Il Papa ha celebrato la Messa nella Solennità dell'Epifania del Signore nella Basilica di San Pietro e richiamando alla prima lettura, in particolare alle parole del profeta Isaia rivolte alla città santa di Gerusalemme, ha invitato a «uscire, uscire dalle nostre chiusure, uscire da noi stessi, e a riconoscere lo splendore della luce che illumina la nostra esistenza: 'Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te' (60,1). La "tua luce" è la gloria del Signore».
«La Chiesa non può illudersi di brillare di luce propria - ha sottolineato Papa Francesco -. Lo ricorda con una bella espressione sant'Ambrogio, utilizzando la luna come metafora della Chiesa: 'Veramente come la luna è la Chiesa: rifulge non della propria luce, ma di quella di Cristo. Trae il proprio splendore dal Sole di giustizia, così che può dire: 'Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me'". Cristo è la vera luce che rischiara; e nella misura in cui la Chiesa rimane ancorata a Lui, nella misura in cui si lascia illuminare da Lui, riesce a illuminare la vita delle persone e dei popoli. Per questo i santi Padri riconoscevano nella Chiesa il 'mysterium lunae'". Così Papa Francesco alla Messa dell'Epifania, nella omelia, dopo la proclamazione del Vangelo e l'annuncio del giorno della Pasqua, che quest'anno si celebra il 27 marzo.
"Abbiamo bisogno di questa luce che viene dall'alto per corrispondere in maniera coerente alla vocazione che abbiamo ricevuto. Annunciare il Vangelo di Cristo non è una scelta tra le tante che possiamo fare, e non è neppure una professione. Per la Chiesa, essere missionaria non significa fare proselitismo; per la Chiesa, essere missionaria equivale a esprimere la sua stessa natura: essere illuminata da Dio e riflettere la sua luce. Questo è il suo servizio. Non c'è un'altra strada. La missione è la sua vocazione. Quante persone attendono da noi questo impegno missionario, perché hanno bisogno di Cristo, hanno bisogno di conoscere il volto del Padre".
"I Magi, di cui ci
parla il Vangelo di Matteo, - ha detto il Papa nella omelia
della messa dell'Epifania, che ha celebrato nella basilica di San
Pietro con cardinali, vescovi, sacerdoti - sono testimonianza
vivente del fatto che i semi di verità sono presenti ovunque,
perché sono dono del Creatore che chiama tutti a riconoscerlo
come Padre buono e fedele. I Magi - ha spiegato papa Francesco -
rappresentano gli uomini di ogni parte della terra che vengono
accolti nella casa di Dio. Davanti a Gesù non esiste più
divisione alcuna di razza, di lingua e di cultura: in quel
Bambino, tutta l'umanità trova la sua unità. E la Chiesa ha il
compito di riconoscere e far emergere in modo più chiaro il
desiderio di Dio che ognuno porta in sé, questo è il servizio
della Chiesa, far emergere il desiderio di Dio che ognuno porta
in sé. Come i Magi tante persone, anche ai nostri giorni, vivono
con questa inquietudine, con il 'cuore inquieto' che continua a
domandare senza trovare risposte certe. Sono anche loro alla
ricerca della stella che indica la strada verso Betlemme".
"Quante stelle ci sono
nel cielo! Eppure, - ha rimarcato il Papa - i Magi ne
hanno seguita una diversa, nuova, che per loro brillava molto di
più. Avevano scrutato a lungo il grande libro del cielo per
trovare una risposta ai loro interrogativi, e finalmente la luce
era apparsa. Quella stella li cambiò: fece loro dimenticare gli
interessi quotidiani, e si misero subito in cammino. Diedero
ascolto ad una voce che nell'intimo li spingeva a seguire quella
luce; è la voce dello Spirito Santo - ha aggiunto - che lavora
in tutte le persone, ed essa li guidò finché trovarono il re dei
Giudei in una povera casa di Betlemme".
Secondo il Papa, "siamo sollecitati,
soprattutto in un periodo come il nostro, a porci in ricerca dei
segni che Dio offre, sapendo che richiedono il nostro impegno per
decifrarli e comprendere così la sua volontà". "Siamo interpellati
- ha scandito - ad andare a Betlemme per trovare il Bambino e sua
Madre. Seguiamo la luce che Dio ci offre! La luce che promana dal
volto di Cristo, pieno di misericordia e di fedeltà. E, una volta
giunti davanti a Lui, adoriamolo con tutto il cuore, e presentiamogli
i nostri doni: la nostra libertà, la nostra intelligenza, il nostro
amore. Riconosciamo che la vera sapienza si nasconde nel volto di
questo Bambino. È qui, nella semplicità di Betlemme, che trova
sintesi la vita della Chiesa. È qui la sorgente di quella luce, che
attrae a sè ogni persona e orienta il cammino dei popoli sulla via
della pace"