Un’esperienza «spirituale, prima che giornalistica». Che rivela «un uomo di un’energia vulcanica, una spiritualità profonda, una grande pace interiore». Padre Antonio Spadaro, direttore di
La Civiltà Cattolica, racconta così l’intervista a Francesco da lui curata.
Qual è l’origine di questa intervista?L’idea è nata durante un incontro, nel maggio scorso, a Lisbona, tra i direttori delle diverse riviste dei gesuiti, europee e americane. Posso dire che, in quell’occasione, tutti insieme abbiamo espresso il desiderio di poter parlare col Papa. Io l’ho poi presentata a Francesco a giugno, quando mi ha ricevuto prima dell’udienza a
La Civiltà Cattolica del 14.
Qual è stata la sua reazione?Devo dire che lì per lì ho colto una certa sua indisponibilità, mi ha spiegato che non amava le interviste. E io ho pensato che fosse un rifiuto. Comunque mi disse di fargli avere le domande, e che ci avrebbe pensato.
Quando gliele ha consegnate?Il 26 luglio in Brasile, prima della Messa a Sumaré. Una
summa delle domande dei direttori delle diverse riviste, più qualcuna direttamente riferita a
La Civiltà Cattolica, che come si sa ha da sempre un rapporto molto particolare con la Sede Apostolica, fino a Giovanni XXIII le bozze della rivista venivano lette direttamente dal Papa. Poi di rientro da Rio, Francesco ha detto «va bene», ma preferiva dialogare piuttosto che rispondere e basta. E così mi ha ricevuto tre volte, il 19, il 23 e il 29 agosto, oltre sei ore in totale di conversazione.
Che esperienza è stata, per lei?È stata un’esperienza profondamente spirituale, non tanto giornalistica. Con lui del resto, per me, è impossibile fare domande e risposte: ho percepito un uomo di un’energia vulcanica, una spiritualità profonda, una grande pace interiore. Ed è venuto fuori che cosa significa per un gesuita essere Papa, la sua visione della Chiesa, che cosa immaginare in prospettiva, il suo universo di riferimento. Per questo, come ho detto poco fa, per me è stata soprattutto un’esperienza spirituale prima che giornalistica.
Ha voluto rivedere di persona l’intervista prima della pubblicazione?Sì, ha rivisto tutta la trascrizione.
Molte correzioni?No, anzi, quasi nulla.
Di ritorno da Rio l’intervista, inattesa e sorprendente, coi giornalisti al seguito, quando sembrava che non avrebbe voluto farla. Adesso questa che, come ci ha raccontato, inizialmente sembrava non volesse rilasciare. Che cosa, secondo lei, ha fatto cambiare idea al Papa?Dell’intervista in aereo un po’ abbiamo parlato, e mi ha confessato: «Sa, in fondo non mi sono nemmeno riconosciuto, ma sentivo di doverla fare». Del perché alla fine abbia deciso di fare questa invece non ha detto nulla. Io penso, ma è una mia interpretazione, che di fronte alle tante cose dette a proposito del "Papa gesuita", il primo della storia, forse ha percepito che poteva essere l’occasione per un confronto.