Concistoro. Il Papa: la miopia umana non ci riporti alla Guerra Fredda
A uno a uno i venti nuovi porporati si avvicinano al Papa per ricevere in ginocchio i simboli del cardinalato: zucchetto rosso, berretta, anello e la bolla con l’assegnazione del Titolo o, a seconda dei casi, della Diaconia. A ognuno, insieme con l’abbraccio della pace, Francesco ripete idealmente la domanda con la quale pochi minuti prima ha concluso la sua omelia: «Posso contare su di te?».
È una domanda, rivolta a nome di Cristo e della Chiesa, e che riecheggia il giuramento di fedeltà dei nuovi e vecchi principi della Chiesa "fino all’effusione del sangue". E c’è quella veste color porpora che lo ricorda. Così la Basilica Vaticana diventa in un pomeriggio di sabato di fine agosto un colpo d’occhio di rosso. E il rosso non può non richiamare anche il fuoco di cui parla il Papa, prima di consegnare le berrette. «Fuoco dello Spirito a prendersi cura coraggiosamente delle cose grandi come delle piccole». E «fuoco di brace» (il riferimento è all’episodio evangelico del Risorto che cuoce il pesce sulla spiaggia), perché «con mitezza, con fedeltà, con vicinanza e tenerezza possiamo far gustare a molti la presenza di Gesù vivo in mezzo a noi».
Ecco allora prendere forma nelle parole di Francesco la figura ideale del cardinale. «Fuoco irruente e fuoco mite».
Come l’esempio del cardinale Agostino Casaroli, segretario di Stato con san Giovanni Paolo II, espressamente richiamato. «Faceva grande diplomazia – ha detto il Papa – e poi curava pastoralmente i detenuti del carcere minorile alla periferia di Roma, che lo chiamavano don Agostino».
E proprio pensando al porporato morto nel 1998, il Pontefice ha colto l’occasione per un riferimento all’attualità. «Era giustamente celebre per il suo sguardo aperto ad assecondare, con dialogo sapiente, i nuovi orizzonti dell’Europa dopo la guerra fredda. E Dio non voglia che la miopia umana chiuda di nuovo quegli orizzonti che Lui ha aperto».
Un cardinale, dunque «ama la Chiesa, sempre con il medesimo fuoco spirituale, sia trattando le grandi questioni sia occupandosi di quelle piccole; sia incontrando i grandi di questo mondo, sia i piccoli, che sono grandi davanti a Dio». E perciò il Papa ne sottolinea alcuni atteggiamenti fondamentali. «Magnanimità umile», «potenza mite», «universalità attenta ai dettagli». «Il segreto del fuoco di Dio, che scende dal cielo rischiarandolo da un estremo all’altro e che cuoce lentamente il cibo delle famiglie povere, delle persone migranti, o senza una casa. Gesù vuole gettare anche oggi questo fuoco sulla terra; vuole accenderlo ancora sulle rive delle nostre storie quotidiane».
Al termine dell’omelia Francesco chiede di pregare per Richard Kuuia Baawobr, vescovo di Wa (Ghana), che avrebbe dovuto ricevere la berretta cardinalizia ma che «ieri all’arrivo a Roma si è sentito male per un problema al cuore, ha avuto un intervento ed è ricoverato».
Comincia poi il rito della consegna. Ed è come se davanti all’altare della Confessione sfilassero parti del mondo. Dal Brasile (la foresta amazzonica in particolare) all’India, da Timor Est alla Corea del Sud, dalla Francia agli Stati Uniti. Paraguay, Singapore Mongolia e Timor Est fanno il loro primo ingresso nel collegio cardinalizio. L’Italia questa volta è rappresentata da cinque nuovi porporati: gli elettori Oscar Cantoni di Como e Giorgio Marengo (anche se esercita il suo ministero in Mongolia); e gli ultraottantenni Fortunato Frezza, Gianfranco Ghirlanda e Arrigo Miglio.
Partecipa anche il cardinale Angelo Becciu, imputato nel processo in Vaticano per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato, come lui stesso aveva annunciato nei giorni scorsi (ed è la prima volta che ricompare in una cerimonia pubblica presente il Papa, dal momento delle dimissioni). Subito dopo la cerimonia i nuovi cardinali si recano insieme con Francesco dal Papa emerito Benedetto XVI.
Con i nuovi ingressi il collegio cardinalizio è composto da 226 membri. Fra questi, 132 sono attualmente gli elettori (12 in più del numero di 120 fissato a suo tempo da Paolo VI). E degli elettori 83 sono stati creati da Francesco, 38 da Benedetto XVI e 11 da Giovanni Paolo II.
I venti nuovi cardinali parteciperanno anche alla riunione dei cardinali sulla nuova Costituzione apostolica Praedicate Evangelium, con la quale papa Francesco ha riformato la Curia Romana. Una Costituzione frutto del lavoro del Consiglio dei cardinali, l’organismo creato da papa Francesco pochi mesi la sua elezione, proprio per aiutarlo nella formulazione di una nuova Curia Romana e «il suo servizio alla Chiesa e al mondo», come si legge nel titolo del documento. Un organismo che ha visto nel corso degli anni qualche nuovo innesto e qualche uscita, ma che con riunioni periodiche in Vaticano con il Papa ha portato alla stesura della nuova Costituzione apostolica. Ora l’intero Collegio cardinalizio (al momento è confermata la presenza di 197 partecipanti tra cardinali, patriarchi orientali e anche superiori della Segreteria di Stato) è chiamato a riflettere su questa Costituzione. Lunedì sono previste due sessioni: una alle 9 e l’altra alle 16. Sono previsti incontri per gruppi linguistici su diversi aspetti relativi al Documento, come pure confronti in aula. Nella giornata di martedì 30, dopo i lavori assembleari del pomeriggio, alle 17.30 il Papa presiederà la Messa in Basilica Vaticana, concelebrando in particolare con i venti nuovi cardinali.