Formazione Cei-Lateranense. Ospedale da campo per famiglie in crisi
La festa finale del Corso di Alta formazione
La svolta avviata da Amoris laetitia è un processo lungo. Parla al cuore delle famiglie, sollecita l’esigenza di inserire il cammino di coppia nel cuore della società globalizzata senza pregiudizi e senza compartimenti stagni, indica la via della misericordia non come comodo rifugio per costruire autonomie etiche ma per raddoppiare l’impegno verso se stessi e verso gli altri. La Chiesa italiana ha deciso che lo sguardo rinnovato sull’amore familiare, sintetizzato nella lunga stagione sinodale, non può che aprire a nuove scelte, a nuovi sforzi di comprensione, a nuovi progetti. Un impulso di rinnovamento a cui non sfuggono le proposte di formazione. Da qui la decisione dell’Ufficio famiglia Cei, della Confederazione dei consultori familiari di ispirazione cristiana e dell’Istituto superiore di scienze religiose Ecclesia Mater della Pontificia Università Lateranense, di avviare un corso di Alta formazione in "consulenza familiare con specializzazione pastorale". Percorso triennale, di grande impegno, di cui nelle prime due settimane di luglio a La Thuile, in Val d’Aosta, si è tenuta la seconda puntata. Quasi trecento i partecipanti, tra studenti del primo anno (44), del secondo (85), docenti, animatori e figli al seguito. Perché la maggior parte degli 'studenti' altro non erano che coppie di sposi, spesso già impegnate in attività pastorali a vari livelli, oltre a sacerdoti e religiosi, disponibili a fare quel salto di qualità indicato da papa Francesco in Veritatis Gaudium per quanto riguarda l’investimento formativo, e cioè «acquisire l’urgente compito di elaborare strumenti intellettuali in grado di proporsi come paradigmi d’azione e di pensiero, utili all’annuncio in un mondo segnato dal pluralismo etico-religioso».
Soddisfattissimi il direttore nazionale dell’Ufficio famiglia, don Paolo Gentili, e il direttore del corso di Alta formazione, don Andrea Manto, che è anche il nuovo preside dell’Ecclesia Mater. «La famiglia sta diventando la protagonista di un nuovo rapporto tra Chiesa e mondo – osserva don Gentili – che incarna gli auspici della Gaudium et Spes, coniugando concretamente Amoris laetitia con il volto familiare della parrocchia che emerge in Evangelii Gaudium ». Un appello alla responsabilità educativa della comunità ecclesiale secondo l’auspicio di papa Francesco secondo cui «la Chiesa si volge con amore a coloro che partecipano alla sua vita in modo imperfetto» (AL, 78). Tanti i momenti di spicco nelle due settimane di formazione. A partire dall’incontro con il rettore della Lateranense, Vincenzo Buonuomo, che ha tracciato un quadro delle leggi su matrimonio e famiglia in Europa. Sintesi che ha permesso di comprendere come la situazione sia estremamente variega- ta, con radici cristiane molto forti diventate però nel tempo sempre più flebili. Da qui la necessità di capire altre prospettive culturali. Un aiuto è arrivato dalla tavola rotonda condotta da Ina Siviglia sul problema dei matrimoni misti a cui hanno preso parte anche Yassine Lafran, presidente dell’Unione delle comunità islamiche in Italia, Livia Ottolenghi, della comunità ebraica e don Massimo Epis, preside della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale fondamentale. Nessun sincretismo e nessuna intenzione di negare le diversità, che esistono e impongono attenzione, ma «la differenza nel cogliere i problemi consiste – ha spiegato don Epis – nell’avere uno sguardo spirituale». Giornata particolarmente intensa anche quella dedicata all’Humanae vitae al tempo di Amoris laetitia. Ne hanno parlato il vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla e don Gilfredo Marengo, mentre Stefania Falasca di Avvenire ha raccontato la posizione di papa Luciani di cui tanto si è discusso (anche su queste pagine).
Da tutti i relatori – una trentina tra cui il vescovo Nunzio Galantino, presidente Apsa, e il vescovo di Parma, Enrico Solmi – è emerso un aspetto condiviso: la formazione familiare è come un tavolo con quattro gambe (teologia, pastorale, scienze umane e consulenza). Se si rinuncia a uno di questi aspetti, non sta più in piedi. «Ecco perché le scienze teologiche devono armonizzarsi con le scienze umane e quindi con l’arte di accompagnare le persone nelle varie tappe dell’amore, dal fidanzamento alle nozze, ai primi figli, a tutto l’impianto educativo. E poi le crisi coniugali e tutto l’orizzonte della fragilità».
Il Corso di Alta formazione non punta naturalmente a 'diplomare' esperti familiari tuttologi, ma è un po’ l’idea dell’ospedale da campo che presta le prime cure e poi rinvia alle varie competenze. «Abbiamo tanti specialisti ma – conclude don Gentili – ci mancano quelle figure di mediazione che incontrano le famiglie dal vivo, con tutti i loro problemi. Una competenza 'familiare' capace di discernere le diverse situazioni, senz’altra pretesa che quella di annunciare gratuitamente il Vangelo». Compito che, evidentemente, non può avere confini prestabiliti.