Chiesa

LA VISITA A CAGLIARI. Lavoro e povertà: il Papa tocca il cuore della Sardegna

Mimmo Muolo sabato 21 settembre 2013
Non è solo una questione di nomi. Bonaria, cioè Buenos Aires. Se l’appellativo con cui Maria viene venerata a Cagliari ha fornito lo spunto, la visita che domenica il Papa compie in città va ben oltre il non trascurabile motivo affettivo. E basta dare un’occhiata al programma per rendersene immediatamente conto. Ore 8,45 – cioè subito dopo l’arrivo all’aeroporto di Elmas – incontro con il mondo del lavoro. Ore 10,30, Messa sul piazzale del Santuario della Madonna di Bonaria. Ore 15 in Cattedrale incontro con i poveri e i detenuti, cui seguiranno quelli con il mondo della cultura (nella Facoltà teologica) e con i giovani (a Largo Carlo Felice, stesso luogo dell’appuntamento con lavoratori, sindacalisti e imprenditori). La semplice scansione delle tappe costituisce insomma già un messaggio. Francesco si reca nel capoluogo della Sardegna non solo per onorare il legame tra Cagliari e la sua Buenos Aires, che com’è noto ha mutuato il nome proprio dalla Vergine di Bonaria, ma per incontrare una città, una Chiesa, le sue categorie sociali, a partire da quella forse oggi più in sofferenza (il mondo del lavoro) per giungere a quella che rappresenta la vera ricchezza dell’isola (i giovani), oltre che il suo più certo investimento sul futuro.I vescovi sardi, che hanno incontrato il Papa a maggio per la visita ad limina, nel ringraziarlo per questo gesto di affetto e di attenzione hanno sottolineato che Francesco ha scelto di partire nelle sue visite italiane, dalla periferia. La città e la Sardegna tutta, come periferia non solo geografica, ma anche economica dell’Italia. E in effetti le circa 12 ore che il Pontefice trascorrerà sull’isola appaiono perfettamente in linea con uno dei temi portati del suo Pontificato, continuazione più o meno diretta della prima visita (ma seconda come annuncio) compiuta a luglio in un’altra "periferia" italiana come Lampedusa.La Sardegna, certo, rispetto al piccolo lembo di terra sotto la Sicilia ha altri problemi. La denatalità, per esempio. E soprattutto la disoccupazione: c’è il Sulcis Iglesiente, con le sue miniere dismesse, c’è un’industrializzazione mai decollata, ci sono i trasporti via mare che hanno moltiplicato il loro costo. E c’è la crisi che qui morde forse più che altrove. Inoltre il tema del lavoro (che manca) richiama da un lato la piaga della povertà e dall’altro rimanda alla questione giovani, visto che le statistiche regionali dicono che la disoccupazione aggredisce soprattutto questi ultimi, costretti a emigrare.