Chiesa

Roma. Parolin: finanza al servizio dell’uomo

Stefania Falasca mercoledì 1 aprile 2015
«Come la Chiesa condanna il nazionalismo estremo e le guerre, così si deve concludere che implicitamente condanna "le guerre finanziarie", nelle quali la manipolazione delle monete nazionali diventa uno strumento attraverso il quale gli Stati impongono la propria supremazia o offrono i benefici ai propri cittadini a scapito dei più poveri». Il segretario di Stato Pietro Parolin ha puntando dritto all’intreccio «tra grande finanza, esercizio del potere e concorrenza tra vari centri di potere» il cardinale ha evidenziato «la duplice tensione capitalista globale dominata dai poteri finanziari» in occasione della presentazione, tenuta assieme al presidente del Senato Pietro Grasso, dell’ultimo volume della rivista di geopolitica Limes su "Moneta e Impero", dedicato alla finanza internazionale, che si è svolta ieri a palazzo Maffei-Marescotti in collaborazione con l’Opera romana pellegrinaggi. Parolin afferma che nello scenario mondiale del XXI secolo la «finanza sia un’arma in mano alle egemonie nazionali». In sintonia con i suoi predecessori papa Francesco, «stigmatizza la speculazione finanziaria, affrontandola prima dal punto di vista del grave riduzionismo antropologico e associandola alle crisi mondiali e quindi rilevando che "una finanza responsabile e un responsabile governo del denaro "sono incompatibili con una concorrenza per la supremazia degli Stati e con l’alleanza di fatto tra meccanismi impersonali della finanza internazionale e la politica internazionale». La risposta del Papa all’intreccio finanza-politica è quindi innanzitutto la condanna della guerra, «sempre presente negli insegnamenti papali» afferma Parolin, «poi la condanna del nazionalismo e di ogni pretesa di supremazia nazionale. Infine il richiamo a non permettere che la finanza diventi un elemento autonomo, sregolato e slegato dall’economa reale. Per evitare che le finanze siano armi, occorre un saldo sistema multilaterale e rinforzare la fiducia tra i popoli». Da parte sua Grasso ha citato il discorso di papa Francesco al Parlamento Europeo e l’Evangelii gaudium. Ne emerge «la duplice tensione dell’economia capitalistica globale, dominata dai poteri finanziari». Da un lato, «tensione con i valori fondanti la democrazia sostanziale e la sovranità popolare, e dall’altro con l’equità sociale». Secondo Grasso «ciò che Francesco sembra denunciare sono le forti contraddizioni dell’economia e della finanza attuali con il principio democratico, il principio di uguaglianza sostanziale e di solidarietà, valori che per il loro significato universale trascendono i confini degli Stati». «La prima sfida che dobbiamo porci, etica ed economica – evidenzia il presidente del Senato – è il ritorno all’economia reale, alla produzione di beni e valori tangibili». La seconda sfida è «riaffermare il ruolo pubblico rispetto alle imprese di carattere strategico, che soddisfano bisogni sociali primari». «La risposta di Francesco alla guerra della finanza» riprende in conclusione il segretario di Stato «è una chiamata alla responsabilità. Dei politici e dei grandi operatori economici, ma anche dei piccoli, che devono imparare ad essere padroni dei propri destini e a difendere la propria dignità, delle loro famiglie e della loro comunità». E parlando dello Ior, il cardinale ha sottolineato che «vale lo 0,1% del sistema bancario italiano», pur «non essendo una banca in senso proprio». La sua ristrutturazione? «Adeguamento alle norme internazionali».