Abbraccio e colloquio tra Papa Francesco e padre Franz Jalics, il gesuita di origine ungherese, oggi ottantaseienne, che nel 1976, in Argentina, fu sequestrato dal regime militare insieme al confratello Orlando Yorio. I due furono torturati e tenuti prigionieri per cinque mesi. Jorge Mario Bergoglio era il provinciale dei gesuiti e operò in modo riservato per salvarli, ma i militari aguzzini del dittatore Videla fecero credere ai due religiosi che l'attuale Pontefice li avesse prima denunciati e poi abbandonati al proprio destino. E ci volle del tempo perché Jalics riconoscesse pubblicamente la buona fede del proprio superiore dell'epoca."Orlando Yorio e io non fummo denunciati da Bergoglio", ha chiarito padre Jalics, da anni residente in Germania, dove dopo l'elezione di Papa Francesco prima tentò di sottrarsi al clamore dell'opinione pubblica dicendosi "riconciliato con quegli eventi" e affermando di ritentere "quella vicenda conclusa", e poi affrontò più direttamente la questione: "Dopo la mia spiegazione del 15 marzo di quest'anno ho ricevuto molte richieste, per questo vorrei completare con quanto segue. Mi sento quasi obbligato, poiché alcuni commenti significano il contrario di quello che ho inteso. I fatti sono questi: Orlando Yorio ed io non fummo denunciati da padreBergoglio".Come in realtà andarono le cose lo racconta il libro del giornalista di Avvenire, Nello Scavo, "La lista di Bergoglio. I salvati da Francesco durante la dittatura. La storia mai raccontata", edito dall'Editrice Missionaria Italiana. Nel volume è infatti riportato il verbale dell'interrogatorio cui fu sottoposto Bergoglio l'8 novembre 2010, quando l'allora arcivescovo di Buenos Aires venne ascoltato dai magistrati che indagavano sulla violazione dei diritti umani durante la dittatura. Furono 3 ore e 50 minuti di domande serrate alle quali il porporato rispose puntualmente ricostruendo la sua azione in quegli anni. In merito il libro ha raccolto anche la testimonianza del gesuita Juan Carlos Scannone, grande amico di Bergoglio.Durante gli anni della dittatura militare, secondo quanto documenta Scavo, "padre Jorge Bergoglio riuscì a costruire una rete clandestina, in modo da salvaguardare i perseguitati e favorire il successo delle fughe". "Il 'sistema Bergoglio' si basava - spiega l'autore - su singoli favori fatti al capo dei gesuiti argentini: chi procurava un posto letto per qualche notte, chi un passaggio in macchina, chi metteva una buona parola con i funzionari consolari europei. Un'organizzazione per compartimenti stagni; l'unico modo perchè il rischio fosse minimo e le informazioni circolassero il meno possibile".