Un viaggio coraggioso e fortemente simbolico. Lo era già prima, e lo è ancora di più dopo gli attentati di Parigi, quello che da domani al 30 porterà il Papa in Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana. Undicesimo viaggio internazionale del pontificato e la prima volta in Africa per Bergoglio, non solo da Papa, ma in assoluto. Il Papa latinoamericano va nel cuore dell'Africa, in trepaesi da est a ovest della zona equatoriale, con storie travagliate anche dopo l'indipendenza, che hanno raggiunto negli stessi anni, il Kenya nel '63, l'Uganda nel '62 e la Rc tra il '58 e il '60, i primi due dalla Gran Bretagna e il terzo dalla Francia, come ricorda la lingua nazionale: anglofoni Kenya e Uganda, e francofona la Repubblica centrafricana. Un viaggio coraggioso non solo per la tappa in Centrafrica, in forse fino all'ultimo ma fortemente voluta dal Papa e dai centrafricani, come dimostrano le dichiarazioni di autorità e vescovi, e anche il cartello di cartone issato domenica da un giovane africano nella piazza San Pietro blindatissima: "Grazie al Papa che viene nella Repubblica centrafricana". In Centrafrica, infatti, i timori per la sicurezza fanno il paio con il desiderio del Papa di portare conforto a un popolo fortemente provato dal conflitto, stremato dalla crisi umanitaria, ma impegnato a cercare una pacificazione grazie anche alla Piattaforma, sforzo collettivo di cristiani, islamici e cattolici. La Repubblica centrafricana, - con il forte gesto di aprire la porta santa della cattedrale di Bangui anticipando di fatto l'inizio del giubileo dall'Africa, dalla periferia sofferente del mondo, - porta il Papa di Roma al centro di una crisi umanitaria fortissima. Ma il confronto con la povertà estrema e il dramma dei profughi sarà presente durante tutto il viaggio, e nella tappa alla sede Onu di Nairobi papa Francesco, probabilmente, non si lascerà sfuggire l'occasione di pronunciare un forte appello alla comunità internazionale da una parte e ai popoli coinvolti dall'altra, perché questi siano effettivamente protagonisti del proprio riscatto. Dal Kenya inoltre, davanti alle agenzie Onu per l'ambiente e la popolazione, papa Francesco potrà rilanciare il suo messaggio per la tutela dell'ambiente e a fianco dei rifugiati, espresso con forza nella "Laudato sii", rinnovandolo a pochi giorni dal vertice di Parigi sul clima.Tutte e tre le tappe del viaggio avranno momenti importanti di incontro con le povertà - dalla visita al quartiere di Kangemi a Nairobi a quella a un campo profughi di Bangui. In Uganda, sulle orme di Paolo VI, papa Francesco, visitando i santuari che ricordano il processo e il martirio di 22 cattolici e 10 anglicani - Munyonyo e Nmugongo - porrà più esplicitamente l'accento sulla testimonianza cristiana e sull'annuncio del Vangelo. Ogni tappa del viaggio, inoltre, ha un forte connotato di dialogo con le altre religioni e confessioni, per la pacificazione: lo si vedrà più forte a Bangui, dove dal 2013 c'è la Piattaforma interreligiosa per la pace guidata dall'arcivescovo cattolico Dieudonne Nzapalainga, dall'imam Omar Kobine Layama, e dal pastore Nicolas Guerekoyame Gbangou, presidente dell'Alleanza evangelica. Ma l'incontro con pentecostali, chiese cristiane e musulmani è uno dei fili conduttori di questo viaggio in Africa, dove tra l'altro ci sono circa 265 milioni di cosiddetti "nuovi cristiani". Papa Bergoglio ha preparato con cura anche gli incontri con i giovani: nello stadio Kasarani di Nairobi e nella Kololo Strip di Kampala ascolterà le loro testimonianze, mentre nella cattedrale di Bangui ne confesserà alcuni, e darà poi inizio alla loro veglia di preghiera. L'Africa è un continente giovane, sulla capacità di dare un futuro ai suoi ragazzi - sconfiggendo violenze, sfruttamento e oppressioni - si gioca il futuro stesso di questi Paesi, ma anche del mondo.
I videomessaggi del Papa"Attendo con gioia il momento in cui “saremo insieme”. E’ quanto afferma Papa Francesco in due videomessaggi alle popolazioni del Kenya, dell’Uganda e della Repubblica Centrafricana a due giorni dall’inizio del viaggio apostolico in Africa. Il Pontefice sottolinea di recarsi in terra africana come messaggero di pace e per promuovere “comprensione” e “rispetto” senza distinzioni di credo o etnia. Vi rivolgo una parola “di saluto e di amicizia”. Inizia così il videomessaggio di Papa Francesco alle popolazioni del Kenya e Uganda, i primi due Paesi che visiterà nel suo imminente viaggio in Africa. Il Pontefice sottolinea che va in terra africana “per proclamare l’amore di Gesù Cristo e il suo messaggio di riconciliazione, perdono e pace”. E sottolinea che il Vangelo ci chiede “di aprire i nostri cuori agli altri, specialmente ai poveri e a coloro che sono in stato di bisogno”. Allo stesso tempo, afferma il Papa, “desidero incontrare tutte le genti di Kenya e Uganda e offrire a ciascuno una parola di incoraggiamento”.In Kenya e Uganda per promuovere comprensione e rispetto“Stiamo vivendo un tempo – constata – in cui ovunque i fedeli di ogni religlione e le persone di buona volontà sono chiamate a promuovere la comprensione e il rispetto reciproci, e a sostenersi gli uni con gli altri come membri della stessa famiglia umana. Per tutti noi sono figli di Dio”. Un momento “speciale della mia visita”, prosegue, “sarà rappresentato dagli incontri con i giovani, che sono la vostra principale risorsa e la nostra più promettente speranza per un futuro di solidarietà, pace e propgresso”.Il Papa invia poi un videomessaggio alla popolazione del Centrafrica a cui manifesta innanzitutto la sua gioia e il suo affetto per tutti, “indifferentemente dall’etnia o dal credo religioso”. Il vostro caro Paese, rileva, “è attraversato da troppo tempo ormai da una situazione di violenza ed insicurezza delle quali molti tra voi sono vittime innocenti”. Lo scopo della mia visita, afferma, è dunque “innanzitutto quello di portarvi, in nome di Gesù, il conforto della consolazione e della speranza”. “Spero con tutto il cuore – è l’auspicio di Francesco – che la mia visita possa contribuire, in un modo o nell’altro, ad alleviare le vostre ferite e a favorire le condizioni per un avvenire più sereno per il Centrafrica e tutti i suoi abitanti”. E aggiunge di andare nel Paese “in qualità di messaggero di pace”. “Desidererei sostenere il dialogo interreligioso – ribadisce – per incoraggiare la pacifica convivenza nel vostro Paese: so che questo è possibile, perché siamo tutti fratelli”.Il Papa riprende anche il motto della visita in Centrafrica, “Passiamo sull’altra sponda”. Un tema, evidenzia, che “invita le vostre comunità cristiane a guardare avanti con determinazione ed incoraggia ciascuno a rinnovare la propria relazione con Dio e con i propri fratelli per costruire un mondo più giusto e più fraterno”. Io nello specifico, conclude, “avrò la gioia di aprire per voi – con un po’ di anticipo – l’Anno giubilare della Misericordia, che spero sarà per ciascuno occasione provvidenziale di autentico perdono, occasione per ricevere e donare, e di rinnovamento nell’amore”.