospensione della legge in molte aree, la crisi delle istituzioni, la corruzione più o meno consentita, l’oligopolio dell’uso della forza, le pratiche illegali impunite, le limitazioni del diritto all’obiezione di coscienza. In America Latina e in Africa soprattutto questo quadro è desolante, non viene risparmiato però nemmeno il mondo cosiddetto avanzato. Questo ci dice che non sono privi di influenza sulla organizzazione della vita quotidiana nelle nostre società i fenomeni di crisi della giustizia che il Rapporto documenta a livello delle Corti internazionali, del comportamento dei giudici e con riferimento alle Carte costituzionali. Il Rapporto riferisce anche su come l’attività internazionale della Santa Sede abbia condotto una 'pedagogia giuridica'. Di grande valore il magistero sociale del Papa, documentato dall’arcivescovo Giampaolo Crepaldi che ha curato questa nuova edizione del Rapporto.