PELLEGRINAGGIO. I giovani italiani di CL di ritorno da Czestochowa
Sono partita e non mi sono sentita per niente sola. Ho conosciuto tanti maturati e universitari, che mi hanno accolta, mi hanno presa e accompagnata durante il cammino.
Non ho sentito il dolore delle gambe o la fatica di camminare in mezzo a un temporale sia grazie a loro sia grazie a don Luis Miguel, il sacerdote che ci guidava, una persona semplicissima, che ci ha accettati per quello che siamo, anche coi nostri difetti, un pellegrino come noi.
Questo atteggiamento lo abbiamo avuto tutti gli uni verso gli altri. Per esempio una sera io e le mie due compagne, di tenda abbiamo impiegato troppo tempo a cucinare e quando stavamo per cominciare a mangiare è iniziato l'incontro serale. Allora abbiamo preso la pentola, ci siamo
sedute insieme agli altri e abbiamo mangiato mentre cantavamo. Nessuno ci ha detto niente, nessuno ci ha giudicato. Ci hanno fatto stare lì tranquillamente come se fosse una cosa normale.
Eravamo tutti uniti lì per un unico scopo, che andando avanti nel pellegrinaggio si faceva sempre più vivo e sempre più vero.
Benedetta ArgenteroHO SENTITO SUBITO CHE ERA UN'OCCASIONE
DATA A ME IN PRIMA PERSONA
Il pellegrinaggio è stata per me un'esperienza molto significativa, soprattutto per il momento della mia vita in cui è giunto. Infatti era per me un periodo di forte insicurezza e domande su cosa fosse la fede e come viverla: per questo mi ha molto colpito scoprire che il tema del pellegrinaggio era "Signore, aumenta la nostra fede", e da subito ho sentito che era un'occasione data a me in prima persona. Nei giorni di cammino mi hanno molti accompagnato le parole di Luis Miguel, il sacerdote che ci guidava: diceva che il fatto che stessimo camminando per chiedere la fede significava che la fede non è qualcosa che possiamo darci da soli, non è qualcosa cui possiamo arrivare con un ragionamento, ma è un dono che possiamo solo domandare, il dono di incontrare e riconoscere il Dio vivo. E davvero per me il cammino di fede è ricominciato grazie a un incontro perché per me il segno più concreto della presenza di Cristo erano le persone che avevo intorno, senza il cui sostegno non sarei riuscito ad arrivare alla fine.
Una tra le principali intenzioni del pellegrinaggio era la scoperta della mia vocazione, e anche su questo il pellegrinaggio mi ha aiutato ad andare più a fondo del problema. Prima di partire ero certo che sarei andato a studiare Fisica, e non senza ragioni, ma questa era anche la scusa per insabbiare alcune domande che non volevo affrontare; a Czestochowa invece queste si sono ripresentate con maggior forza ma ora ho intenzione di non lasciarle cadere, certo che esse sono un'occasione per me di crescere nella consapevolezza della mia strada.
Simone Trevisan
ENTRATI NEL SANTUARIO
MI SEMBRAVA DI ESSERE IN PARADISO
Sono andata al pellegrinaggio fidandomi di amici che avevano già vissuto questa esperienza, che la raccontavano come qualcosa di indimenticabile che avrebbe segnato la vita per sempre. Un po’ titubante sono partita, e solo nell’esperienza del cammino iniziavo a percepire che il nostro non era un semplice camminare, ma era un andare insieme verso il destino, verso il compimento, come accade nella vita. Le difficoltà erano molte, ma mille difficoltà non fanno un dubbio, ovvero il mio mal di gambe non metteva in dubbio il fatto che io fossi arrivata fino al punto prestabilito.
Arrivati finalmente a Częstochowa ci inginocchiamo in completo silenzio davanti all’altare che ci aveva annunciati e cantiamo il Non nobis Domine. La commozione davanti a quel canto era infinita perché io non sarei mai riuscita a fare 150 chilometri da sola senza che Qualcuno mi accompagnasse, e noi eravamo arrivati lì per la Sua gloria. La Madonna ci aspettava non molto distante da dove ci eravamo inginocchiati la prima volta, entriamo nel santuario ed era lì, bellissima. Ci inginocchiamo di nuovo e cantiamo la Salve Regina. Mi sembrava di essere in Paradiso, ero arrivata, sono Tua, prendimi, di fronte a lei le tue intenzioni svanivano, perché lei sapeva già tutto, perché eri già tutto Suo, te ne rendevi conto perché il Suo sguardo era come quello di tua madre che ti conosce da sempre, da quando sei nato.
DIRE SÌ CON LA CERTEZZA CHE A QUESTO SÌ
C’È QUALCUNO CHE RISPONDE
«Carissimi, il pellegrinaggio è per chiedere la fede, perché questa è la cosa più urgente ora».
Julián Carrón iniziava così il suo messaggio ai ragazzi del movimento che partivano per il pellegrinaggio a Częstochowa. Proseguiva dicendo che la fede è il riconoscimento di una Presenza presente, qui ed ora.
Queste parole sono state decisive per il mio pellegrinaggio, poiché ero partito per Cracovia con le mie intenzioni e i miei programmi riguardo ai giorni che mi aspettavano, però decidere di seguire Carrón e fidarmi fino in fondo di chi mi guidava dentro questo gesto hanno stravolto i miei piani e cambiato il mio pellegrinaggio. Nei sei giorni di cammino, chiedevo, fin dal mattino, la grazia di poter riconoscere questa Presenza; così è stato e il segno evidente era una pienezza, una letizia che mi invadeva il cuore, la carne. Alla sera, quando arrivavamo al campo base non vinceva la stanchezza o il pensiero che il giorno dopo avremmo fatto fatica, ma la gratitudine per la giornata vissuta e una pienezza tutta per me. Non avrei potuto incontrare questa pienezza, incontrare Cristo presente senza due fattori fondamentali lungo la strada per Częstochowa. Il primo è stato la sequela di un Altro, il seguire qualcuno che ti guidava, che ti diceva: «Fidati di me, vieni e vedi». Questo seguire fino in fondo Qualcuno ha reso possibile quest’incontro e lo rende possibile tutt’ora, ogni giorno della mia vita. Sono grato al Signore di poter avere persone da seguire e con cui camminare. Il secondo fattore fondamentale è stato proprio questo: una compagnia con cui camminare verso Częstochowa e verso Cristo, volti che mi guardavano con un'attenzione che solo qualcun altro può darti, che non ci diamo da soli. Questa compagnia è stata una grazia ogni giorno ed è stato il primo segno della sua Presenza in quei giorni. La cosa che più mi ha colpito è stata la compagnia con ragazzi più grandi di me di 6, 8 o 10 anni, che si sono affezionati a me e mi hanno voluto bene sin dal primo momento, per ciò che ero. Come dicevo loro l’ultima sera, chiedo davvero al Signore di poter avere lo stesso sguardo sui miei amici, genitori e fratelli e di poter avere sempre al mio fianco persone che mi accompagnino così. Sono tornato da Częstochowa con una grande pienezza in cuore e quello che subito è stato chiaro sin dal viaggio di ritorno è che voglio e desidero questo per sempre, iniziando dai giorni di vacanza che restano, passando per l’università che comincia a fine settembre e in tutta la mia vita. Il mio dire sì davanti alle giornate in Polonia, davanti a tutto, ha portato un grande frutto, inaspettato; questo chiedo di poter fare nelle mie giornate, dire sì con la certezza che a questo sì c’è Qualcuno che risponde, che ti riempie le giornate di una pienezza e letizia che voglio per me. L’ultima cosa che voglio sottolineare di questi giorni è stata la mia affezione alla Madonna nera, che è cresciuta giorno dopo giorno. Il primo giorno, durante la Messa del mattino, il nostro amico Vittorio ha letto un’intenzione in cui diceva: «Chiediamo che la nostra affezione alla Madonna nera possa crescere in questi giorni di cammino». Anche qui ho seguito e ho chiesto questo attraverso le fatiche e le varie circostanze e ringrazio che sia stato così; è veramente cresciuta la mia affezione alla Madonna nera e nei giorni che ho passato in Polonia mi era particolarmente d’aiuto una frase di don Luigi Giussani che esprime questo mio amore sostanziale a Maria e con questa frase voglio anche chiederLe ancora una volta che ci accompagni sempre lungo il cammino della vita e che ci aiuti a dire il nostro sì quotidiano come fece lei.
«Preghiamo la Madonna che quello che è accaduto in lei accada anche in noi. Che diventi come quel flusso incessante d’amore che ha un nome terrestre: Cristo.
La Madonna aiuti il nostro cuore a levarsi ogni mattina con la luce che lei aveva negli occhi. Con che luce guardava le cose dalla sua casetta, con che luce sentiva nell’affezione del cuore tutto ciò che la circondava!
Facciamo lo sforzo di immedesimarci con la memoria della Madonna, con la coscienza di questa giovane donna, perché questa è la vita umana. Questa giovane donna viveva la coscienza di Colui a cui tutto il mondo apparteneva.
E la memoria di cui viveva era l’attesa che si compisse la promessa. Mendichiamo dalla Madonna la grazia di essere più simili a lei, di crescere nella nostra tarda umanità, di crescere nella leggerezza della gioia di cui le
sue giornate erano così capaci, dentro l’ambito ristretto in cui viveva, aspettando di ora in ora che avvenisse la volontà del Padre».
Tommaso BizzozeroCHE DIFFERENZA C'È
TRA UN PELLEGRINAGGIO E UNA CAMMINATA?
La proposta di andare a Czestochowa all’inizio non mi ha convinto più di tanto. L'idea di camminare e la vita da campeggio mi spaventavano. Invece il sorriso di amici più grandi che avevano già fatto questa esperienza, i loro continui inviti e il dialogo con un amico disposto a venire addirittura dal Canada, mi ha spinto ad andare. «Che differenza c'è tra un pellegrinaggio e una camminata?». Questa è stata la domanda che ogni giorno portavo con me, perché il desiderio di capire il valore del gesto era ogni giorno più stringente. Ciò che mi ha colpita maggiormente è stato che in ogni tappa e a fine giornata io avevo sempre da raccontare qualcosa che era accaduto. Paradossale perché questo mi capitava anche quando durante la tratta era proposto il silenzio. Sempre accadeva qualcosa e il desiderio di raccontarlo a quei due o tre volti che più mi richiamavano era fortissimo. Così, finito il pellegrinaggio, la risposta alla mia domanda mi era chiara. Il pellegrinaggio non è un semplice cammino, ma è un incontro, nel quale tutto (dal seguire don Luis Miguel che guidava il pellegrinaggio, alla fatica nel camminare con 40 gradi, e alla notte in bianco senza sacco a pelo perché la tempesta l'aveva bagnato) è segno di qualcosa di più grande che accade. Oggi mi sorprendo nel pensare a cosa non dimenticare per la prossima Czestochowa! Io che non volevo partire mi riscopro dopo 11 giorni un po' più "io", un po’ più grande e per questo grata nell'aver detto sì.
NIENTE DI NOI PUO' IMPEDIRE AL SIGNORE
DI ENTRARE NELLA NOSTRA VITA
Ho 24 anni e mi sto per laureare in Economia all’Universita Cattolica del Sacro Cuore.
Ho incontrato il movimento di Comunione e Liberazione in università e al temine dei miei studi sono partita per il pellegrinaggio a Czestochowa .
All’assemblea tenuta a Cracovia prima della partenza mi aveva colpito molto quando Luis Miguel, il sacerdote che guidava il nostro gruppo, ci richiamava all’alternativa tra il lasciarci colpire e toccare dalle sorprese oppure tirarsi indietro e questa alternativa portava all’esserci o ad una vita amara.
Da quel primo giorno per tutto il cammino mi sono trovata a vivere circostanze, difficoltà e fatiche inaspettate ma dentro una compagnia. Il cammino e tutto ciò che ci veniva proposto sono stati di aiuto a prendere consapevolezza dei miei limiti umani, del mio dramma e del mio vero bisogno fino a scoprire che nessuna circostanza e niente di noi può impedire al Signore di entrare nella nostra vita.
Questo pellegrinaggio mi ha aiutata a capire cosa vuol dire avere fiducia e rischiare nelle circostanze, anche le più difficili, ma soprattutto a lasciar spazio all’iniziativa di un Altro.
Arrivata in ginocchio alla Madonna Nera e consapevole della mia piccolezza, ho affidato tutta la mia vita chiedendo di riempirla con la sola presenza di Suo figlio.
Sono tornata a casa dove non mancano le difficoltà, ma con il desiderio ancora piu grande di spalancare le porte a Cristo, come diceva Giovanni Paolo II.
HO CAPITO CHE SERVE UN ALLENAMENTO
PER MANTENERE LA FEDE
Sto per laurearmi in Economia in Cattolica e non vedevo l'ora di partecipare al pellegrinaggio perché in questo periodo sentivo proprio il bisogno di essere accompagnata nelle tante scelte che dovrò prendere. Siamo partiti facendo nostra l'indicazione di Julian Carron che, in una lettera, ci aveva detto che il pellegrinaggio serve per chiedere innanzitutto la grazia della fede. Mi sono stupita del fatto che, oltre a tutte le intenzioni personali che portavo, quello che è emerso in questi giorni di cammino è stata soprattutto una consapevolezza del bisogno che ho di poter affidare tutta la mia vita nelle mani di Dio perché solo in questa posizione posso davvero vivere intensamente tutte le cose che mi accadono.
Durante il cammino, è stato commovente vedere prima di tutto il fiorire di una bellezza che evidentemente non poteva dipendere dalle nostre capacità: dai paesaggi della campagna polacca, alla cura che i miei amici avevano nell'occuparsi di una serie di dettagli organizzativi (lo spostamento di 1.200 persone in 5 giorni di cammino per 150 km non è un'impresa semplice), al fiorire dei rapporti di amicizia in situazioni di obiettiva fatica come camminare sotto un sole cocente per tappe di 30 km al giorno o durante un temporale con fulmini e tuoni.
Seguendo Luis Miguel, un prete spagnolo che ora vive in Portogallo, questi giorni sono stati per tutti un esperienza tangibile di che cosa grande può diventare la nostra vita quando ci si abbandona ad una presenza che ci ama e viene prima di tutte le nostre idee o progetti.
Durante l'ultima tappa del cammino che ci ha portati alla Madonna abbiamo camminato cantando tanti canti della nostra storia, aiutandoci in questo modo nella fatica. Ed era proprio commovente vedere questo popolo di giovani in cammino tutti tesi e che non aspettavano altro che di poter donare la propria vita a lei. Ma gli ultimi momenti, Luis Miguel ha chiesto che li facessimo in silenzio, questo è costato fatica ma è stato necessario perchè ognuno si accorgesse che quello che conterà poi in tutti i momenti della nostra vita, sul posto di lavoro, in università, in famiglia, sarà sempre un rapporto personale con Lui; e solo attraverso questo rapporto noi potremo essere saldi in qualsiasi circostanza.
Questo pellegrinaggio mi ha fatto anche capire due cose: la distrazione che spesso mi ha preso durante il cammino (e che spesso viviamo nella vita di tutti i giorni) non può essere un’obiezione perché se rimango leale con la bellezza che ho visto non posso che desiderare di poter camminare sempre su questa strada, ma anche che serve un allenamento per mantenere la fede e questo avviene nella preghiera quotidiana e nel seguire qualcuno più avanti di me.
Il pellegrinaggio si è concluso per tutti noi cantando in ginocchio davanti al santuario: «Non nobis domine, non nobis domine, sed nomini tuo da gloriam» e posso dire ora che è quello che desidero per tutta la mia vita.
SCOPRI CHE TUTTO TI ACCADE
PERCHÉ IL TUO CAMMINO SI COMPIA
La bellezza di un gesto come il pellegrinaggio a Czestochowa sta nel fatto che è davvero un'esperienza totale, che tiene dentro tutti gli aspetti della vita. In ogni istante si è giocata la lotta tra come volevo che fossero il cammino, il compagno di strada, le serate, gli universitari e le cose che poi sono successe. Il bello è che sapendo dove stai andando tutto si semplifica. Visto che stai andando dalla Madonna e sai che prima o poi ci arriverai, accetti di sopportare le fatiche, quasi non le senti più perché scopri che tutto ti accade perché il tuo cammino si compia. Alzarsi alle 3 del mattino e smontare la tenda non mi ha fatto arrabbiare perché sapevo per chi lo stavo facendo. Cosciente di questo, la lamentela subito scompariva. Poi spesso accadeva di perdere questa consapevolezza, ma la cosa importante è di essere consapevoli che quei pochi momenti di coscienza sono il lume che dà luce anche a tutti i momenti di distrazione dettati dalla stanchezza, dalla sete o altro. La fatica può essere offerta e diventare una grazia perché sei certo che nel farla stai andando verso qualcuno che ti vuole bene. Voglio imparare a vivere tutta la mia vita come il pellegrinaggio, consapevole di una meta certa e disposto a sacrificarmi in ogni cosa, a sacrificare me stesso per la Sua gloria.
QUELLA STRADA: OCCASIONE
DI CHIEDERE FEDE E DI CRESCERE
Sono partita per il pellegrinaggio a Czestochowa con tante domande nel cuore. Fin dai primi giorni Luis Miguel, il sacerdote che guidava il pellegrinaggio, ci proponeva molti momenti di silenzio e di meditazioni su alcuni testi. Io mi accorgevo che nonostante la proposta mi trovavo del tutto distratta e senza alcuna coscienza di quello che stavo facendo. L'unica cosa che volevo era arrivare dalla Madonna e consegnarle tutta la mia vita. Ma mi rendevo conto che questo non mi bastava, perché per me il cammino era solo un ostacolo, una parentesi prima di arrivare. Piano piano nei giorni, seguendo Luis Miguel e guardando gli amici che avevo attorno, ho cominciato a capire che poteva essere molto di più questo, ho cominciato a desiderare che la strada diventasse l'occasione di chiedere la fede e di crescere. Con questo desiderio nel cuore ho scoperto che io ero già davanti alla Madonna, perché ero li in quel pellegrinaggio, ed ero già amata da Lei che mi aveva messo su quella strada. Camminare con questa coscienza ha permesso che la mia attesa di arrivare si purificasse e diventasse più vera, e anche tutte le mie intenzioni e domande si sono fatte più chiare e sincere. Quando siamo arrivati al santuario della Madonna Nera ci siamo inginocchiati e abbiamo cantato il Non Nobis mi sono commossa, per la verità di quel momento. Ero in ginocchio, coi piedi doloranti, bisognosa di tutto. Ma ero certa di essere davanti a Lei ed ero certa di essere amata. Tra tutte le mie intenzioni ho chiesto anche che la mia vita fosse come il pellegrinaggio. Un cammino entusiasmante e pieno di coscienza verso quella Presenza amorosa che sostiene la mia vita.
Agnese Boldrin
DESIDERO CONTINUARE A CAMMINARE
SEGUENDO QUEI VOLTI
Sono partita per il pellegrinaggio di Cestochowa portando nel cuore un dramma grande e molte domande. Per questo motivo avevo proprio il desiderio di poter intraprendere questo cammino. Il primo giorno don Luis Miguel, il prete che ci ha guidato in questo pellegrinaggio, ci ha detto "non abbiate la preoccupazione di cercare il vostro migliore amico durante la strada"; ed è stato proprio così. Infatti per tutto il pellegrinaggio sono stata con persone che non mi sarei mai immaginata, ma che mi hanno fatto una grande compagnia. Sono stata affascinata da come loro ci stavano a tutto quello che veniva proposto, da come si muovevano, da come mi guardavano e mi accompagnavano, tanto che desideravo tutti i giorni poter seguire questi volti. L'ultimo giorno prima di fare rientro in Italia sono tornata nel santuario di Czestochowa davanti alla Madonna e mi sono inginocchiata; in quel momento gli occhi mi si sono riempiti di lacrime da una parte per la commozione e dall'altra perchè ha preso il sopravvento la paura di lasciare quel posto e la bellezza che avevo visto in quei giorni li. Certa però dell'esperienza che ho fatto, torno a casa con il desiderio di continuare a camminare seguendo quei volti che mi hanno affascinata.
Valentina
CON L'AIUTO DEGLI AMICI MI SONO RESA CONTODI ESSERE CRESCIUTA
Il pellegrinaggio verso la Madonna nera di Czestocowa è stato un cammino che mi ha fatto crescere giorno dopo giorno nella fede. Sono partita per ringraziare di questi anni di università, anche se con difficoltà sono ormai giunta alla fine di un percorso e, prossima alla laurea, volevo affidare questa fatica e ringraziare per il traguardo quasi raggiunto. Sono partita con molte domande nel cuore. La salute dei miei nonni, il lavoro di mio padre, molti fatti più o meno recenti della mia vita che mi interrogavano mi hanno reso ancora più certa dell'esigenza di partire per questo cammino di preghiera. Non è stato indifferente l’essere seguiti da Luis Miguel, un sacerdote spagnolo che guidava il cammino. Con l’aiuto della compagnia degli amici e di nuovi volti che ho avuto il dono di incontrare durante questi giorni di preghiera ho avuto modo di rendermi conto di essere cresciuta. Arrivare dopo sei giorni a Czestochowa è stato commovente, è un esperienza che nonostante le difficoltà non tarderei a rifare se ce ne fosse nuovamente la possibilità.
Maria ChiaraCIÒ CHE FA VIVERE ALL'ALTEZZA DI QUANTO DESIDERO
È L'ESSERE CONQUISTATO DA CRISTO
Ho 25 anni e a ottobre mi laureo in Medicina e Chirurgia. Durante queste brevi vacanze sono stato in pellegrinaggio da Cracovia a Czestochowa in Polonia per camminare verso la Madonna Nera. Come ha detto una ragazza ungherese incontrata durante il cammino: “ Tanti mi dicono che sono coraggiosa perché sono l’unica venuta dall’Ungheria, ma non c’è bisogno di esser coraggiosi per essere qui, perché adesso con voi io incontro Cristo, ogni persona che c’è qui mi accoglie”. Anch'io posso dire la stessa cosa, non c’è bisogno di una particolare forza per decidere di dare i giorni di vacanza per camminare sotto il sole e la pioggia. Ciò che mi ha spinto ad andare ad affidare la mia vita alla Madonna è il bisogno di vivere ogni cosa della giornata cosciente di qual è la cosa più importante della mia vita, di qual è il fine del mio studio e lavoro, qual è il destino per cui siamo fatti io e le persone a cui voglio bene.
Ho incontrato il Movimento di Comunione e Liberazione durante il liceo e ho proseguito coltivando questa amicizia durante tutto il periodo dell’università. Durante questi ultimi mesi i ritmi di studio e lavoro sono stati molto intensi e spesso mi sono ritrovato alla fine della giornata avendo fatto tante cose, ma spoglio, come se dentro tutto ciò che facevo qualcuno mi rubasse la forza. Mi sono accorto che questi giorni erano dominati dalla tensione a imparare e dal susseguirsi di programmi da rispettare, ma nelle tante cose che accadevano mancava il “punto fermo tra le onde del mare” e arrivavo alla fine della giornata stanco e distratto. La tensione a esser felice non manca per grazia e tutta questa domanda l’ho portata nel cuore fin dalla partenza da Milano.
Durante il cammino la prima cosa che mi è successa, seppur molto semplice, è per me fondamentale: prima di andare a dormire in tenda ero contento, mentre camminavamo o cantavamo assieme sotto il sole ero lieto. La seconda è che col passare dei chilometri e il crescere della stanchezza, tra le tante intenzioni che portavo con me, chiedevo sempre più di ricevere il dono di una fede viva ogni giorno, di tornare a casa più conquistato da Gesù come da un amico.
Ciò che è stato in grado di sorprendermi di nuovo è che la compagnia di Cristo alla mia vita attraverso la preghiera e i volti degli amici è la cosa di cui io ho più bisogno per poter vivere, per potermi buttare senza paura e con entusiasmo nelle sfide quotidiane.
Come per conoscere un amico c’è bisogno di star con lui e coltivare l’amicizia, allo stesso modo, se desidero che ogni istante della giornata sia pieno della memoria di chi è il Signore della mia vita, ho bisogno di donare del tempo della mia giornata a Cristo perché Lui riempia ogni istante. Questa è la strada che adesso che sono tornato a casa posso scegliere di percorrere. Ciò che permette di decidere ogni giorno di vivere all’altezza di quello che desidero davvero non è una forza particolare, ma è l’essere conquistato da Cristo.
Luca Rigamonti