Un accenno indiretto alla Cina, ma soprattutto lo sguardo rivolto a tutto il Continente. Nel
discorso ai Vescovi asiatici, che ha aperto la penultima giornata del suo viaggio nella Corea del Sud, il Papa ha raccomandato il dialogo con tutti, pur senza rinunciare all’identità cristiana. “In tale spirito di apertura agli altri – ha aggiunto – spero fermamente che i Paesi del vostro Continente con i quali la Santa Sede non ha ancora una relazione piena non esiteranno a promuovere un dialogo a beneficio di tutti”. Quindi con una significativa aggiunta braccio, ha proseguito: “Non mi riferisco solo al dialogo politico ma anche al dialogo fraterno”. E per spiegare ancora meglio le sue intenzioni ha detto ancora: “I cristiani non vengono come conquistatori, non vengono a toglierci la nostra identità, ma vogliono camminare con noi”. Come a sottolineare che non bisogna averne paura.
L’Estremo Oriente è una regione del mondo in cui diverse Chiese sono (o sono state) in stato di persecuzione. La Cina ne è sicuramente l’esempio più eclatante, ma non fanno eccezione nazioni come il Laos, Myanmar, la stessa Corea del Nord e in passato il Vietnam (patria del cardinale Nguyen Van Thuan, di cui è in corso il processo di beatificazione, dopo che era stato in prigione per 13 anni solo perché vescovo) e la Cambogia. Toccante, a questo proposito, la testimonianza resa da Mey, una ragazza cambogiana che durante l’incontro di venerdì 15 agosto aveva chiesto al Papa di procedere alla beatificazione dei martiri del suo Paese sotto il regime di Pol Pot.
Quanto alla Cina, le parole odierne del Papa fanno seguito al telegramma inviato al presidente cinese Xi Jinping, in occasione del sorvolo del Paese durante il viaggio verso Seul. Si tratta di una prassi sempre adottata per tutti i paesi sorvolati dai voli papali, ma che in questo caso ha assunto una valenza speciale, perché era la prima volta che il governo di Pechino accordava il permesso di sorvolo all’aereo di un Pontefice. “Rivolgo i migliori auguri a vostra eccellenza e ai suoi concittadini - ha scritto il Papa - e invoco le benedizioni divine di pace e benessere sulla nazione”. Il giornale
China Daily ha pubblicato reazioni tutto sommato positive al gesto.
Per il resto, il Papa ha parlato di dialogo, identità cristiana, empatia verso tutti, in un autentico spirito contemplativo di apertura e di accoglienza dell’altro. Inoltre ha anche messo in guardia verso tre tentazioni, nel cammino del dialogo con individui e culture: il
relativismo, la superficialità e il rinchiudere la fede in risposte già pronte. “Il relativismo – ha detto – oscura la splendore della verità e, scuotendo la terra sotto i nostri piedi, ci spinge verso le sabbie mobili della confusione e della disperazione”. Per superficialità il Papa intende “la tendenza giocherellare con le cose di moda, gli aggeggi e le distrazioni, piuttosto che dedicarsi alle cose che realmente contano. In una cultura che esalta l’effimero e offre numerosi luoghi di evasione e di fuga, ciò presenta un serio problema pastorale”. Inoltre, “per i ministri della Chiesa, questa superficialità può anche manifestarsi nell’essere affascinati dai programmi pastorali e dalle teorie, a scapito dell’incontro diretto e fruttuoso con i nostri fedeli”.
Infine la terza tentazione è “l’apparente sicurezza di nascondersi dietro risposte facili, frasi fatte, leggi e regolamenti”. La fede, invece, “non è centrata su se stessa, la fede tende andare fuori”, ha raccomandato il Papa. In sostanza “la Chiesa è chiamata ad essere versatile e creativa nella sua testimonianza al Vangelo mediante il dialogo e l’apertura verso tutti”. E a tal fine “un chiaro senso dell’identità propria di ciascuno e una capacità di empatia sono il punto di partenza per ogni dialogo”.
L’incontro con i vescovi si è svolto nel santuario di Haemi, accanto alle tombe di molti martiri – alcuni dei quali ancora senza nome, in quanto sepolti vivi in fosse comuni – dove il Papa è giunto questa mattina da Seul. Nel pomeriggio celebrerà la Messa conclusiva della VI Giornata asiatica della Gioventù, nel vicino Castello dove i cattolici venivano giustiziati.
Prima della partenza per Haemi Francesco ha battezzato nella nunziatura di Seul Lee Ho-Jin, padre di uno dei giovani morti nel naufragio del traghetto Sewol, in cui hanno perso la vita più di 300 ragazzi. L’uomo aveva chiesto al Papa di essere battezzato in occasione dell'incontro tra Francesco e i sopravvissuti e familiari della tragedia, svoltosi venerdì scorso, giorno dell'Assunta, presso lo stadio di Daejeon.