Messa social & c. Digitale e fede: cosa resterà dopo il Covid-19?
La parrocchia di Mestre
Parrocchie a piccoli passi oltre l'emergenza. Sì, ma come?
Ogni settimana cambia lo scenario. Di poco, ma cambia. Nelle parrocchie sono i giorni della transizione, lenta e molto graduale: dopo la seconda domenica di Messe con il popolo, è ormai chiaro a tutti che questa è una fase necessaria ma temporanea, e che è ora di cominciare a pensare al futuro. Delle molte – e spesso belle – esperienze di uso delle tecnologie digitali durante la lunga quarantena cosa vale la pena conservare, come pratica e metodo, e cosa invece è bene archiviare per non delegare la vita comunitaria a strumenti utilissimi, certo, ma in emergenza? E qual è la lezione che i mesi alle spalle lasciano alla vita delle parrocchie per contenuti e stile? Esiste una saggia via intermedia tra la pastorale “tutta digitale” e quella ordinaria, al cui pieno recupero si vuole tornare presto ma senza dimenticare quel che si è imparato? Queste e molte altre sono le domande che accompagnano le prime settimane post–lockdown. Ci è indispensabile il racconto delle vostre scoperte e di ciò che state sperimentando in parrocchia, per condividerlo qui. Ecco alcune voci raccolte sul campo in questi giorni. Mandate le vostre segnalazioni a f.ognibene@avvenire.it.
Il vescovo di Mantova, Marco Busca: ora solo per anziani e malati
Un ampio uso dei media, in particolare il canale Youtube della diocesi: dalle catechesi per i ragazzi e le coppie di sposi ai messaggi rivolti a tutti i fedeli. E poi le Messe festive in diretta, anche su Telemantova. Nelle settimane del blocco causato dal coronavirus il vescovo di Mantova, Marco Busca, delegato per le comunicazioni sociali dei vescovi della Lombardia, si è servito molto delle nuove tecnologie. «Come Chiesa non ci possiamo sottrarre al loro impiego per un sospetto o un pregiudizio ideologico – spiega nel tracciare un bilancio della sua esperienza –. I giovani, in particolare, attraverso i social e la Rete, sanno esprimere dei livelli profondi di loro stessi. A fianco, certamente, di tutti gli effetti negativi che esistono nei media». Il vescovo ha celebrato la Messa in diretta streaming anche per l’Ascensione (24 maggio) e l’altro ieri, solennità di Pentecoste, per l’ultima volta. «Quasi tutte le diocesi lombarde hanno deciso di prolungare oltre il 18 maggio, giorno in cui si è potuto tornare alla liturgia con il popolo – spiega Busca –. Questo è avvenuto soprattutto per andare incontro agli anziani, che sono ancora timorosi nell’uscire di casa». A ciò si aggiunge il fatto che qualche fedele avrebbe potuto pensare di non trovare posto in chiesa, a causa degli spazi limitati. Tuttavia la scelta della Messa in diretta streaming «è stata una parentesi provvisoria e straordinaria dovuta all’emergenza, in attesa del ritorno alla normalità liturgica». In futuro rimarrà la possibilità della Messa in tv, come è sempre avvenuto, per malati e anziani. Nelle domeniche del blocco totale, il vescovo ha presieduto l’Eucaristia nella cappella del Seminario. Era inserito in una comunità reale, che partecipava alla liturgia. Due i suggerimenti del vescovo Busca per la nuova fase che le parrocchie stanno attraversando: per salvaguardare le caratteristiche della Messa in diretta occorre togliere dal canale la registrazione lasciando solo l’omelia. «Ho imparato che come comunicatori non ci si improvvisa». Per questo le diocesi lombarde hanno organizzato un corso online dal titolo «Pastorale digitale», in tre moduli, che inizia il 20 giugno. Giovanni Telò
L’arcivescovo di Lecce Michele Seccia: la paura si vince tornando al Cenacolo
«Dal 18 maggio lo streaming e le Messe alla presenza dei fedeli hanno camminato insieme in parallelo. Speriamo di esserci lasciati alle spalle il momento più brutto della pandemia. Le Messe sui social sono state una cosa bella, ora però, come ha auspicato papa Francesco, c’è bisogno di tornare in chiesa, di riprendere familiarità con i luoghi che rappresentano le comunità. Durante i settanta giorni di quarantena la Messa è stata celebrata ogni giorno dalla cappella del Seminario e trasmessa tramite Portalecce.it e in diretta tv dall’emittente locale Telerama. Io ho presieduto ogni domenica, oltre alla Lectio divina del martedì, mentre i sacerdoti si sono alternati durante la settimana. La risposta dei fedeli e la partecipazione online sono state notevoli. È stata un’esperienza di carità pastorale, un tentativo, spero ben riuscito, di alleviare la difficoltà di non poter partecipare di persona. Anche se l’Eucaristia in tv o su Internet non ha lo stesso valore sacramentale, per moltissimi questo servizio ha rappresentato l’olio della consolazione e il vino della speranza. Di questo olio e di questo vino si è nutrito il nuovo “monastero invisibile” che si è formato giorno per giorno grazie a Portalecce e ha pregato intorno all’altare, anche per i defunti di ogni parrocchia che non sono potuti entrare in chiesa prima di essere sepolti. I parroci e le comunità, oltre a essere baluardi di carità ora devono diventare anche sentinelle di speranza. Solo tornando nel cenacolo impareremo, come gli apostoli con Maria, a vincere la paura. È come se ci invitassero a cena: non si può vivere quel momento di fraternità restando ognuno a casa sua. Noi pastori dobbiamo esercitare la pazienza imparando a saper attendere: da un lato persiste la paura del contagio, dall’altro l’illusione che l’esperienza di Chiesa si possa sostituire con i media. La Chiesa si fa a tavola. E la tavola non è un luogo virtuale. Matteo Caione
Le storie
Porto-Santa Rufina: le catechesi digitali diventano podcast
La comunicazione che coinvolge e non svanisce passata l’emergenza. Questa è l’esperienza di tante parrocchie della diocesi di Porto – Santa Rufina, territorio tra Roma e il litorale laziale, che hanno colto l’opportunità delle nuove tecnologie durante la quarantena. Fra tutte, la parrocchia dedicata alle Sante Rufina e Seconda, che tramite Youtube ha mantenuto un contatto quotidiano con la gente. «Abbiamo riscontrato subito l’entusiasmo dei più grandi, invece con i ragazzi abbiamo avuto più difficoltà», spiega il parroco, padre Aurelio D’Intino: «La didattica a distanza li impegnava a lungo, ma, anche nei contenuti abbiamo dovuto proporre qualcosa di adatto a loro, quindi li abbiamo coinvolti per testimonianze». Parroco e volontari hanno fatto un tutorial sui comportamenti nella “Fase 2”. «Andiamo verso la normalità, ma continueremo a trasmettere le Messe domenicali così da arrivare a chi non può partecipare alla liturgia. Di sicuro l’esperienza della catechesi a distanza si trasformerà in un podcast settimanale. Magari durante il giorno si ha il desiderio di prendersi un momento di meditazione». Costantino Coros
Mestre: l’ora di scegliere cosa lasciare
Siamo a Carpenedo, quartiere pulsante di Mestre. «Dopo mesi ciascuno a casa propria, ora forse una vita isolata non è più colta come problema ma persino come valore che sostiene la salute. Ci aspetta un grande lavoro per superare la tentazione dell’individualismo». Don Gianni Antoniazzi, il parroco, sta riflettendo con i collaboratori sull’opportunità di continuare attività pastorale e liturgie online. «In quarantena – spiega Valli Del Piero, che coordina la segreteria – abbiamo diffuso le Messe, anche a Pentecoste. Di giorno in giorno don Gianni incontrava online i bambini del catechismo, i ragazzi, i giovani e gli scout per dare continuità a relazione e formazione. Su Youtube quotidianamente abbiamo rinnovato la tradizione molto sentita del fioretto mariano, mentre le famiglie si riunivano nella preghiera serale». Ogni settimana poi c’è la corsa a riscontrare sul sito la “Lettera amica” che don Gianni e i volontari preparano con informazioni e riflessioni, «un’esperienza molto apprezzata che anziani e malati vorrebbero continuasse – confida Valli –, ma c’è l’esigenza di una condivisione anche diretta, anzitutto nella Messa». Dalla chiesa sono stati tolti i banchi per sistemare sedie distanziate, ma gli anziani sono restii a uscire. Il collegamento online, dunque, è molto atteso. Nei prossimi giorni si deciderà cosa lasciare. Francesco Dal Mas
Livorno: tante idee, un impegno che non va disperso
La parrocchia di Santa Elisabetta Anna Seton a Livorno, a pochi metri dall’ospedale, ospita una casa di accoglienza per le famiglie di parenti ricoverati. Affidata dal vescovo Giusti ai Padri della Missione di San Vincenzo de’ Paoli, la comunità ha sentito l’esigenza di farsi prossima verso i malati, le persone in difficoltà, i parrocchiani isolati in casa. La Messa e l’adorazione eucaristica sono state trasmesse in streaming sulla pagina Facebook della parrocchia, poi si sono aggiunti Rosario e Via Crucis. Il parroco padre Carmine Madalese non ha mancato ogni domenica di far arrivare un videomessaggio ai bambini, tenuti in contatto dalle catechiste attraverso gruppi su Whatsapp, anche con attività, giochi, racconti, momenti di riflessione e la lettura insieme del Vangelo. Giovani e giovanissimi si sono dati appuntamento su Skype col viceparroco padre Francesco Gusmeroli che cura la loro formazione. Ai più anziani invece, poco pratici di cellulari e computer, non è mancata la telefonata del parroco come apprezzato segno di vicinanza. Anche la solidarietà ha trovato la sua strada: la spesa per le famiglie in difficoltà e poi il dono di biancheria ai ricoverati nel reparto Covid dell’ospedale, nell’impossibilità di ricevere visite dai parenti. Chiara Domenici
Milano: l’idea di collegare sempre per via telematica i Gruppi del Vangelo
«ll lockdown ci ha colti impreparati: non avevamo strumenti per restare collegati con i nostri parrocchiani. Ma in una settimana siamo stati capaci di far sentire la nostra vicinanza ai fedeli di tutti e tre i paesi della nostra comunità». Così don Renato Cameroni, responsabile della comunità pastorale SS. Nome di Maria che abbraccia Barzanò, Cremella e Sirtori nel cuore della Brianza, diocesi di Milano. «È stato un impegno grande quanto bello. Ogni giorno abbiamo trasmesso in streaming la Messa attraverso Facebook, arrivando fino a 700 visualizzazioni la domenica. Sono stati realizzati momenti speciali per i bambini, creando una pagina Facebook privata. A maggio abbiamo mantenuto l’appuntamento serale della preghiera mariana con 250 fedeli, molto bella la Via Crucis elaborata dagli educatori, bravi anche nel portare avanti la pastorale giovanile». La comunità è ora tornata alle Messe dal vivo, ma ha deciso di mantenere lo streaming per i malati e di far tesoro della modalità digitale usata in questi mesi. I gruppi di ascolto, ad esempio, si svolgeranno sempre nelle case ma introdotti da un intervento del parroco collegato con tutte le famiglie coinvolte. «Abbiamo imparato che se superiamo le tante paure possiamo continuare a essere Chiesa». Anna Sartea