Pellegrini. Da Padova a Lisbona in bici per la Gmg nel segno di sant’Antonio
Volti sorridenti nonostante la fatica di un percorso in bicicletta per ben 2.500 chilometri da Saccolongo a Lisbona
Diciotto tappe di circa 133 chilometri ciascuna tra Italia, Francia, Spagna e Portogallo per un totale di 2.550 chilometri da conquistare in sella a una bicicletta da corsa. È il programma di viaggio di dodici giovani della parrocchia di Saccolongo, un paese in provincia di Padova, che hanno avuto l’idea, a dir poco avventurosa, di partecipare alla Gmg di Lisbona arrivandoci su due ruote.
La lunga pedalata è cominciata il 15 luglio scorso da Padova; l’arrivo a Lisbona è previsto invece per il 4 agosto, quando i ciclisti di Saccolongo si congiungeranno con il resto dei pellegrini provenienti dalla diocesi di origine per partecipare insieme agli eventi centrali della Gmg. Da Lourdes, più o meno a metà del percorso, durante una delle uniche due giornate di sosta dalla pedalata, ci risponde Gabriele Norbiato, 27 anni, il ragazzo che ha convinto tutti gli altri a partire per questa avventura. A dire il vero, l’impresa non è nuova per i giovani di Saccolongo che già nel 2016 avevano raggiunto in bici Cracovia per partecipare alla Gmg. «Quell’esperienza fu bellissima – comincia Gabriele – e ci siamo promessi che anche alla successiva Giornata mondiale della gioventù in Europa saremmo andati pedalando». Così, quando papa Francesco ha convocato l’evento a Lisbona, a questi giovani nati all’ombra della cupola della basilica di Sant’Antonio è sembrata una coincidenza perfetta, visto che il santo patrono di Padova è nato nel 1195 proprio nella città portoghese.
Al gruppo storico dei pellegrini under 36 – in cui militano studenti, insegnanti e persino il vicesindaco del paese – si sono aggiunte anche alcune new entry, tra cui Mari, 26 anni, originaria di Helsinki (capitale della Finlandia) che da qualche anno si è trasferita a Padova e ha deciso di unirsi al viaggio. Tra i pellegrini su due ruote c’è anche un sacerdote: è don Franceso Dal Sasso, 33 anni, anch’egli reduce della pedalata verso Cracovia e con un gran voglia di replicare l’esperienza. In totale i ciclopellegrini sono 8, sostenuti da 4 assistenti (più due bambine, partite per l’insolito pellegrinaggio con mamma e papà) che viaggiano in furgone occupandosi di tutte le questioni logistiche.
La routine dei ciclisti è semplice ma serrata: sveglia alle 6.30, lodi e poi in sella. Nel frattempo, il gruppo logistica raccoglie i sacchi a pelo e fa provviste per il pranzo, che si consuma tutti insieme a metà tragitto, prima di proseguire fino alla successiva destinazione intermedia. «Ogni giorno – spiega Gabriele – pedaliamo in media 133 chilometri. In quasi tutte le tappe siamo accolti da parrocchie o monasteri e quindi abbiamo la possibilità di cenare e incontrare la comunità. A Gardanne, in Francia, abbiamo celebrato la Messa e una parrocchiana nata in Italia ci ha tradotto l’omelia, poi un gruppo di signore è rimasto a parlare a lungo. Anche a Novi Ligure siamo stati accolti con entusiasmo e a Montpellier due ragazze francesi hanno insistito per cenare con noi. Anche solo tra noi, comunque, facciamo sempre un momento di condivisione guidato da don Francesco per scambiarci emozioni, dubbi e problemi».
Per ora, insomma, al netto di qualche caduta e un piccolo fuoristrada con il furgone, è andato tutto più che bene. «Certo – ammette persino Gabriele, che di mestiere fa il personal trainer ed è il più allenato del gruppo – è una fatica. Ma sono tante le cose che ti ripagano: i paesaggi mozzafiato che assapori viaggiando così lentamente, gli incontri con persone nuove e le relazioni con i compagni di viaggio che si approfondiscono e fortificano. È un pellegrinaggio in senso stretto: un viaggio di purificazione in vista della mèta».