Formazione. Nuova sede a Pistoia per Scholas Occurrentes
Papa Francesco durante una delle visite alla sede romana di Scholas Occirrentes
C'è un calore tutto latino che avvolge la proverbiale scontrosità di Pistoia, che da oggi, ospiterà la scuola mondiale di formazione per animatori di Scholas Occurrentes tra le mura secolari del monastero benedettino di Santa Maria degli Angeli. Una chitarra, canti, sorrisi, abbracci e mate. Neanche te ne accorgi e già l'intesa ha preso quota. Tra i giovani presenti e gli animatori di Scholas il contatto è più naturale che mai, fuori da ogni schema e scaletta prefissata.
Ma cos'è Scholas Occurrentes? Più facile farlo vedere che dirlo. Perché l'impegno della Fondazione di diritto pontificio va dritta al cuore dei ragazzi, li coinvolge, li rende protagonisti. Al centro infatti ci sono loro, i ragazzi di alcune scuole cittadine accompagnati da professori e dirigenti. Entra subito in scena il mate con la sua parabola: non è una bevanda, è per condividere, non serve, è un “sentimiento". Il mate poi - aggiunge uno degli educatori - porta con sé il ricordo della nonna, della mamma, un vettore di ricordi, di incontri. Le cose non finiscono nelle cose: dentro c'è una vita, una storia. «Quali sono gli oggetti, le cose, le immagini che ti portano “altrove”?».
«Una bella giornata: un segno bello e gioioso per tutti. Pistoia – afferma il vescovo di Pistoia Fausto Tardelli – è una città che merita attenzione e che può diventare un punto di riferimento. Sono contento perché ci si occupa di giovani. Mi stanno a cuore. E mi preoccupa che li facciamo esprimere, perché ognuno può dire molto. L'impostazione educativa di Scholas li porterà ad esprimersi in tutte le loro potenzialità. E poi sono contento perché ci sarà modo di incontrarci a livello mondiale: giovani da tutte le parti del mondo arriveranno a Pistoia». E sarà un mondo globale, «fatto di comunicazione e relazioni. Sono grato a Scholas. Inizia un'avventura tutta da definire ma sicuramente bella».
«Una domenica pomeriggio ho incontrato don Bergoglio – ha ricordato Josè Maria del Corral, presidente di Scholas –. 'Possiamo contare sui giovani per fare un cambiamento?' Mi domandò questo. È allora che ho pensato di mettere insieme un gruppo di giovani cattolici, ebrei, musulmani. Hanno cominciato a parlare, cantare, dipingere e hanno iniziato a condividere le loro differenze. Tradizioni, abitudini diverse... all'inizio si guardavano tra loro. Si sono iniziati a rompere i pregiudizi e in sei mesi questi giovani hanno portato al parlamento argentino un progetto di legge per i giovani. Un mese dopo il congresso l'ha votata all'unanimità. Sapete cosa chiedevano questi giovani – ha concluso – un'educazione che avesse a vedere con la vita. Non ne potevano più di studiare qualcosa in cui non trovavano senso. Volevano un'educazione che servisse alla vita. Volevano imparare a vivere. Erano pazzi?».
Piano piano Scholas scivola nelle storie dei ragazzi, mano a mano arrivano ricordi, oggetti che collegano generazioni, e alla realtà si arriva con un altro sguardo. Dall'anonimato dei presenti arrivano le identità dei ragazzi. «Ognuno è unico, ma forse non abbiamo il tempo per guardarci, ascoltarci in modo gratuito. È allora che il profilo dell'altro si fa più chiaro, davvero unico. I ragazzi in tutto il mondo ci dicono: 'Io non mi sento ascoltato. La mia vita si spegne. Perché?' Crediamo in un'educazione che non è funzionale ma fa incontrare. È l'educazione che da senso alla vita e fa germogliare una nuova cultura. La costruiamo insieme?».