Chiesa

Le parole. Pellegrinaggio: la fatica che ci libera nel cammino della vita

Andrea Vena martedì 24 dicembre 2024

Don Andrea Vena

Con l’apertura della Porta Santa – questa sera, dopo la Messa di Natale - papa Francesco apre il Giubileo ordinario del 2025. Una delle modalità con le quali siamo chiamati a vivere il Giubileo è quello del pellegrinaggio, simbolo del “viaggio” stesso della vita che, per noi cristiani, assume un significato ulteriore, ossia il nostro essere “stranieri e pellegrini” su questa terra, in cammino, con e dietro a Gesù, verso la meta, la Patria del cielo.

Il pellegrinaggio inizia a partire dal cuore, dal desiderio e quindi dalla decisione di partire che, in fondo, forse inconsapevolmente, è sempre risposta a un appello, alla chiamata di Dio che invita ciascuno a uscire per imparare a venirsi incontro e ad andarGli incontro. La decisione chiede il coraggio e la libertà di “lasciare”, di “rompere” il ritmo abitudinario della vita per unirsi ad altri e raggiungere insieme la meta. Un lasciare con la testa ma anche con quanto potrebbe distrarci dalla nostra finalità: che bello e importante sarebbe spegnere il cellulare in questo tempo di cammino! Certo, può costare fatica, ma il cammino stesso della vita è “fatica”, è impegno; ma è una fatica liberatoria, perché permette di riscoprire una libertà più grande.

E già questo potrebbe essere un segno e un frutto del cammino giubilare: la libertà dalle cose! Un primo passo per poter poi giungere alla libertà del cuore. Come accennavo, il nostro metterci in cammino è sempre fatto in compagnia, anche se partiamo da soli, perché ci uniamo a quella “carovana degli amici di Dio” che ci ha preceduto: pensiamo solo ad Abramo, che per obbedienza si mise in cammino forte solo della promessa di Dio. O alla carovana stessa di Gesù verso Gerusalemme dove lui si trattenne a discutere con i dottori del tempio. Pensiamo alle “carovane di Dio” dei nostri familiari già giunti alla meta del cielo. Ma c’è un atteggiamento interiore che accompagna ogni passo, ed è lo stupore per quanto s’incontra lungo il cammino: lo stupore degli incontri, del silenzio, della natura, dell’arte... una sorta di “porta santa” che Dio stesso ci dona per sostenere, incoraggiare ed allenare l’animo a varcare, con più consapevolezza, la Porta Santa. Un cammino che andrà ritmato dalla preghiera, dialogo da amico ad Amico, per poi accostarsi ai sacramenti della Riconciliazione (dove si riceve l’indulgenza plenaria giubilare) e dell’Eucaristia.

Ma il vero pellegrinaggio inizierà quando si tornerà a casa, dove saremo chiamati a testimoniare con la vita, più che con le parole, la gioia sperimentata. Si tratterà di coltivare desideri grandi e nobili, avendo il coraggio, anche a costo di fatica, di perseguirli pur di rompere con le storture di certe abitudini. Così, liberi da quanto ci è di intralcio, partecipare alla costruzione di quella nuova fraternità umana che Gesù ha inaugurato. Scoprendo così che gli elementi del pellegrinaggio non sono altro che gli elementi del pellegrinaggio della vita.