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Sport salvavita. Pedofili in fuorigioco: uno a zero per l’infanzia

Lucia Bellaspiga domenica 27 novembre 2011
Fischio d’inizio e un calcio al pal­lone. Il tifo esplode sugli 'spal­ti' di sassi e terra riarsa. Quat­trocento bambini e bambine dai 4 anni in su, inginocchiati a terra, se­guono la partita e sgranano gli oc­chi: quel campo di calcio è tutto lo­ro, e lì l’erba è verde e soffice come non l’hanno mai vista. È un campo regolamentare, nuovo di zecca, un vero lusso per la loro povera scuola, ed oggi viene inaugurato. «Grazie, si­gnora », dice uno di loro, alzando il vi­so verso la giovane donna che è in piedi accanto a lui, venuta dall’Italia per l’occasione. Anche se glielo si leg­ge in faccia, lei glielo chiede lo stes­so: «Sei contento?». Risponde senza doverci pensare: «Sì, signora, tanto contento. Prima c’erano le buche e noi ci facevamo sempre male...». Yeoville, sobborgo malfamato della già malfamata Johannesburg, Suda­frica. Qui cinesi, nigeriani ed est eu­ropei si contendono lo spietato traf­fico di minori, carne bambina buo­na per tutti gli usi, in primo luogo nei bordelli cittadini. 'Da schiavi a bam­bini' porta scritto sulla maglietta verde la giovane signora dalla pelle bianca, «perché lo sfruttamento ses­suale oggigiorno è riconosciuto co­me forma di schiavitù», sottolinea. «Quasi tutti qui hanno alle spalle sto­rie di abusi, sfruttamento o abban­dono – racconta Letizia Taroni, la si­gnora in verde, che per Ecpat Italia si occupa di sostegno a distanza – e quello che da noi sarebbe solo un bel campo da calcio qui diventa una for­te forma di prevenzione, il modo concreto, fisico di tenere i bambini impegnati in attività educative an­ziché sul marciapiede. Se stanno qui, insomma, non possono stare sulla strada». L’idea è venuta a Ecpat Italia nel 2010, proprio l’anno dei Mondiali in Sudafrica: «Paradossalmente l’avvio dei campionati, con il conseguente movimento di milioni di turisti da tutto il mondo, rappresentava un ri­schio ulteriore per questi bambini, poveri e soli, dunque molto esposti – spiega Letizia Taroni –: il 68% di lo­ro vive sotto la soglia della miseria e il 21% sono orfani. Così prima dei Mondiali abbiamo puntato sulla pre­venzione, in seguito abbiamo avvia­to il progetto '31 e 34: i campioni di Yeoville'», dove 31 e 34 sono i due articoli della 'Convenzione Onu per i Diritti dei bambini', quelli che di­chiarano per ogni bimbo di questa terra il diritto al gioco e a non esse­re sfruttato sessualmente. «Cose per noi ovvie, ma non in que­sta città», testimonia l’inviata di Ec­pat, che ha ancora negli occhi le ca­se di Yeoville circondate da mura e fi­lo elettrificato per scoraggiare gli as­salti dei rapinatori. «Nessuno osa passeggiare e il consiglio che tutti ti danno è di non portare con te nien­te che tu non sia disposta a perdere. Perché che ti rapinino è scontato e se reagisci sei morto». Così se ne sono andati due ragazzini una settimana prima di poter vedere il loro campo di calcio, l’ultimo dei due ucciso a martellate nel parco perché aveva un cellulare. «Non facevano parte di gang, anzi, studiando avevano ten­tato la via più difficile», perché qui la scuola di Stato costa rette salate. Prostituzione minorile e schiavitù sono la conseguenza più ovvia in un Paese in cui l’Aids, con 5,5 milioni di contagiati (il 55% donne), raggiunge il picco mondiale e insieme alla mi­seria crea un numero gigantesco di orfani e figli abbandonati. C’è inol­tre l’aggravante che passare il confi­ne con documenti falsi è un gioco da ragazzi, così la tratta dalle regioni li­mitrofe è un business appetibile per chiunque voglia fare soldi facili. «La frontiera di Ressano Garcia è un co­labrodo – denunciano da Ecpat Ita­lia –, ogni giorno i mercanti di schia­vi portano dal Mozambico centinaia di ragazzine e i funzionari per due soldi chiudono un occhio. Anche dallo Zimbabwe centinaia di mino­ri, attratti dal sogno di un futuro mi­gliore, entrano senza passare ai con­trolli frontalieri, ma presto cadono nelle reti dei trafficanti che li usano per sesso, accattonaggio o lavori pe­santi ». Sono almeno trentamila in Sudafrica le prostitute minorenni, quasi tutte di colore, cresciute in u­na società che, con una donna stu­prata ogni 26 secondi, le destina a un futuro di violenza. Il cinismo dei turisti pedofili venuti dall’Occiden­te ricco, Italia compresa, fa il resto. È in un contesto del genere che un campo per il calcio, ma anche per l’atletica leggera e tanti altri sport di squadra, significa la salvezza da un mondo stanco e sconfitto in cui la vita non ha alcun valore. Ed è so­prattutto alle bambine che offrirà la via di fuga dai tanti inferni che le at­tendono fuori: «Si parla sempre di recupero, di reinserimento, ma è più urgente agire prima che il danno av­venga, perché le cicatrici restano per la vita», avverte la volontaria. Lo sport come prevenzione, dunque, «perché insegna regole e tiene viva la voglia di un fu­turo ». Futuro che incredi­bilmente continua a resi­stere nei sogni di bambini così segnati, che racconta­no storie raccapriccianti, «ma subito dopo ci parla­no di speranza con gli oc­chi che brillano, ed è que­sta la loro forza». Come Graça, abusata per anni dal patrigno e caccia­ta di casa quando ha avu­to il coraggio di rivelare al­la madre il suo strazio: «Oggi studia e scrive poesie». E co­me la sua amica Evelyn, rimasta so­la al mondo dopo la recente scom­parsa della mamma e la morte del fratellino, buttato giù da un balcone durante una rissa. E tante altre, an­cora bimbe o già ragazzine, hanno conosciuto sulla loro pelle una mor­tificazione che a quell’età non si do­vrebbe nemmeno immaginare... Ma oggi gli allievi della scuola di Yeovil­le (educati, diligenti, capelli ben rav­viati, uniforme rossa non per élite ma per nascondere le povertà) se­guono il match che li riscatta. Non importa chi fa più gol, su questo campo nessuno perde, si vince sol­tanto. Triplice fischio finale, i bambini schizzano in piedi e si danno un cin­que. Fuori, nella township di Yeovil­le, l’inferno c’è sempre, ma loro a­vranno un luogo in cui invertire i de­stini e giocarsi quei due numeri, 31 e 34: il diritto sacrosanto di essere bambini. Triplice fischio finale, i bambini schizzano in piedi e si danno un cin­que. Fuori, nella township di Yeovil­le, l’inferno c’è sempre, ma loro a­vranno un luogo in cui invertire i de­stini e giocarsi quei due numeri, 31 e 34: il diritto sacrosanto di essere bambini. Chi è Ecpat CONTRO I PEDOTURISTI Ecpat Italia è un’organizzazione nata nel 1994 per combattere il turismo sessuale e far approvare la legge 269 del 1998, che punisce i pedofili italiani anche se commettono abusi all’estero. Fa parte della rete internazionale Ecpat, presente in oltre settanta nazioni, dove combatte ogni sfruttamento sessuale dei piccoli a fini commerciali, ovvero turismo sessuale a danno di minori, prostituzione minorile, tratta e traffico di bambini, pedopornografia. Il progetto '31 e 34: i campioni di Yeoville', ideato da Ecpat Italia insieme al suo partner sudafricano Mais e a Eurovo, coinvolge 400 bambini poveri della scuola Observatory di Yeoville. Oltre a tornei di calcio, nel nuovo campo si farà atletica e molte altre attività di squadra. Eurovo e mais L’UNIONE FA LA FORZA Il progetto era ambizioso: trovare in un anno 35mila euro per dare un futuro ai piccoli di Yeoville e assicurare loro un’infanzia normale almeno per qualche ora al giorno. Molte donazioni sono arrivate da privati cittadini italiani, ma il grosso lo si deve a Eurovo, generosa azienda di Imola (Bologna), leader in Europa nella produzione di uova e derivati, da sempre guidata dalla famiglia Lionello. Da anni collabora con Ecpat Italia su importanti progetti in Cambogia (allestimento di sette biblioteche scolastiche, ristrutturazione di una scuola, acquisto di kit sanitari...). Fondamentale in loco anche il lavoro di Mais Africa onlus, partner locale di Ecpat Italia, che nelle sue case famiglia accoglie le giovanissime vittime dello sfruttamento e garantisce il diritto allo studio ai bambini delle township. Mondiali 2014 «E IN BRASILE L'ORCO SIAMO NOI» Da Sudafrica 2010 a Brasile 2014. Cambiano continente i Mon­diali di calcio, attesi nel Paese sudamericano tra tre anni, ma non calano i rischi, anzi, ancora più gravi in un Brasile già di per sé meta preferita dei pedofili, spesso anche italiani. «Ogni an­no il traffico riguarda 2,1 milioni di bambini nel mondo, il 79% a fi­ni sessuali», ricorda Marco Scarpati, presidente di Ecpat Italia, ap­pena tornato dall’assemblea di Ecpat International a Parigi, «ed è prevedibile che in occasione dei Mondiali possa verificarsi un au­mento ingentissimo di episodi, dato che il traffico di persone è il ter­zo mercato più lucrativo dopo armi e droga». Sarebbero già 500mi­la secondo Unicef le vittime brasiliane della prostituzione minori­le e i clienti italiani sono sul triste podio insieme a portoghesi e te­deschi. Per questo Ecpat Italia è uscita dall’assemblea di Parigi con un progetto concreto: «I dati dimostrano che la prevenzione svolta in Sudafrica ha dato i suoi frutti, per cui, visto il successo, per il 2014 verrà organizzata una triangolazione tra Sudafrica, Italia e Brasile contro il turismo sessuale». Il modo migliore per riabilitarci agli oc­chi di quei bambini.