È il concetto di ecologia integrale, il cuore dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco. Il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, colui che per ammissione dello stesso Pontefice ha scritto la prima stesura del documento, non ha dubbi e l’ha sottolineato davanti ai giornalisti di tutto il mondo, oltre 300, durante la cerimonia di presentazione del testo, avvenuta nell’Aula Nuova del Sinodo e non, come di consueto, nella Sala Stampa della Santa Sede. L'enciclica papale - la seconda dopo la Lumen fidei, scritta a quattro mani con Benedetto XVI, è il secondo documento bergogliano dopo l'esortazione apostolica Evangelii Gaudium - 192 pagine, sei capitoli, due preghiere finali) esce oggi in sei lingua (italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese, polacco, arabo).
Location eccezionale, dunque. Come del resto un documento lungamente atteso (“Raramente – ha sottolineato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi – mi è capitato di vedere tanta aspettativa di fronte a un testo papale”), preparato con il coinvolgimento di esperti di diverse discipline e inviato ai vescovi di tutto il mondo il 16 giugno via e-mail, con un “biglietto” di accompagnamento scritto di proprio pugno da Francesco: “Caro fratello, nel vincolo di unità, carità e pace in cui viviamo come vescovi, ti invio la lettera enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune, accompagnata dalla mia benedizione. Uniti nel Signore. E per favore non dimenticarti di pregare per me”.
Durante la conferenza stampa, Turkson, partendo dal concetto centrale, cioè un “paradigma in grado di articolare le relazioni fondamentali della persona con Dio, con se stessa, con gli altri esseri umani, con il creato”, ha spiegato che cosa significa “ecologia integrale” e come viene declinata nelle diverse parti dell’enciclica. In pratica si tratta di una visione nuova, (“La convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso”) che “ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita”. Ecco perché è in questa cornice che vanno collocati i diversi temi trattati da documento. Ad esempio, ha spiegato il cardinale, “l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita”. L’invito, infine, “a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso”. Il porporato ha anche parlato dell’atteggiamento complessivo dell’enciclica: “Papa Francesco riconosce che nel mondo si va diffondendo la sensibilità per l'ambiente e la preoccupazione per i danni che esso sta subendo. Tuttavia mantiene uno sguardo di fiduciosa speranza sulla possibilità di invertire la rotta”. Per questo, ha aggiunto, “egli fa suo il lamento del pianeta, maltrattato e saccheggiato”, i cui gemiti “si uniscono a quelli di tutti i poveri e tutti gli scartati del mondo, che il Papa invita ad ascoltare”. Il presidente del Pontificio Consiglio giustizia e pace, rispondendo alle domande dei giornalisti ha poi detto che questa enciclica va nella linea dell’Humanae vitae, per quanto riguarda il no alla contraccezione, e ha usato una battuta di fronte all’obiezione dei ceti politici conservatori degli Usa, secondo cui, non essendo Francesco uno scienziato non dovrebbe parlare di cose scientifiche. “Neanche quei politici lo sono – ha fatto notare -. E dunque anche a loro dovrebbe essere impedito di parlarne”.
Ma a proposito di scienziati, nell’Aula Nuova del Sinodo ce n’era sicuramente almeno uno. Il climatologo Hans Joaquim Schellnhuber ha ricordato che da 11mila anni la Terra gode di una relativa stabilità del clima, dopo le grandi oscillazioni delle ere glaciali. Ciò ha permesso di sviluppare l’agricoltura e in definitiva la civiltà umana. Ora però un innalzamento troppo rapido della temperatura causerebbe “danni forse irreversibili”. Il limite di due gradi, fissato in sede internazionale, non basta, meglio sarebbe scendere a un grado e mezzo. “Possono sembrare valori trascurabili – ha detto il professore - ma non lo sono. Quando in un uomo la temperatura si alza di due gradi, c’è la febbre e quando si alza di cinque gradi muore. Lo stesso può accadere alla Terra, per effetto dello scioglimento dei ghiacci polari e dell’innalzamento del livello dei mari”.
Bene ha fatto, dunque, il Papa a porre al centro dell’attenzione questo problema. L’enciclica è stata accolta molto favorevolmente anche dagli ortodossi, rappresentati dal Metropolita di Pergamo, John Zizioulas, inviato del Patriarca ecumenico Bartolomeo. “Dal 1989 – ha detto – dedichiamo ogni anno, il primo settembre, un giorno di preghiera all'ambiente. "Perché non fare in modo che questo giorno di preghiera sia comune a tutti i Cristiani? Questo segnerebbe un passo verso una maggiore vicinanza tra noi”. Per l’economista statunitense Carolyn Woo, la Laudato si’ è “un’enciclica poetica e pragmatica insieme, che chiama ad una autentica conversione ecologica”, soprattutto in campo economico. “La crescita – ha avvertito - non può essere illimitata, altrimenti avviene come per le cellule: si trasforma in tumore”. Infine dalla maestra Valeria Martano, che da vent’anni insegna nella periferia di Roma, l’invito a riscoprire quella che l’enciclica chiama “l’ecologia della quotidiana”, che è fatta anche di buone relazioni interpersonali e di vicinanza ai più deboli.