«La disparità è un puro scandalo!… Il seme cristiano della radicale uguaglianza tra i coniugi deve oggi portare nuovi frutti». Papa Francesco prosegue, in vista del Sinodo ordinario di ottobre, un ciclo di catechesi sulla famiglia, e, all’udienza generale in piazza San Pietro, ha definito «puro scandalo» anche la disparità di «retribuzione tra uomini e donne per uguale lavoro» invitando la Chiesa a riflettere «seriamente» sulle cause che segnano la crisi del matrimonio.
«Molti ritengono che il cambiamento avvenuto in questi ultimi decenni sia stato messo in moto dall’emancipazione della donna. Ma nemmeno questo argomento è valido. Ma questa è anche un’ingiuria! – ha esclamato il Papa a braccio – No, non è vero! È una forma di maschilismo, che sempre vuole dominare la donna. Facciamo la brutta figura che ha fatto Adamo, quando Dio gli ha detto: “Ma perché hai mangiato il frutto?” e lui: “Lei me l’ha dato”. E la colpa è della donna. Povera donna! Dobbiamo difendere le donne!”».
Tornando poi ai primi tempi del cristianesimo ha fatto quindi osservare come proprio la grande dignità del legame tra l’uomo e la donna sconfisse un abuso ritenuto allora del tutto normale, ossia il diritto dei mariti di ripudiare le mogli, anche con i motivi più pretestuosi e umilianti. E come il Vangelo, che annuncia proprio il sacramento del matrimonio, abbia sconfitto questa cultura. Dunque per Francesco di fronte a quanti non hanno fiducia nel matrimonio è persuasivo l’esempio della «vita buona degli sposi cristiani»: «La testimonianza della dignità sociale del matrimonio diventerà persuasiva proprio per questa via, la via della testimonianza che attrae, la via della reciprocità fra i coniugi, della complementarietà fra loro».
Reciprocità non disparità è quanto indica il Vangelo. Che vale nel matrimonio come nella Chiesa. Anche la fattiva collaborazione tra donne e uomini nella Chiesa nella reciprocità è la direzione indicata da papa Francesco nei suoi reiterati interventi riguardo alla questione femminile e al ruolo delle donne nella Chiesa. Avendo come riferimento sempre il Vangelo per un discernimento sicuro, il Papa ha infatti più volte affermato che è «necessario ampliare gli spazi di una presenza femminile più incisiva».
Ma una «presenza femminile più incisiva» presuppone che anche nella Chiesa certo maschilismo sotterraneo sia definitivamente «sanato dal Vangelo» – come Francesco ha rilevato opportunamente nella sua Esortazione apostolica Evangelii gaudium – e allo stesso tempo, sempre nell’ottica del Vangelo, sia sanato certo clericalismo e carrierismo diffuso che risponde a logiche di potere inteso come dominio. Logiche nelle quali, la presenza delle donne negli organismi vigenti, veniva e viene tutt’ora a essere spesso ridotta a presenza simbolica o asservita e dove persino il termine “valorizzazione” delle donne è stato spesso inteso come “concessione” alle donne.
Dinamiche, queste, offensive non solo delle donne ma anche degli uomini. «Io soffro, dico la verità», ha affermato più volte papa Francesco, «quando vedo nella Chiesa o in alcune organizzazioni, che il ruolo di servizio – che tutti noi abbiamo e dobbiamo avere – il ruolo di servizio della donna scivola verso un ruolo di servitù». «Servizio» rimarca dunque Francesco, che vale tassativamente per gli uomini come per le donne e non si deve declinare in servilismo per quest’ultime. Quel servizio fondamentale, alieno dall’ideologia e dalla brama di protagonismo, a cui tutti, uomini e donne, sono chiamati per far progredire la Chiesa nello spirito di Cristo.