Chiesa

LAVORO. La Chiesa del Triveneto: «Occupazione, è l'ora di cambiare marcia»

venerdì 26 aprile 2013

Un appello al mondo del lavoro. Ovvero a quella parte che ha il potere di decidere e «cambiare marcia» a favore dell'occupazione. Alla vigilia delle celebrazioni per il 1° maggio arriva con forza il messaggio dei vescovi delle 15 diocesi del Nordest. Rivolto a istituzioni, alle banche e alle parti sociali e politiche per un rinnovato impegno a sostegno del lavoro.«È arrivato il tempo di cambiare marcia, con una innovata assunzione di responsabilità che veda prevalere l'impegno e la disponibilità di tutti verso il lavoro: banche, imprese, sindacati dei lavoratori, società civile, comunità politica» affermano i vescovi del Triveneto. Con il lavoro, c'è da salvaguardare, secondo la Chiesa del Nordest, «il bene incommensurabile della coesione sociale e, soprattutto, di quella spirituale e culturale dei nostri popoli che - resi ricchi dal dono della fede e con una laboriosità esemplare e intelligente - hanno saputo compiere nel tempo memorabili opere di promozione umana».Secondo i vescovi, «una rinnovata e condivisa considerazione del valore del lavoro, del diritto ad esso e dei diritti che ne accompagnano l'esercizio, consentirà di dare concreta attuazione anche a quelle esigenze etiche di base, assai urgenti e pressanti, che consentono di offrire un profilo integrale, comunitario e solidale ai processi del nostro sviluppo e alla nostra convivenza». I vescovi fanno riferimento, in particolare, «alle esigenze connesse con il rispetto della dignità e della centralità della persona umana, con la salvaguardia del bene prezioso della famiglia cellula fondamentale di ogni sano  convivere sociale, con l'impegno incondizionato, soprattutto da parte dello Stato e del ceto politico, per il bene comune e con la promozione di una cultura della solidarietà e della sussidiarietà nelle relazioni sociali, civili e istituzionali».«Fanno bene i vescovi del Triveneto a richiamare le istituzioni, le banche, le forze politiche e le parti sociali alla loro responsabilità per quanto riguarda la difesa dell'economia e dell'occupazione». Così Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, ha commentato l'appello per il 1* maggio. «Dalla cattiva economia, che è quella che abbiamo, nascono molti disoccupati: chi ci ha governato ha dato l'impressione di averlo dimenticato. C'è una scissione fortissima tra i comportamenti che si hanno sull'economia e le lamentele per la perdita di posti di lavoro».