Santa Sede-Cina. Nuovi vescovi «per il dialogo»
L'intensificazione dei contatti tra Vaticano e Cina si concretizza nella consacrazione di tre nuovi vescovi previa autorizzazione di Papa Francesco. Monsignor Giovanni Battista Wang Xiaoxun è stato ordinato vescovo coadiutore di Ankang, nella provincia dello Shaanxi, in Cina.
Ordinato anche il vescovo Giuseppe Tang Yuange nella diocesi cattolica di Chengdu nella provincia del Sichuan, mentre la terza è prevista il 2 dicembre a Xichang nel Sichuan. L'ultima risale al 10 novembre: l'ordinazione di monsignor Pietro Ding Lingbin alla diocesi di Changzhi, nella provincia dello Shanxi.
Perché sono importanti le ordinazioni dei tre nuovi vescovi in Cina?
Queste ordinazioni concordate - riprese nel 2014 dopo tre anni di dialogo interrotto - segnano un passo avanti nel riavvicinamento tra la Santa Sede e il governo cinese, e indicano che un possibile compromesso sulle nomine dei vescovi è sempre più concreto anche se restano questioni irrisolte: «Non sappiamo se i negoziatori siano vicini anche a un accordo per l'accettazione da parte di Papa Francesco degli otto vescovi nominati da Pechino (tre dei quali in precedenza scomunicati) e dei 30 vescovi clandestini (nominati dal Papa e respinti da Pechino)» ha spiegato all'Agi Agostino Giovagnoli, storico, ordinario presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore e profondo conoscitore dei rapporti tra Vaticano e Cina.
Quando si sono interrotti i contatti diplomatici tra Cina e Vaticano?
La ripresa dei contatti, dunque, è reale ma è ancora lontana la normalizzazione delle relazioni diplomatiche interrotte nel 1951, quando a due anni dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese fu espulso l'ultimo nunzio apostolico. «Soltanto alla fine di una serie di accordi si puòimmaginare un ripristino delle relazioni diplomatiche», ha spiegato Giovagnoli. Ma queste tre nomine episcopali aggiungono un tassello importante: «La riapertura del dialogo tra la Santa Sede e Pechino facilita le nomine dei futuri vescovi e la scelta delle diocesi - ha spiegato Giovagnoli -; la logica suggerisce che queste ordinazioni concordate costituiscano unesperimento di cui un possibile futuro accordo non potrà nontenere conto».
Ma esistono due Chiese in Cina?
In un'intervista ad Avvenire, lo scorso 24 agosto, il cardinale Pietro Parolin alla domanda se in Cina ci siano due Chiese cattoliche, una fedele e in comunione con il Papa e l'altra sottomessa al governo e se questa versione dei fatti corrispondesse alla realtà e alla storia della cattolicità cinese, aveva già spiegato che «sostenere che in Cina esistono due differenti Chiese non corrisponde né alla realtà storica né alla vita di fede dei cattolici cinesi».
«Si tratta piuttosto di due comunità - aveva affermato il segretario di Stato - entrambe desiderose di vivere in piena comunione con il Successore di Pietro. Ciascuna di esse porta con sé il bagaglio storico di momenti di grande testimonianza e di sofferenza, il che ci parla della complessità e delle contraddizioni di quell'immenso Paese. La Chiesa in Cina conosce figure di eroici testimoni del Vangelo, un fiume di santità spesso nascosta o sconosciuta ai più. L'auspicio della Santa Sede è di vedere, in un futuro non lontano, queste due comunità riconciliarsi, accogliersi, donare e ricevere misericordia per un comune annuncio del Vangelo, che sia veramente credibile. A Papa Francesco sta a cuore che si superino le tensioni e le divisioni del passato, per poter scrivere una pagina nuova della storia della Chiesa in Cina. Ho fiducia che questo cammino possa essere un esempio eloquente per il mondo intero, costruendo dappertutto ponti di fraternità e di comunione».
Chi è contrario al riavvicinamento tra Cina e Santa Sede?
«Il controllo delle autorità cinesi sulla Chiesa è sempre assoluto. Con in più anche una nuova aggravante: il governo gestisce anche i soldi della Chiesa e dunque chi obbedisce riceve finanziamenti per le proprie attività». È la voce critica del cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong. Sulla delicata questione dei contatti tra Pechino e il Vaticano «dicono che io sia contrario al dialogo con le autorità di Pechino – ha spiegato il presule cinese – ma questo non è vero: senza dialogo non si risolvono i problemi. Solo che se la buona volontà c'è solo da una parte bisogna constatare che non c'è dialogo. E allora dobbiamo perseverare nella fedeltà, anche se al momento presente può sembrare un completo fallimento».
Cattolicesimo in Cina: quanti sono i fedeli cinesi?
In Cina si contano 12 milioni di fedeli, i vescovi sono 115 dei cui 40 non ancora riconosciuti dal governo e una decina non riconosciuti dal Papa, tra cui tre scomunicati perché ordinati illecitamente. I preti sono 3.700, un migliaio i seminaristi, circa 5mila le suore.