Sinodo. Per le donne un nuovo ruolo, ma non «clericalizziamole»
Un momento dei lavori del Sinodo in Aula Paolo VI
Il Documento di sintesi finale è stato consegnato ai membri del Sinodo questa mattina. Si tratta di un testo di 40 pagine che verranno discusse in questi giorni per venire poi votate sabato pomeriggio. Inoltre per lasciare più spazio alla discussione è stata convocata una ulteriore Congregazione generale per venerdì mattina. Lo ha spiegato Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione, nel consueto briefing sinodale. Oggi intanto è stata approvata (con 336 voti favorevoli e 12 contrari) e diffusa la Lettera al Popolo di Dio.
Nel corso del briefing è stato affrontato il tema del ruolo della donna nella Chiesa. «La clericalizzazione della donna non necessariamente risolve il problema, anzi potrebbe crearne uno nuovo», ha osservato il cardinale Robert Francis Prevost, prefetto del Dicastero per i vescovi. Secondo il porporato statunitense, «bisogna guardare ad una concezione diversa della leadership e del servizio della Chiesa, che possono essere portati avanti sia dagli uomini che dalle donne». «Una delle cose emerse chiaramente al Sinodo – ha reso noto Prevost – è che non è perché nella società le donne vengono riconosciute in un certo modo, ciò comporti necessariamente un parallelo speculare dentro la Chiesa. Ci sono categorie che possono essere diverse. Non possiamo dire che cambieremo la tradizione della Chiesa che prosegue da duemila anni, ma sicuramente le donne stanno assumendo un ruolo di leadership anche nella Chiesa e svolgono un ruolo importante nella vita della Chiesa a livelli diversi».
«Parlando del processo sinodale – ha aggiunto il cardinale Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui nella Repubblica Centroafricana – quando ci ritroviamo come Chiesa bisogna avere una sensibilità femminile. Non c’è solo un livello formale, ma anche informale: ci sono molte donne a cui noi vescovi chiediamo consiglio. In virtù del Battesimo, le donne non possono essere lontane, devono essere associate e coinvolte nei processi decisionali. La Chiesa ha una lunga tradizione: occorre vedere come fare in modo che le donne possano esprimersi sempre di più nella Chiesa».
L’ordinario militare e presidente della Conferenza episcopale degli Usa, l’arcivescovo Timothy Broglio ha ricordato che «le donne hanno avuto un’influenza importante nella Chiesa». Lo ha fatto citando l’esperienza delle scuole cattoliche statunitensi e il ruolo delle suore che vi hanno insegnato. «Se parlate con la maggior parte dei sacerdoti diocesani – ha raccontato – la maggior parte di loro vi diranno che hanno conosciuto la loro vocazione grazie al lavoro delle suore nelle scuole. L’idea che le donne non occupano determinati ruolo e non hanno influenza nella Chiesa è una percezione del tutto sbagliata».
Infine la testimonianza della teologa ghanese Nora Kofognotera Nonterah. «Mi sono sentita ascoltata come laica, come donna e come donna africana, in una Chiesa che spesso non ha ascoltato questa voce, non ha garantito la possibilità di arricchirsi con la voce e la saggezza che viene dalle donne, dai laici e dagli africani», ha confidato, rimarcando la «resilienza delle donne africane, dei laici e di tutta la Chiesa che a volte non riescono a sedersi nei tavoli importanti».