"È per me motivo di
grande dolore constatare che i cristiani nel mondo subiscono il
maggior numero di tali discriminazioni" per la fede. Lo ha detto
il Papa ai partecipanti al Convegno Internazionale promosso dal Dipartimento di
Giurisprudenza dell'Università Lumsa e dalla School of Law
della St. John's University sul tema: "La libertà religiosa
secondo il diritto internazionale e il conflitto globale dei
valori"."La persecuzione contro i cristiani - ha evidenziato il Papa - oggi è
addirittura più forte che nei primi secoli della Chiesa e ci
sono più cristiani martiri che in quell'epoca. Questo accade a
più di 1700 anni dall'editto di Costantino, che concedeva la
libertà ai cristiani di professare la loro fede".
La libertà religiosa - ha proseguito - "non è solo
quella di un pensiero o di un culto privato. È libertà di
vivere secondo i principi etici conseguenti alla verità
trovata, sia privatamente che pubblicamente".Per il Pontefice "questa è una grande sfida nel mondo
globalizzato, dove il pensiero debole abbassa anche il livello
etico generale, e in nome di un falso concetto di tolleranza si
finisce per perseguitare coloro che difendono la verità
sull'uomo e le sue conseguenze etiche".
Gli ordinamenti giuridici, statuali o
internazionali, "sono chiamati pertanto a riconoscere,
garantire e proteggere la libertà religiosa, che è un diritto
intrinsecamente inerente alla natura umana, alla sua dignità
di essere libero, ed è anche un indicatore di una sana
democrazia e una delle fonti principali della legittimità
dello Stato", aggiunge il Papa. Che ha sottolineato come "ogni
essere umano è un 'cercatorè della verità circa la propria
origine e il proprio destino. Nella sua mente e nel suo cuore
sorgono interrogativi e pensieri che non possono essere
repressi o soffocati, in quanto emergono dal profondo e sono
connaturati all'intima essenza della persona. Sono domande
religiose e hanno bisogno della libertà religiosa per
manifestarsi pienamente. Esse cercano di far luce
sull'autentico significato dell'esistenza, sul legame che la
connette al cosmo e alla storia, e intendono squarciare il buio
da cui sarebbe circondata la vicenda umana se tali quesiti non
fossero posti e rimanessero senza risposte".
"La ragione riconosce - ha continuato Bergoglio - nella
libertà religiosa un diritto fondamentale dell'uomo che
riflette la sua più alta dignità, quella di poter cercare la
verità e di aderirvi, e riconosce in essa una condizione
indispensabile per poter dispiegare tutta la propria
potenzialità. La libertà religiosa non è solo quella di un
pensiero o di un culto privato. È libertà di vivere secondo i
principi etici conseguenti alla verità trovata, sia
privatamente che pubblicamente. Questa è una grande sfida nel
mondo globalizzato, dove il pensiero debole abbassa anche il
livello etico generale, e in nome di un falso concetto di
tolleranza si finisce per perseguitare coloro che difendono la
verità sull'uomo e le sue conseguenze etiche".