Sapete cosa conferisce tanta autorevolezza a papa Francesco? «Il fatto di avere una sobrietà solenne». Ricorre a un ossimoro il direttore del Centro Televisivo Vaticano (Ctv), monsignor Dario Viganò, per descrivere il primo impatto con le telecamere del nuovo Pontefice. Un impatto che il Ctv ha raccontato letteralmente minuto per minuto, contribuendo a far scattare nella platea televisiva mondiale («Abbiamo ricevuto richieste di immagini anche dai Paesi più lontani», sottolinea Viganò) il grande feeling con il Papa. «Noi ci abbiamo messo tutto l’impegno possibile, 12 telecamere, 35 persone, 2 radiocamere – dice il sacerdote –, ma è il Santo Padre ad essere così naturalmente telegenico». Papa Bergoglio, infatti, «insegna molto con i gesti», come si è visto già dal primo apparire alla Loggia delle Benedizioni. «Si è presentato con l’essenzialità dell’abito bianco, con le braccia lungo i fianchi, come un uomo indifeso e semplice. Ma tutto questo, paradossalmente, gli ha conferito una ieraticità che ha predisposto tutti ad accogliere le sue parole con un’apertura di credito speciale». Viganò continua nell’esame della sintassi delle immagini. «Il giorno dopo, celebrando la Messa nella Cappella Sistina, ha tenuto l’omelia in piedi, all’ambone, e senza la mitria. Un gesto che vuole trasmettere la condivisione della Parola. Dal punto di vista dei contenuti, poi, siamo di fronte alla grammatica del Vangelo, perché – aggiunge il direttore del Ctv – papa Francesco sa che la verità della Buona Novella si dipana nelle relazioni: con tutti e con ciascuno. E quando è così nessuna parola può permettersi di essere vuota. Infatti le sue parole sono così dense che appaiono come scolpite. Inoltre il tono di voce basso e il ritmo lento obbligherà anche i media a cambiare ritmo», prevede monsignor Viganò. Cambiamenti del resto ce ne sono già stati – anche televisivamente parlando – dall’11 febbraio (giorno in cui Benedetto XVI ha annunciato la sua rinuncia) a oggi. «Da quell’annuncio – ricorda infatti il direttore del Ctv – si apriva anche per noi uno spazio per molti versi inedito in cui dovevamo documentare eventi di cronaca che erano già pezzi di storia della Chiesa. E dovevamo documentarli da un lato cercando di "educare" per quanto possibile la bulimia di questa nostra società delle immagini, dall’altro facendo capire a tutti che ciò che stava succedendo obbediva alla logica dello Spirito Santo, non all’azione di cordate, alleanze o, peggio ancora, di complotti e dietrologie». Di qui la scelta di mostrare oggetti e luoghi del Conclave. I vestiti del nuovo Papa, l’urna e le stufe, ad esempio. Ma anche l’avanzare dei lavori di sistemazione della Sistina e il racconto "in soggettiva" (cioè con una telecamera che aveva lo stesso punto di osservazione degli occhi di un qualsiasi cardinale elettore) del percorso che i porporati facevano ogni giorno dalla Domus Santa Marta alla Sistina. Resta poi altamente significativa l’inquadratura della chiusura della porta dopo l’
extra omnes con la telecamera che sale fino alla vetrata della Sala Regia e la dissolvenza sul comignolo all’esterno. «Dal quel momento in poi iniziava il tempo dell’attesa orante», spiega Viganò, aggiungendo che anche i primi momenti dopo l’elezione sono stati documentati. Così il direttore del Ctv sottolinea la scelta di piazzare le telecamere anche alle spalle del Pontefice per far vedere il suo punto di osservazione e dare l’idea del dialogo tra il Pastore e i fedeli. «Papa Francesco – conclude il responsabile della tivù vaticana – in un certo senso ha già scritto con i gesti la sua prima "enciclica". E cioè che la verità cristiana è testimoniale, prima ancora di essere argomentativa». E anche questo è estremamente telegenico.