Chiesa

SANTA SEDE. Il Papa ai musulmani: formare i giovani al rispetto dell'altro

Gianni Cardinale sabato 3 agosto 2013
Con un gesto che ha un solo precedente papa Francesco ha firmato personalmente il tradizionale messaggio ai musulmani per la fine del Ramadan. È dal 1967 che dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso viene emesso questo tipo di testo. E finora soltanto nel 1991 Giovanni Paolo II lo inviò personalmente. Quest’anno lo ha fatto anche papa Bergoglio che ha deciso di incentrarlo sul tema «La promozione del mutuo rispetto attraverso l’educazione».Rivolgendosi «ai musulmani del mondo intero», il Pontefice afferma che «Rispetto significa un atteggiamento di gentilezza verso le persone per cui nutriamo considerazione e stima». E «mutuo significa che questo non è un processo a senso unico, ma qualcosa che si condivide da entrambe le parti». Applicando poi il principio del mutuo rispetto in particolare tra cristiani e musulmani, papa Francesco rileva che tutti «siamo chiamati a rispettare la religione dell’altro, i suoi insegnamenti, simboli e valori» e a manifestare «uno speciale rispetto» ai «capi religiosi e ai luoghi di culto». Poiché, aggiunge, «quanto dolore arrecano gli attacchi all’uno o all’altro di questi!». E in questo quadro risulta fondamentale trasmettere questa consapevolezza ai giovani. Scrive papa Bergoglio: «Dobbiamo formare i nostri giovani a pensare e parlare in modo rispettoso delle altre religioni e dei loro seguaci, evitando di mettere in ridicolo o denigrare le loro convinzioni e pratiche».Papa Francesco ha già mostrato la sua particolare attenzione per il dialogo con il mondo islamico. Con la spontaneità che lo contraddistingue. Lo scorso 8 luglio a Lampedusa, ad esempio, all’inizio dell’omelia, aveva detto: «Un pensiero lo rivolgo ai cari immigrati musulmani che oggi, alla sera, stanno iniziando il digiuno di Ramadan, con l’augurio di abbondanti frutti spirituali. La Chiesa vi è vicina nella ricerca di una vita più dignitosa per voi e le vostre famiglie».Questa speciale attitudine del pontefice è stata commentata ieri sulla Radio Vaticana dal cardinale Jean-Louis Tauran presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Riguardo al fatto che il documento sia firmato personalmente dal Pontefice il porporato ha detto che «è un’iniziativa tutta sua, personale». «Credo – ha aggiunto – che con essa egli abbia voluto manifestare il grande rispetto che ha per i fedeli dell’islam. Io ricordo, per esempio, che qualche anno fa egli aveva inviato un sacerdote dell’arcidiocesi di Buenos Aires al Cairo per studiare l’arabo, perché voleva una persona che fosse capace, che fosse ben formata in particolare per il dialogo con l’islam. Così, in questo suo primo anno di pontificato e nel contesto attuale, ha voluto indicare chiaramente che il dialogo interreligioso, e in particolare il dialogo con l’islam, rappresenti una delle priorità del suo ministero». Il presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso ha poi sottolineato come nel dialogo con l’islam «papa Francesco si inserisca sulla scia di papa Benedetto XVI». «Non bisogna dimenticare, infatti, – ha proseguito – che papa Francesco succede ad un Papa che credo sia stato il Papa che, in questo secolo, ha più parlato di islam; un Papa che ha visitato tre moschee … Credo quindi che Francesco sia determinato a seguire questa linea di collaborazione mutua, di desiderio – nonostante le difficoltà – di conoscersi meglio. Più la situazione è difficile e più è necessario parlare: credo ce questa sia una costante ed una convinzione radicata in questo Papa, come lo era nel suo predecessore».Il cardinale Tauran ha infine evidenziato come papa Bergoglio fin dal «primo giorno del suo pontificato, quando ha ricevuto una delegazione di musulmani, è stato estremamente cordiale». «Qualche giorno fa abbiamo ricevuto un’altra delegazione, e anche in questa occasione è stato estremamente cordiale», ha aggiunto. «Tutti sono colpiti dalla sua semplicità: ma questo non significa che sia “naïf”», ha spiegato il porporato. E ha proseguito «È chiaramente consapevole delle difficoltà, ma lui è gentile; ovviamente è preoccupato di non dimenticare i cristiani che soffrono in alcuni Paesi a maggioranza musulmana, senza dimenticare peraltro quei musulmani che a volte sono fatti oggetto di discriminazione in altri Paesi».