Chiesa

TRIDUO PASQUALE. Il Papa: l'Occidente esca dalla sua incredulità

giovedì 21 aprile 2011
"Cari amici, per il Papa è un grande conforto sapere che in ogni celebrazione eucaristica tutti pregano per lui". Lo ha detto Papa Ratzinger nell'omelia della messa in Coena DominI celebrata in San Giovanni in Laterano. Benedetto XVI ha affermato che "solo grazie alla preghiera del Signore e della Chiesa il Papa può corrispondere al suo compito di confermare i fratelli, di pascere il gregge di Gesù e di farsi garante per quell'unità che diventa testimonianza visibile della missione di Gesù". E ha poi citato il Vangelo che ha previsto prove dolorose per la Chiesa presa di mira dal demonio. "Oggi - ha detto - constatiamo con dolore nuovamente che a Satana è stato concesso di vagliare i discepoli visibilmente davanti a tutto il mondo. E sappiamo che Gesù prega per la fede di Pietro e dei suoi successori. Sappiamo che Pietro, che attraverso le acque agitate della storia va incontro al Signore ed è in pericolo di affondare, viene sempre di nuovo sorretto dalla mano del Signore e guidato sulle acque".LA MESSA CRISMALESegni sacramentali come gli olii sacrì rappresentano un contatto "incarnato" tra fede e umanità. Segni che dovrebbero interrogare l'uomo sul senso della vita e sulle sue radici di fede. A ricordarlo è stato oggi Benedetto XVI nell'omelia pronunciata durante la messa crismale del Giovedì Santo, presieduta nella basilica di S. Pietro, in Vaticano, con 30 cardinali, 60 vescovi e migliaia tra presbiteri, religiosi e fedeli. Il pontefice ha ricordato il senso della benedizione degli olii che hanno aperto i riti della Pasqua e ha ricordato che "i cristiani sono popolo sacerdotale per il mondo" e che, quindi, "dovrebbero rendere visibile al mondo il Dio vivente, testimoniarLo e condurre a Lui".«NON SIAMO DIVENTATI IN GRAN PARTE UN POPOLO DELL'INCREDULITA'?»"Non siamo forse noi, popolo di Dio - si è chiesto il papa - diventati in gran parte un popolo dell'incredulità e della lontananza da Dio? Non è forse vero che l'Occidente, i Paesi centrali del cristianesimo sono stanchi della loro fede e, annoiati della propria storia e cultura, non vogliono più conoscere la fede in Gesù Cristo?". Papa Ratzinger ha quindi rivolto una invocazione: "Abbiamo motivo di gridare in quest'ora a Dio: "Non permettere che diventiamo un non-popolo! Fa' che ti riconosciamo di nuovo! Infatti, ci hai unti con il tuo amore, hai posto il tuo Spirito Santo su di noi. Fa' che la forza del tuo Spirito diventi nuovamente efficace in noi, affinchè con gioia testimoniamo il tuomessaggio!"."Ricercate sempre il suo volto", ha esortato Benedetto XVI citando il Salmo 105 e il commento di sant'Agostino, al cui pensiero il teologo Joseph Ratzinger si è sempre ispirato. "Dio è tanto grande - ha spiegato citando il santo vescovo di Ippona - da superare sempre infinitamente tutta la nostra conoscenza e tutto il nostro essere. Il conoscere Dio non si esaurisce mai. Per tutta l'eternità possiamo, con una gioia crescente, sempre continuare a cercarlo, per conoscerlo sempredi più ed amarlo sempre di più". "Inquieto - ha rilevato ancora il Pontefice sempre citandoAgostino - il nostro cuore, finchè non riposi in te". "Sì - ha concluso - l'uomo è inquieto, perchè tutto ciò che è temporale è troppo poco. Ma siamo veramente inquieti verso di Lui? Non ci siamo forse rassegnati alla sua assenza e cerchiamo di bastare a noi stessi? Non permettiamo simili riduzioni del nostro essere umano. Rimaniamo continuamente in cammino verso di Lui, nella nostalgia di Lui, nell'accoglienza sempre nuova di conoscenza e di amore".GUARIRE IL CUORE FERITO DEGLI UOMINIPer il Pontefice teologo, "l'annuncio del Regno di Dio, della bontà illimitata di Dio, deve suscitare innanzitutto questo: guarire il cuore ferito degli uomini". "L'uomo per la sua stessa essenza - ha ricordato - è un essere in relazione. Se, però, è perturbata la relazione fondamentale, la relazione con Dio, allora anche tutto il resto è perturbato". "Se il nostro rapporto con Dio è perturbato, se l'orientamento fondamentale del nostro essere è sbagliato, non possiamo neppure veramente guarire  nel corpo e nell'anima. Per questo, la prima e fondamentale guarigione avviene nell'incontro con Cristo che ci riconcilia con Dio e risana il nostro cuore affranto", ha continuato Ratzinger facendo poi indirettamente allusione alle centinaia di grazie che nel mondo vengono attribuite all'intercessione dell'ormai prossimo beato Giovanni Paolo II e a tutti gli altri santi e beati. "Fa parte della missione essenziale della Chiesa - ricordato in proposito - anche la guarigione concreta della malattia e della sofferenza. L'olio per l'Unzione degli infermi è espressione sacramentale visibile di questa missione. Fin dagli inizi - infatti - è maturata nella Chiesa la chiamata a guarire, è maturato l'amore premuroso verso persone angustiate nel corpo e nell'anima".La messa crismale, dunque, "è anche l'occasione per ringraziare una volta tanto le sorelle e i fratelli che in tutto il mondo portano un amore risanatore agli uomini, senza badare alla loro posizione o confessione religiosa. Da Elisabetta di Turingia, Vincenzo de Paoli, Louise de Marillac, Camillo de Lellis fino a Madre Teresa - ha elencato per ricordare soltanto alcuni nomi   attraversa il mondo una scia luminosa di persone, che ha origine nell'amore di Gesù per i sofferenti e i malati". Per questo, ha rilevato il Papa tedesco, "ringraziamo in quest'ora il Signore. Per questo ringraziamo tutti coloro che, in virtù della fede e dell'amore, si mettono a fianco dei sofferenti, dando con ciò, in definitiva, testimonianza della bontà propria di Dio".L'olio per l'Unzione degli infermi, benedetto durante l'odierna liturgia presieduta dai vescovi in tutte le cattedrali del mondo, "è segno di quest'olio della bontà del cuore, che queste persone, insieme con la loro competenza professionale portano ai sofferenti". Essi spesso, "senza parlare di Cristo, lo manifestano uomini. Egli viene incontro all'inquietudine del nostro cuore, all'inquietudine del nostro domandare e cercare, con l'inquietudine del suo stesso cuore, che lo induce a compiere per noi l'atto estremo" della Redenzione. "L'inquietudine nei confronti di Dio, l'essere in cammino verso di Lui, per conoscerlo meglio, per amarlo meglio - ha scandito il Pontefice - non deve spegnersi in noi". In questo senso, ha concluso, dovremmo sempre rimanere catecumeni".