Chiesa

TRAGEDIA IN MARE. Lampedusa, ai profughi la carezza del Papa

Gianni Cardinale martedì 8 ottobre 2013
«Vorrei ricordare assieme a voi le persone che hanno perso la vita a Lampedusa, giovedì scorso. Preghiamo tutti in silenzio per questi fratelli e sorelle nostri: donne, uomini, bambini… Lasciamo piangere il nostro cuore. Preghiamo in silenzio». Papa Francesco ha fatto sentire di nuovo la sua voce sulla tragedia che ha mietuto centinaia di vittime innocenti nel cuore del Mediterraneo. Lo ha fatto domenica al termine della preghiera dell’Angelus. E il pontefice ha voluto accompagnare le parole della sua preghiera con un gesto concreto di vicinanza ai sopravvissuti.Rivoluzionando un po’ il ruolo dell’elemosiniere pontificio, almeno così come si era configurato negli ultimi secoli, il vescovo di Roma lo ha infatti inviato nell’isola per manifestare visibilmente la sua prossimità e per portare a ciascun sopravvissuto un «consistente aiuto» per le esigenze più immediate.«Papa Francesco si tiene costantemente informato sul recupero dei corpi degli immigrati morti nel naufragio di giovedì scorso a Lampedusa», afferma la Radio Vaticana riferendo quanto affermato dall’arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro, che ieri mattina ha parlato con il segretario del Papa, monsignor Alfred Xuereb.A tenere aggiornato il Pontefice è proprio monsignor Konrad Krajewski - lo scorso 3 agosto promosso arcivescovo e nominato Elemosiniere Pontificio - che da alcuni giorni si trova nell’isola per volere del Pontefice che lo scelto per questo incarico. Ieri mattina il prelato polacco si trovava sul gommone della Guardia Costiera impegnato sul luogo della strage nel recupero dei corpi delle vittime.«La presenza dell’elemosiniere sull’isola – spiega l’Osservatore Romano – è stata colta come il segno della volontà del Papa di dare seguito alle promesse fatte l’8 luglio scorso, quando si recò personalmente nell’isola a pregare per le vittime dei continui naufragi» e assicurando «la sua costante attenzione e vicinanza». In quella che lo stesso monsignor Krajewski ha definito una «celebrazione di misericordia», il presule, a nome del vescovo di Roma, ha benedetto le salme recuperate nei giorni precedenti e allineate nell’hangar dell’aeroporto locale. Quindi, dopo aver recitato il rosario con l’arcivescovo Montenegro e col parroco don Stefano Nastasi, si è recato a visitare i superstiti, si è intrattenuto a lungo con loro e «li ha assicurati della vicinanza del Papa, il quale tra l’altro ha inviato, suo tramite, a ciascuno un consistente aiuto affinché possa provvedere alle esigenze più immediate». Il quotidiano vaticano informa infine che ogni sommozzatore che scende in acqua per recuperare le tante vittime «porta con sé una coroncina del rosario benedetta da Papa Francesco».