Lutto. Oggi a Ivrea l’ultimo saluto a Bettazzi. Uomo di dialogo, messaggero di pace
Luigi Bettazzi, giovane sacerdote
Con monsignor Luigi Bettazzi la Chiesa italiana non perde il suo ultimo padre conciliare ancora in vita, ma anche una delle figure che hanno segnato la vita ecclesiale - ma anche culturale e politica - della Penisola a partire dal Vaticano II. A volte assumendo posizioni scomode e anche di rottura. Uomo di dialogo e di pace con tutti, dal tratto umano gentile sempre col gusto dell’ironia, il presule si è spento domenica mattina prima dell’alba a 99 anni (ne avrebbe compiti 100 anni il 26 novembre). Nelle ore precedenti Edoardo Cerrato, suo successore come vescovo di Ivrea, aveva inviato alla diocesi questo breve e partecipato messaggio: «Accompagniamo monsignor Bettazzi che si sta avviando lucidamente al tramonto terreno. La nostra preghiera lo sostenga».
La scomparsa di Bettazzi è stata accolta con parole non di circostanza da parte del presidente dell’episcopato italiano, il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di quella Bologna dove Bettazzi fu ausiliare proprio negli anni del Vaticano II. «In occasione dell’Assemblea generale della Cei, lo scorso maggio – ha scritto il porporato – abbiamo menzionato monsignor Bettazzi con quel senso di gratitudine che si deve ai padri, proprio come voleva essere chiamato».
«Nel dialogo con papa Francesco, presentando i nuovi vescovi e quelli emeriti, – ha aggiunto Zuppi – il pensiero è andato a lui in modo spontaneo, consci della sua saggezza e della sua paternità: ultimo padre italiano del Concilio». Nella nota Cei si ricorda che il compianto presule è stato per 33 anni – dal 1966 al 1999 – vescovo di Ivrea e per 17 presidente di Pax Christi. Nel suo messaggio Zuppi, a nome della Chiesa italiana, rende grazie «per la sua testimonianza – si apprestava a celebrare il 77° anniversario di ordinazione sacerdotale e il 60° di episcopato – e per il suo impegno per il Concilio vissuto con libertà e amore per la Chiesa».
Di Bettazzi Zuppi rimarca i tratti essenziali: «Il sorriso, la gentilezza, la fermezza, l’ironia, la capacità di leggere la storia e di portare il messaggio di pace sono stati i suoi tratti essenziali». Tratti che «ci lascia come eredità preziosa per camminare al fianco degli uomini e delle donne del nostro tempo». Infine il cardinale arcivescovo di Bologna ricorda una frase particolarmente significativa di Bettazzi, anche alla luce dei tempi che stiamo vivendo. Questa: «Dovremmo arrivare a farci tutti la mentalità di pace, mentre abbiamo tutti la mentalità della violenza. Dovremmo arrivare a far crescere anche nel popolo cristiano, direi prima di tutti in quello, la mentalità vera della pace contro ogni forma di violenza, come ha fatto Gesù».
Bettazzi era nato a Treviso ma si era trasferito da giovane a Bologna dove aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 4 agosto 1946. Il 10 agosto 1963 la nomina a vescovo ausiliare del cardinale di Bologna Giacomo Lercaro, cui seguì il 4 ottobre la consacrazione episcopale. Una settimana prima la partecipazione al Concilio, a partire dalla seconda sessione. Il 16 novembre 1965, pochi giorni prima della chiusura del Vaticano II, scese, unico italiano, con una quarantina di padri conciliari – principalmente latinoamericani – nelle Catacombe di Domitilla a Roma per celebrare un’Eucaristia chiedendo fedeltà allo Spirito di Gesù. Al termine tutti i vescovi firmarono il famoso Patto con cui esortavano i «fratelli nell’episcopato» a portare avanti una «vita di povertà», una Chiesa «serva e povera», come suggerito da Giovanni XXIII.
Concluse le assise conciliari, fu nominato vescovo di Ivrea, prendendo possesso della diocesi il 15 gennaio 1967. Parallelamente al servizio nella Chiesa locale cresceva l’impegno per la causa della non violenza, fino ad essere nominato nel 1968 presidente nazionale e nel 1978 internazionale di Pax Christi. Uomo di dialogo rimane nella storia lo scambio epistolare, nel 1976, con il segretario del Partito comunista italiano, Enrico Berlinguer. Nel 1978 assieme ad altri due presuli – Clemente Riva e Alberto Ablondi – chiese, senza esito, di potersi offrire prigioniero in cambio del presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, rapito dalle Brigate Rosse.
Ampia eco hanno avuto le sue battaglie per l’obiezione fiscale alle spese militari. Inoltre sostenne l’obiezione di coscienza quando ancora si rischiava il carcere e nel 1992 partecipò alla marcia per la pace organizzata a Sarajevo da “Beati costruttori di pace e Pax Christi” insieme al vescovo Antonio Bello nel mezzo della guerra in Bosnia ed Erzegovina.
Lasciati gli incarichi per limiti di età, Bettazzi non ha fatto mancare la sua voce profetica. Gli ultimi anni sono stati ancora all’insegna dell’educazione alla non violenza (ha partecipato a tutte le Marce della pace organizzate il 31 dicembre e ha seguito con preoccupato interesse lo scoppio del conflitto in Ucraina) e della riflessione sul Vaticano II, manifestando apprezzamento per la svolta “sinodale” impressa da papa Francesco.
I funerali di Bettazzi si tengono oggi alle 15.30 nel Duomo di Ivrea dove, dopo le esequie, sarà tumulata la salma. Il rito sarà presieduto dal cardinale Arrigo Miglio, emerito di Cagliari, ma originario della diocesi di Ivrea dove è stato ordinato prete da Bettazzi e dove gli è succeduto come vescovo. La città ha proclamato per oggi il lutto cittadino.