Il viaggio del Papa. A Cuba nel segno della riconciliazione
Papa Francesco è arrivato a Cuba. L’aereo papale è atterrato puntuale, alle 16 locali, all’aeroporto internazionale José Marti dell’Avana. Clima festoso e accoglienza cordiale. Il Papa è stato accolto dal presidente cubano Raul Castro e dal cardinale Jaime Ortega, arcivescovo della capitale cubana. Questo viaggio avviene a 80 anni dallo stabilimento delle relazioni diplomatiche tra la Repubblica di Cuba e la Santa Sede. E anche nel centenario della proclamazione della Vergine della Carità del Cobre come patrona di Cuba da parte di Benedetto XV. Ma soprattutto avviene in un momento davvero storico per l’isola, ovvero la ripresa delle relazioni con i vicini Stati Uniti e la fine dell’embargo, “el bloqueo”, proclamato nel 1962 dal presidente Kennedy. Un blocco che la Chiesa ha da tempo chiesto di togliere, in quanto ha finito con il colpire i più poveri. Ora però, dopo la riapertura delle ambasciate, si attende il voto, non proprio scontato, del Congresso americano per togliere definitivamente le sanzioni economiche. Il saluto di Papa Francesco Tutti e tre questi temi sono stati subito affrontati da Papa Francesco nel suo primo discorso in terra cubana. Sull’embargo ha detto: “Da alcuni mesi siamo testimoni di un avvenimento che ci riempie di speranza: il processo di normalizzazione delle relazioni tra due popoli, dopo anni di allontanamento. È un segno del prevalere della cultura dell’incontro, del dialogo” e, citando José Marti, del “sistema della valorizzazione universale... sul sistema, morto per sempre, di dinastia e di gruppo”. E qui un invito anche ai politici degli Stati Uniti, in particolare al Congresso di Washington, che Francesco incontrerà nei prossimi giorni: “Incoraggio i responsabili politici a proseguire su questo cammino e a sviluppare tutte le sue potenzialità, come prova dell’alto servizio che sono chiamati a prestare a favore della pace e del benessere dei loro popoli, di tutta l’America, e come esempio di riconciliazione per il mondo intero”. Un appello per la solidarietà, un no ai muri ovunque siano. In questo breve discorso il Papa ha anche ricordato che visiterà il Santuario della patrona di Cuba: “Ella ha accompagnato la storia del popolo cubano – ha detto -, sostenendo la speranza che custodisce la dignità delle persone nelle situazioni più difficili e difendendo la promozione di tutto ciò che conferisce dignità all’essere umano. La devozione crescente verso la Vergine della Carità del Cobre è una testimonianza visibile della presenza della Vergine nell’anima del popolo cubano. In questi giorni avrò l’occasione di recarmi al Santuario del Cobre come figlio e pellegrino, a pregare nostra Madre per tutti i suoi figli cubani e per questa amata Nazione, perché percorra sentieri di giustizia, di pace, di libertà e di riconciliazione”. Al termine del discorso, a braccio, Papa Francesco ha lanciato un appello: "Il mondo ha bisogno di riconciliazione, non di questa atmosfera da Terza Guerra Mondiale che stiamo vivendo a tappe". Il discorso di Raul Castro Il presidente cubano nel suo discorso di benvenuto al Papa ha toccato fondamentalmente temi politici. Soprattutto internazionali. Con anche ampi riferimenti ai temi ecologici. In particolare ha affermato di avere apprezzato il sostegno del Papa nel dialogo con gli Stati Uniti. La sua speranza, ha detto, è che presto l'embargo venga tolto. E ha ribadito che si tratta di un blocco ingiusto e anche illegale in quanto non sanzionato da un organismo internazionale. Ha quindi chiesto che venga restituito alla sovranità cubana il territorio di Guantanamo, dove è stata costruita una base navale degli Stati Uniti.
La giornata a Cuba In una giornata piena di sole, l'Avana accoglie il Pontefice per la storica visita, che tra i cubani ha messo in moto aspettative, trepidazione e tanta curiosità. Nell'isola tutto è pronto da giorni: nei diversi allestimenti e lavori in corso, ormai di fatto finiti, sia all'Avana sia nelle altre due città del viaggio (Holguin e Santiago), si fanno gli ultimi ritocchi. I commenti tra gli 'habaneros' variano su diversi temi, in gran parte centrati sia sulla figura del 'Pontifice argentinò sia sul disgelo in corso nell'isola con gli Usa, processo fatto scattare proprio da Bergoglio. In fondo la speranza di tanti cubani è che appunto il 'deshielò di questi mesi possa migliorare concretamente la vita di tutti i giorni all'Avana e nel resto del paese. È quanto emerge per esempio dai tanti messaggi con saluti e richieste al Papa scritti su due 'murales' presso il 'Sagrado Corazon de Jesus e San Ignacio de Loyolà, tra le chiese più note della città, costruita dai gesuiti e che si affaccia sulla 'avenida Allendè, che tutti chiamano semplicemente 'La Reinà e che fin da stamani era più trafficata del solito. "Santo Padre, dacci quanto basta per vivere le cose buone e valorizzare la vita", affermano per esempio Adrian e Melissa nel loro messaggio, mentre Nery chiede a Bergoglio di "parlare con tutti i cubani" e la coppia Hortensia-Josè ringrazia "per essere qui con noi", auspicando inoltre "l'unione di tutti cubani". "Santo padre, interceda per i rei che soffrono e per le persone malate", afferma una scritta senza firma. Altri fanno riferimento a temi economici, per esempio al tema del lavoro. Qualcuno chiede al Papa di vegliare per la propria famiglia ("protegga mio padre", scrive Alina), tanti pensano ai propri cari che vivono in Florida: "salute per i miei familiari, sia a Cuba sia negli Usa"). Molti, infine, i messaggi che riprendono il concetto della misericordia, sottolineato dal Papa nel video indirizzato a tutti i cubani prima di partire: "che il tuo viaggio porti la pace nel mondo e comprensione tra Cuba e Usa. Sei messaggero della parola e della misericordià, ha voluto scrive Ximena.