"Abbiamo bisogno, e vogliamo un
cambiamento". "Parlo di problemi comuni a tutta l'umanità".
Questo sistema non regge, gli umili lo hanno capito prima degli
scienziati. "L'ho detto e lo ripeto: terra casa e lavoro sono
diritti sacri". E ancora: no alla economia del dio denaro, agli
interessi di chi saccheggia la madre Terra, al neocolonialismo e
al monopolio della ideologia dei media. Il Papa ha partecipato così all
'incontro
mondiale dei movimenti popolari nello Stato plurinazionale della
Bolivia, dopo aver ospitato il primo in Vaticano. L' accoglienza che ha ricevuto è stata impressionante. Il Papa sogna davanti ai movimenti popolari i modi per
vincere le sfide dell'umanità: gli interessi dei potenti, dice
sono "globali, non universali". Da qui la denuncia della
economia del dio denaro, del saccheggio della Madre Terra e l'
incitamento ai popoli ad essere artefici del proprio cammino di
giustizia. Si confronta con la analisi che i movimenti fanno, ne
apprezza il modo di fare politica e sindacato, spiega il proprio
modo di vedere le cose, getta ponti, accetta il confronto, cerca
collaboratori a questo progetto.
Prima di lui hanno parlato e ora lo ascoltano i rappresentanti dell'"imprenditoria
etica", di campesinos e imprenditori agricoli, di cooperative
del microcredito, di coltivatori di coca, di cartoneros. Lo
ascoltano quando dice che la Chiesa può favorire la
defenestrazione del dio denaro, può denunciare le coperture di
chi calpesta i diritti, e tentare di fermare le mani di chi
distrugge il Pianeta. E sa bene, per essere credibile, di dover
rinnovare la richiesta di perdono dei papi per quanto la Chiesa
ha compiuto contro i popoli indigeni, negli anni del
colonialismo e della conquista delle Americhe. Chiede subito
dopo, "a credenti e non credenti", di ricordare anche i tanti
che preti e vescovi che lavorano con mansuetudine e i preti,
rimarca a braccio, "uccisi per il Vangelo". "Ci tengo a
precisare, affinché non ci sia fraintendimento, - dice
all'inizio del suo discorso il Papa, visto che l'incontro dei
movimenti è organizzato in collaborazione con il Pontificio
consiglio giustizia e pace, rappresentato in sala il presidente,
cardinale Peter Turkson - che parlo dei problemi comuni a tutti
i latino-americani e, in generale, a tutta l'umanità: problemi
che hanno una matrice globale e che oggi nessuno Stato è in
grado di risolvere da solo". Poi comincia la sua analisi
appassionata, su questo "cambiamento" che non possiamo
dilazionare, che non è solo il "cambiamento climatico", ma anche
quello verso la globalizzazione della speranza. Un discorso
forte, in cui cita Roncalli e Wojtyla, innervato nella sua
enciclica "Laudato sì". Poche ore prima il Papa,
incontrando i religiosi
boliviani nel Coliseo don Bosco di Santa Cruz, integrando quasi
completamente a braccio il discorso che aveva preparato, li ha
messi in guardia dalla "spiritualità dello zapping" di chi
"passa, ripassa, ma non si ferma, va dietro all'ultima novità,
ma non riesce ad avere un contatto, a mettersi in relazione con
le persone". Ha criticato la tentazione di sentirsi una specie
di "casta di diversi", incapace di comprendere il proprio
popolo, e che lentamente se ne distacca. Ha approvato la
testimonianza di una delle suore che lo aveva salutato
accennando all'invito di sant'Agostino, "canta e cammina":
"cantate e camminate, come diceva sant'Agostino - ha concluso -
e mentre cantate e mentre camminate, per favore, non
dimenticatevi di pregare per me, che ne ho bisogno".
Papa Bergoglio ha anche citato il suo discorso ai
religiosi in Ecuador, sul fatto di
non essere pastori sempre pronti con il dito indice puntato, a
dire cosa è giusto e cosa è sbagliato. "Non dimenticatevi mai -
ha ripetuto stasera come ha detto in Ecuador - da dove venite,
quando trattate il vostro popolo, perché dal popolo provenite".
E, suscitando il sorriso dell'uditorio, ha raccontato un
aneddoto di quando, nel '75, si trovava presso un santuario
dedicato al "Signore del miracolo" e ha visto un prete
respingere per quattro volte una vecchietta che chiedeva una
benedizione. "Non dimenticate mai - ha detto il Papa - la lingua
di vostra madre, voi che parlate aymara, guaranì e altri idiomi,
non dimenticate mai la vostra lingua, pensandovi casta di
diversi, ora che conoscete un linguaggio più sofisticato".
"Non siamo testimoni - ha detto - di una ideologia o di una
ricetta, di un modo di fare teologia, siamo testimoni di un
amore risanante e misericordioso di Gesù, siamo testimoni grati
della misericordia". E lo siamo, ha detto, "non perché siamo
migliori, non perché siamo funzionari di Dio, ma solo perché
siamo testimoni di questa misericordia".