Chiesa

ANGELUS. Il Papa: la ricchezza non dà la felicità

lunedì 15 ottobre 2012
La ricchezza non dà la felicità sulla terra né la vita eterna. Chi la possiede, però, non sia attaccato ai propri beni al punto da rinunciare alla propria salvezza: condivida quindi la ricchezza con i poveri, usandola "in modo evangelico" e per "entrare nella pienezza della vita". È il messaggio che Benedetto XVI ha voluto rivolgere ai fedeli commentando all'Angelus il Vangelo di ieri che "ha come tema principale quello della ricchezza" e in cui "Gesù insegna che per un ricco è molto difficile entrare nel Regno di Dio, ma non impossibile".Il Papa, parlando ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro, ha ricordato la celebre parabola del "giovane ricco", che osserva esteriormente tutti i comandamenti ma non ha "ancora trovato la vera felicità", e per questo domanda a Gesù come fare per "avere in eredità la vita eterna", pensando - ha sottolineato Ratzinger - che "anche la vita eterna si possa in qualche modo 'acquistarè". Gesù però propone al ricco di "dare tutto ai poveri", avendone colto il "punto debole" che "è proprio il suo attaccamento ai suoi molti beni". Ma questi "se ne va via rattristato, perché non riesce a distaccarsi dalle sue ricchezze, che non potranno mai dargli la felicità e la vita eterna". Da qui, la frase rimasta proverbiale, ricordata dal Pontefice, in cui Gesù dice ai discepoli sconcertati che "è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio", anche se questo è "impossibile agli uomini, ma non a Dio".Benedetto XVI, a questo punto, ha fatto suo il commento di San Clemente di Alessandria, secondo cui i ricchi "non devono trascurare la loro salvezza come se fossero già condannati, né devono buttare a mare la ricchezza nè condannarla come insidiosa e ostile alla vita, ma devono imparare in quale modo usare la ricchezza e procurarsi la vita".Il Pontefice ha sottolineato quindi che "la storia della Chiesa è piena di esempi di persone ricche, che hanno usato i propri beni in modo evangelico, raggiungendo anche la santità". "Pensiamo solo - ha detto - a san Francesco, a santa Elisabetta d'Ungheria o a san Carlo Borromeo".Al termine dell'Angelus, il Papa ha ricordato che sabato, a Praga, sono stati proclamati beati Federico Bachstein e tredici Confratelli dell'Ordine dei Frati Minori uccisi nel 1611 a causa della loro fede. "Sono i primi Beati dell'Anno della fede, e sono martiri - ha osservato -: ci ricordano che credere in Cristo significa essere disposti anche a soffrire con Lui e per Lui".