Chiesa

Guerra in Siria. Parolin: l'unica via è quella negoziale

venerdì 30 maggio 2014
​"Noi siamo pienamente convinti" che l'unica via per comporre il conflitto in Siria è quella "negoziale". Lo dice il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, in un'intervista a Radio Vaticana. Ma "una soluzione negoziale è possibile - aggiunge - laddove c'è una volontà politica. Bisogna, quindi, che tutte le parti interessate abbiano questa volontà, lasciando da parte l'idea di poter in qualche maniera prevalere con le armi". Senza dialogo "non se ne potrà venire fuori".Il cardinale Parolin, parlando a Radio Vaticana, ricorda che la Santa Sede "ha avuto a cuore fin dal principio" il caso della Siria. "E l'ha a cuore specialmente in questi momenti in cui c'è un po' il rischio che questo diventi un conflitto dimenticato. Richiamare l'attenzione della comunità internazionale, richiamare l'attenzione di tutti quelli che hanno una qualche responsabilità e sono in qualche modo coinvolti in questa situazione di crisi, per trovare quella soluzione negoziata, che è l'unica che può dare risposte al conflitto".C'è poi un'emergenza nell'emergenza, quella di creare canali umanitari per aiutare la popolazione. "Questo è un punto molto importante, perché è necessario - dice il Segretario di Stato - che a tutta la popolazione, indipendentemente dalla sua appartenenza religiosa o etnica, arrivi il cibo e arrivino le cure mediche". Questo accesso non deve essere "negato a nessuno ma tutti possano usufruire delle cose necessarie per sopravvivere e andare avanti".I cristiani in Siria "siano elementi di comunione, siano elementi di avvicinamento tra le varie parti in lotta e facciano di tutto - auspica Parolin - perché si possa dialogare e trovare una soluzione negoziata". Infine un pensiero ai tanti rapiti in Siria, tra i quali anche i due vescovi e padre Paolo Dall'Oglio. "La preoccupazione della Santa Sede è per tutti, con l'auspicio che si possano avere notizie al più presto e, soprattutto, che si possa arrivare ad una loro liberazione", conclude il cardinale.