Madrid chiama Ancona. E Ancona a sua volta chiama l’Italia intera. Per trasmettere un messaggio di speranza e di coesione, non solo all’interno della Chiesa, ma per tutta la società. Sarà in questa continuità tra i due principali eventi ecclesiali del 2011 una delle chiavi di lettura del Congresso eucaristico nazionale che sta per iniziare nel capoluogo marchigiano e nelle diocesi limitrofe. Ad esserne convinto è Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo, che alla vigilia dell’appuntamento lo presenta in questa intervista ai lettori di Avvenire.
Eccellenza, il Congresso eucaristico nazionale inizia mentre abbiamo ancora negli occhi le immagini della Gmg di Madrid. C’è una continuità non solo temporale tra i due eventi?Certamente. Anche se sono diverse le dimensioni, le motivazioni e i destinatari, al centro di Madrid 2011, come del Congresso eucaristico nazionale, c’è sempre il mistero di Gesù, vivo e presente nell’Eucaristia. Non solo, a garantire questa continuità ci sarà anche la presenza e la parola del Papa, che anche qui avrà modo di parlare ai giovani e ad altre categorie di fedeli.
Lei era a Madrid. Che cosa ha riportato dalla Spagna in vista dell’ormai imminente appuntamento di Ancona? Ogni volta che partecipo alla Gmg ne traggo un motivo di speranza e di freschezza nella fede. A Madrid in particolare sono stato colpito dalla capacità dei giovani di lasciarsi coinvolgere anche quando costava particolare fatica e dal loro immediato passaggio dalla festa al silenzio adorante. Ecco, mi piacerebbe che anche il Congresso di Ancona esprima momenti di gioia e di profonda preghiera coma la Gmg.
Qual è il suo stato d’animo a poche ore dall’inizio e dopo la lunga preparazione dei mesi scorsi?È lo stato d’animo di chi nutre una grande attesa e una grande speranza. Sono fiducioso perché vedo intorno a me i segnali della forte volontà di partecipazione da parte di tutte le diocesi d’Italia. Qualcuno mi chiede anche quante persone verranno. Io rispondo che al di là dei numeri, che pure contano, spero vi sia una grande qualità della partecipazione popolare e mi auguro che il Congresso eucaristico contribuisca a rigenerare la fede in Cristo.
Quale sarà secondo lei il volto di Ancona 2011? Mi piacerebbe che questo fosse il Congresso eucaristico del rafforzamento della comunione nella Chiesa, perché solo attorno all’Eucaristia possiamo fare unità. Noi abbiamo cercato di esprimere questa esigenza anche nella preparazione, coinvolgendo più diocesi e non solo Ancona- Osimo. Inoltre, sotto il profilo tematico abbiamo messo l’accento più che sulle categorie ecclesiali, sugli ambiti di vita letti alla luce dell’Eucaristia. Sono i cosiddetti ambiti del Convegno di Verona: vita affettiva, fragilità, lavoro e festa, tradizione e cittadinanza. Perché pensiamo che Gesù Eucaristia possa e debba essere presente in ognuno di questi ambiti.
Dunque un messaggio non solo per la Chiesa ma per tutta la società italiana. Sì, vorrei che dal nostro Congresso giungesse un messaggio di speranza per il Paese. L’Eucaristia è pane spezzato per tutti. E questo gesto del Signore chiede di essere imitato ogni giorno anche nel nostro vivere civile. Non si può celebrare impunemente la Messa senza avvertire il disagio dei fratelli. Ecco dunque la solidarietà, la giustizia, la coesione sociale. Certo, le regole non può scriverle l’Eucaristia, ma uomini e donne nutriti dall’Eucaristia possono portare in tutti gli ambiti della vita quotidiana regole nuove, ispirate proprio da quella comunione che è frutto della partecipazione al Corpo e Sangue di Cristo.
In definitiva, quale frutto spera derivi dal Congresso? L’Eucaristia è l’oggi di Cristo in mezzo a noi. Spero che il nostro Congresso contribuisca a liberare il Sacramento dalla 'prigionia sacrale', per farlo diventare principio ispiratore della vita non solo dei credenti, ma di tutti gli uomini di buona volontà. Ancona: la Cattedrale di San Ciriaco (foto Siciliani).