Intervista. Nuovi cardinali: parla Luis Dri, 96 anni, confessore a Buenos Aires
Padre Luis Pasqual Dri
«Aspetti un momento, padre Luis sta confessando ». A 96 anni e in sedia a rotelle, Luis Pascual Dri è al suo posto. Come ogni giorno, mattina e pomeriggio. Poche ore dopo avere scoperto di essere nell’elenco dei nuovi cardinali indicati da papa Francesco, il frate cappuccino si è recato al confessionale. Si stacca solo quando c’è un momento di pausa tra i fedeli. « Eccomi, posso rispondere alle domande di voi giornalisti. Ma quanto siete curiosi», scherza l’anziano religioso, lucidissimo e pieno di energia, nonostante l’età. La sua voce è dolce e accogliente. Non sorprende che le persone attraversino la sterminata Buenos Aires per raggiungere il Santuario di Nueva Pompeya, nell’omonimo quartiere, posto al sud della metropoli. E parlare con padre Luis. Il sacerdote non si nega mai.
La sua capacità di mostrare alle donne e agli uomini di ogni condizione sociale ed esistenziale il volto misericordioso di Dio aveva molto toccato l’allora cardinal Bergoglio quando era arcivescovo di Buenos Aires. « Mi convocava spesso. Gli chiedevo consigli e lui me li dava sempre col suo modo conciso e profondo», racconta. Incontri evocati dallo stesso Jorge Mario Bergoglio che, nel frattempo, diventato Papa, ha indicato spesso padre Luis Pascual come “l’icona del confessore”, tanto misericordioso da “scusarsi” con Gesù per avere perdonato troppo.
« È vero – sottolinea il cappuccino -. Il punto è che è stato Lui a darmi il cattivo esempio…» Che cosa intende? Beh Gesù perdonava tutti: Pietro, l’adultera, Matteo, tutti… Perfino il Buon ladrone sulla Croce. Quando molti confratelli mi “sgridano” per la mia indulgenza perché vedono i fedeli andare via sempre contenti, mi inginocchio di fronte al Tabernacolo e gli dico: “Perdonami Signore se perdono troppo, però, in fondo è colpa tua…”. Un po’ come faceva san Leopoldo Mandic, di cui ho letto tanto e dal quale ho imparato molto.
Qual è, secondo lei, il segreto di un buon confessore? Accogliere bene le persone. Riceverle con affetto. Farle sentire a casa. Come si impara a confessare? Confessando. Non c’è altro metodo. Sono i colpi della vita a farti prendere coscienza degli errori e a migliorare. Per confessare gli altri, è fondamentale prendere consapevolezza del proprio essere peccatore. Solo quando capisci di non essere migliore dei fedeli che ti cercano, allora puoi confessarli.
Ascoltando ciò che c’è nel cuore di tantissime persone, che cosa ha imparato sulle donne e gli uomini di questo tempo? Ho imparato che nel mondo c’è tanto, troppo dolore. E che lo produciamo noi. Siamo abilissimi nell’infliggerci sofferenza gli uni gli altri. Perché non riusciamo a riconoscerci fratelli? Perché abbiamo dimenticato il Padre. Non neghiamo Dio, no. Semplicemente viviamo come se Lui non ci fosse, che è terribile. In mezzo a tutto questo dolore, vorrei che la confessione fosse una carezza. Vorrei alleviare almeno un po’ le sofferenze delle persone.
A lei piace confessare? È la mia vita. Se mi togliessero questo, sarebbe come togliermi la vita.
Come ha saputo della sua inclusione nel prossimo Concistoro? Me l’hanno detto i confratelli. Ma ho pensato che fosse uno scherzo. Spesso me ne combinano di tutti i colori… Poi ho verificato. E allora mi sono messo a piangere. Ho pianto per ore. Ma sono venuto ugualmente in confessionale. Piangevo e confessavo.
Riuscirà a venire a Roma per il Concistoro? Probabilmente no. La mia salute non me lo consente. Però ho avuto il regalo di essere invitato per qualche settimana a Santa Marta da papa Francesco. Ho potuto, così, abbracciarlo e parlare con lui, a lungo. Scherzare, scherzare tanto. E’ impressionante il suo senso dell’umorismo. Appena mi ha visto, però, mi ha chiesto di confessarlo. E, poi, di nuovo, prima di ripartire.