Cei. Tre ospedali per la Siria con i fondi dell'8 per mille
La Cei ha stanziato un milione di euro dei fondi 8xmille per finanziare il progetto "Ospedali aperti" in Siria, che ha permesso di acquistare attrezzature mediche per riavviare l'attività di tre ospedali cattolici a Damasco e Aleppo. La notizia, insieme con il grazie alla Chiesa italiana del nunzio a Damasco, cardinale Mario Zenari, è stata data durante una conferenza stampa alla quale ha preso parte il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei e il segretario generale dell'Avsi, Giampaolo Silvestri, cioè l'Ong cui è demandato il compito di attuare il progetto ideato dal cardinale Zenari e approvato dal Papa.
«La Siria - ha detto il nunzio - è come il viandante tramortito dai ladroni e abbandonato sul ciglio della strada nella parabola del
Buon Samaritano. In questo momento non è importante stabilire chi siano i ladroni, ma cercare buoni samaritani e riparare le locande dove soccorrere i feriti».
La metafora del cardinale è drammaticamente confermata dai numeri. 13,1 milioni le persone con bisogno urgente di assistenza umanitaria. Oltre la metà degli ospedali e delle strutture sanitarie statali distrutte. 11,5 milioni di persone senza cure mediche, di cui 40 per cento bambini. Nella sola Aleppo, ha detto Zenari, ci sono dai 2 ai 7mila bambini "randagi", cioè orfani e completamente allo sbando, alcuni dei quali vengono trovati morti per fame e freddo.
«In Siria, ha aggiunto il cardinale Zenari, è in atto la strage degli innocenti. Impressionante la sofferenza dei bambini. E ne muoiono molti di più per la mancanza delle medicine e delle cure, che per le bombe. Abbiamo bisogno anche di formazione degli operatori sanitari, perché i due terzi di quello che c'era prima dei sette anni di guerra se ne sono andati». Fondazione Gemelli e Bambino Gesù provvederanno proprio a questo.
Il porporato, che ha detto di sentirsi nunzio di tutta la Siria, compresa la maggioranza musulmana «perché la sofferenza è universale», ha anche rivolto un appello alla comunità cattolica a restare. «Il numero dei cristiani si è dimezzato, attualmente il 2-3 per cento della popolazione. Non si può costringere nessuno, ma io dico: 'se non sei sotto le bombe e hai un lavoro resta per dare un futuro a questo Paese'. Anche perché c'è una buona libertà religiosa e il regime non ostacola gli aiuti umanitari che arrivano tramite le Chiese».
Infine il nunzio ha messo in guardia da una possibile escalation militare. «Qui si fronteggiano i cinque eserciti più agguerriti della Terra. Non oso pensare che cosa potrebbe accadere se si pestassero i piedi reciprocamente».
Dalla sofferenza della popolazione, in particolare dei più piccoli, nasce il progetto di riaprire i tre ospedali (quelli italiani e francesi di Damasco, quello francese di Aleppo, di proprietà di alcune congregazioni religiose cattoliche. Finora sono stati raccolti in tutto 7 milioni di euro, frutto delle donazioni, oltre che della Cei, anche di altri sottoscrittori come Papal Foundation, Roaco, Fondazione "Policlinico Gemelli", Conferenza episcopale Usa e altri. I soldi sono serviti all'acquisto di endoscopi, doppler a ultrasuoni, emogas analisi, ecocardiografo, Tac, respiratori artificiali, attrezzature per sale operatore). E già 2.100 persone, da novembre a oggi, sono state curate gratuitamente. Si calcola di raggiungere 40mila pazienti in tre anni, per un costo complessivo di 18 milioni di euro.
Il cardinale Bassetti ha ricordato l'impegno complessivo della Chiesa italiana in Siria. In cinque anni cinque milioni di euro e 15
progetti finanziati, in campo educativo, sanitario, alimentare e di assistenza abitativa. Tutto tramite la Caritas e i fondi 8xmille. Inoltre 40 persone sono arrivate in Italia per cure urgentissime e 6 progetti sono stati finanziati nell'area balcanica per l'assistenza ai profughi siriani rifugiati in quella regione.
Il presidente della Cei ha anche ricordato l'idea della Conferenza Mediterranea della pace, da lui stesso lanciata nei mesi scorsi e della quale si tornerà a parlare nel Consiglio permanente della prossima settimana. Si pensa di poterla concretizzare nella primavera del prossimo anno, ha detto, e deve essere scelto un luogo. Potrebbe essere la Sicilia, Bari per la presenza di San Nicola o Firenze, ricollegandosi all'esperienza di 60 anni fa di La Pira, ma per il momento sono solo ipotesi, ha precisato il cardinale.
Di certo la Conferenza vuole essere un segnale di pace, riunendo le tre religioni abramitiche (cristiani, ebrei e musulmani) che credono nel Dio trascendente e misericordioso.