Il mondo deve dotarsi di leggi efficaci che colpiscano chi alimenta il “crimine gravissimo” delle nuove forme di schiavitù. La richiesta arriva da Papa Francesco durante l’udienza alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, in Vaticano, sul tema della tratta degli esseri umani.
Bambini-cavie fornitori di organi, donne prigioniere dei mercati del sesso, maschi e femmine di tutte le età incatenati nei lager del lavoro coatto. E dietro di loro gli ignobili “professionisti” dello sfruttamento, carnefici che si arricchiscono violentando in mille modi la dignità umana.
Piaga nel corpo dell’umanità
Il Papa ha ingaggiato una lotta personale contro questo campionario di orrori, il "lavoro schiavo" che si consuma ogni giorno ovunque nel mondo, non solo nelle terre di nessuno ma anche nelle società che esibiscono valori e cultura. L’ennesima denuncia Francesco la leva al cospetto degli esperti che in questi giorni stanno discutendo in Vaticano della tratta di persone:
“Ho dichiarato più volte che queste nuove forme di schiavitù – traffico di esseri umani, lavoro forzato, prostituzione, commercio di organi – sono crimini gravissimi, una piaga nel corpo dell’umanità contemporanea”.
Prendere consapevolezza
Le parole di Francesco sono il solito faro puntato sulle ombre del mondo civile, che ancora nel 21.mo secolo crea i presupposti per l’esistenza degli schiavi:
“Purtroppo, in un sistema economico globale dominato dal profitto, si sono sviluppate nuove forme di schiavitù in certo modo peggiori e più disumane di quelle del passato (...) Innanzitutto, dobbiamo far prendere più consapevolezza di questo nuovo male che, nel mondo globale, si vuole occultare perché scandaloso e ‘politicamente scorretto’. A nessuno piace riconoscere che nella propria città, nel proprio quartiere pure, nella propria regione o nazione ci sono nuove forme di schiavitù, mentre sappiamo che questa piaga riguarda quasi tutti i Paesi”.
Leggi contro la tratta
È una questione di coscienza sociale, “specialmente – afferma il Papa – per quanto riguarda la legislazione nazionale e internazionale”, che sia in grado di “assicurare i trafficanti alla giustizia e reimpiegare i loro ingiusti guadagni per la riabilitazione delle vittime”.
“Si dovrebbero cercare le modalità più idonee per penalizzare quanti si rendono complici di questo mercato disumano. Siamo chiamati a migliorare le modalità di riscatto e di inclusione sociale delle vittime, aggiornando anche le normative sul diritto di asilo. Deve aumentare la consapevolezza delle autorità civili circa la gravità di tale tragedia, che costituisce un regresso dell’umanità. E tante volte - tante volte! - queste nuove forme di schiavitù sono protette dalle istituzioni che devono difendere la popolazione da questi crimini”.
Il “protocollo” delle Beatitudini
La conclusione di Francesco è un appello alla compassione dei cristiani. Tante donne e uomini nella Chiesa, ricorda, hanno lottato contro le schiavitù della loro epoca e il riscatto delle vittime – San Pietro Claver, San Giovanni de Matha – e il loro esempio, sottolinea, “è la conseguenza diretta del messaggio di libertà portato al mondo da Cristo con la sua pienezza di grazia, verità e amore” con quello che definisce il “protocollo delle Beatitudini”.
“La luce del Vangelo è guida per chiunque si pone al servizio della civiltà dell’amore, dove le Beatitudini hanno una risonanza sociale, dove c’è una reale inclusione degli ultimi. Bisogna costruire la città terrena alla luce delle Beatitudini, e così camminare verso il Cielo in compagnia dei piccoli e degli ultimi”.