Davanti ai 56 capi di Stato o di governo dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) riuniti nella capitale kazaka Astana, il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, rilegge i dieci principi dell’Atto finale di Helsinki: la “Magna Charta” scritta nel 1975 per costruire – da «Vancouver a Vladivostok» – una pace basata sulla cooperazione degli individui e il rispetto di alcuni imperativi etici.Se dall’ultimo vertice di Istanbul (1999) dell’organizzazione, sono stati fatti indubbi passi avanti nel controllo degli armamenti, per la Santa Sede resta tutta l’urgenza di una forte azione politica per la tutela è il rispetto della «dignità umana». Il segretario di Stato vaticano ricorda l’importanza della dimensione etica in economia, menziona il diritto alla disponibilità all’acqua per l’ambiente e il diritto alla ricongiunzione delle famiglie dei migranti. Ma è la tutela della «dignità della persona umana» che deve motivare l’impegno «per la realizzazione effettiva di tutti i diritti umani».Tra questi fondamentale è la «libertà religiosa», divenuta un tema ricorrente degli affari internazionali: i più recenti testi dell’Osce dimostrano che «la libertà religiosa può esistere in differenti sistemi sociali». Tuttavia, citando il discorso di Benedetto XVI a Westminster, Bertone registra una «crescente marginalizzazione della religione, in particolare del cristianesimo, che sta prendendo piede in alcuni ambiti, anche in nazioni che attribuiscono alla tolleranza un grande valore». Una vita religiosa minacciata non solo da aperte discriminazioni «ma anche dal relativismo e da un falso secolarismo che esclude la religione dalla vita pubblica». Da qui l’importanza di una partecipazione dei credenti al dibattito pubblico «per presentare così una visione del mondo ispirata dalla loro fede».Strettamente legata alla libertà religiosa sono l’intolleranza per motivi religiosi. «È ampiamente documentato che i cristiani sono il gruppo religioso maggiormente perseguitato e discriminato». Oltre 200milioni di confessioni diverse, ricorda il cardinale si trovano in situazioni di difficoltà a causa di strutture legali e culturali. Di qui l’appello: «La comunità internazionale deve combattere l’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani con la stessa determinazione con cui lotta contro l’odio nei confronti dei membri di altre comunità religiose». Se aspetti di intolleranza, a volte «vere denigrazioni» verso i cristiani e altre religioni avvengono anche tramite i mass media, le discriminazioni si manifestano in diverse forme di intolleranza se non in aperte violenze, vessazioni e omicidi. Una tragica conferma, seppur al di fuori dell’area Ocse, è giunta ieri da Mosul: un giovane commerciante cristiano iracheno è stato ucciso in un agguato. La vittima, Fady Walid Jibrail, un giovane protestante di 26 anni, lavorava in un negozio di alimentari del quartiere di al-Zahur quando alcuni uomini armati hanno aperto il fuoco contro di lui uccidendolo mentre un fratello è rimasto ferito gravemente. Intanto un nucleo di cristiani iracheni composto da 86 famiglie originarie di Baghdad è giunto a Suleimania, nel nord dell’Iraq, per sfuggire agli attentati mirati compiuti dai terroristi di al-Qaeda contro i membri della minoranza religiosa. Secondo quanto rende noto il sito della comunità cristiana in Iraq
Ankawa, le famiglie da poco arrivate nella città del Kurdistan iracheno si aggiungono ai 40 nuclei familiari cristiani che già hanno trovato asilo in città nei giorni scorsi. L’esodo dei cristiani iracheni dalla capitale verso le zone curde è iniziato da alcune settimane, dopo la proposta lanciata dal presidente Jalal Talabani di spostare tutti i cristiani in quelle zone perché considerate più sicure.