«L'interazione etica delle coscienze», necessaria per affrontare la crisi economica, appare «troppo debole presso quei governanti che, a fronte di rinnovati episodi di speculazioni irresponsabili nei confronti dei Paesi più deboli, non reagiscono con adeguate decisioni di governo della finanza». Lo ha detto Papa Benedetto XVI ricevendo in udienza i partecipanti a un convegno promosso dalla Fondazione Centesimus Annus-Pro Pontifice.«La crisi e le difficoltà di cui al presente soffrono le relazioni internazionali, gli Stati, la società e l'economia, infatti – ha aggiunto il pontefice – sono in larga misura dovute alla carenza di fiducia e di un'adeguata ispirazione solidaristica creativa e dinamica orientata al bene comune, che porti a rapporti autenticamente umani di amicizia, di solidarietà e di reciprocità anche dentro l'attività economica». Senza questo, l'economia si ridurrebbe alla produzione di beni materiali, alimentando «consumismo, spreco, povertà e squilibri».«Come rilevavo nell'enciclica Caritas in veritate, uno dei maggiori rischi nel mondo attuale – ha citato Papa Ratzinger – è quello che all'interdipendenza di fatto tra gli uomini e i popoli non corrisponda l'interazione etica delle coscienze e delle intelligenze, dalla quale possa emergere come risultato uno sviluppo veramente umanò. Una tale interazione, ad esempio, appare essere troppo debole presso quei governanti che, a fronte di rinnovati episodi di speculazioni irresponsabili nei confronti dei Paesi più deboli, non reagiscono con adeguate decisioni di governo della finanza. La politica – ha ammonito – deve avere il primato sulla finanza e l'etica deve orientare ogni attività».