Liturgia. La Pasqua porta il nuovo Messale nelle parrocchie italiane
Il nuovo Messale Romano sull'altare di una parrocchia italiana
Tutti lo chiamano il nuovo Messale Romano. Ufficialmente è la traduzione in italiano della terza edizione tipica latina del libro per celebrare l’Eucaristia che la Santa Sede ha varato nel 2002. Da domenica 4 aprile il testo si aprirà sugli altari di tutte le parrocchie della Penisola. Perché, come ha stabilito la Cei che ha guidato un percorso durato quasi diciotto anni, il volume diventerà obbligatorio nell’intero Paese dal giorno di Pasqua. E non solo scandirà le celebrazioni in Italia, ma anche quelle presiedute in italiano da Francesco in Vaticano. Messale per la Penisola ma anche “del Papa”. E poi esempio per le traduzioni nelle diverse lingue nazionali dell’edizione tipica latina.
Certo, il rinnovato libro liturgico è già utilizzato da alcuni mesi in numerose diocesi o parrocchie. Molte regioni ecclesiastiche avevano indicato nell’Avvento il periodo per il “debutto” locale. E anche il Pontefice celebra con il nuovo Messale. Resta il fatto che con la solennità della Risurrezione finisce definitivamente in archivio la precedente edizione datata 1983 che, quindi, per quasi quarant’anni ha segnato la vita liturgica nel Paese. «La scelta della Pasqua ha un preciso significato», spiega il vescovo di Castellaneta, Claudio Maniago, che da presidente della Commissione episcopale Cei per la liturgia ha curato l’ultima e più complessa fase della realizzazione del Messale. «Nella vita della Chiesa – prosegue – il giorno della Risurrezione rimanda all’inizio di un tempo rinnovato. Ecco, con il volume pubblicato lo scorso settembre la Chiesa italiana è chiamata a scrivere un nuovo capitolo del suo cammino». L’esordio solenne avviene in un frangente ancora marcato dalla pandemia, con le limitazioni e i “ritocchi” ai riti imposti dalle misure anti-Covid. Non è sicuramente la Pasqua di un anno fa, senza le Messe a porte aperte. Però le liturgie risentono dell’effetto coronavirus. «Potrebbe apparire penalizzante l’uscita di un nuovo libro liturgico in un tempo come l’attuale – afferma Maniago –. Tuttavia la pubblicazione del Messale è stata giustamente interpretata come un segno di speranza che può aiutare le comunità a concentrarsi su quanto è davvero essenziale. E l’Eucaristia è fonte e culmine della vita cristiana, è celebrare in ogni istante della storia la Pasqua del Signore. Direi che il nuovo volume è uno sprone per tornare a gustare con maggiore intensità e partecipazione ciò che nei mesi scorsi ci era stato tolto nella sua pienezza o ciò che ancora oggi è condizionato da vincoli che per motivi sanitari siamo doverosamente tenuti a rispettare».
La liturgia di Pasqua nel nuovo Messale Romano curato dalla Cei - Avvenire
Un test sul nuovo Messale – con le illustrazioni dell’artista Mimmo Paladino – c’è già stato nelle comunità che lo stanno impiegando dall’autunno. «Si è trattato di un tempo congruo per far sì che dopo la pubblicazione del volume si potesse avere una fase di sperimentazione e di prova necessarie», sottolinea il vescovo. E il primo bilancio che la Cei ha stilato è più che positivo. «L’accoglienza è stata buona – racconta Maniago –. Da una parte, è stata accompagnata da una sana dose di curiosità, consapevoli comunque che le novità non stavano in una diversa struttura della celebrazione ma piuttosto in miglioramenti e revisioni dei testi con anche significative variazioni che intendono rendere più vicino alla sensibilità contemporanea quanto viene pronunciato. D’altro canto, le novità sono state recepite senza particolari fatiche: penso a quelle che toccano l’assemblea, come le modifiche del “Padre Nostro” o del “Gloria”. Inoltre i sacerdoti, che sono i primi utilizzatori del Messale, hanno potuto confrontarsi con formule ed espressioni nuove, come quelle nelle Preghiere eucaristiche: il linguaggio adoperato ha richiesto un adattamento di fronte a passaggi divenuti così familiari che potevano quasi essere recitati a memoria. L’unica difficoltà riscontrata è stata quella relativa alla veste editoriale: il carattere del libro ha creato in qualche prete più avanti con l’età un disagio alla prima lettura ma poi non è stato problematico abituarsi al diverso formato».
Da “fratelli e sorelle” nel Confesso alla “rugiada del tuo Spirito” nella seconda Preghiera eucaristica, da “Beati gli invitati alla cena dell’Agnello“ a “Scambiatevi il dono della pace”, sono a vasto raggio i mutamenti presenti nella nuova traduzione italiana. «Magari alcuni erano più affezionati alla precedente versione, mentre altri apprezzano maggiormente quella attuale. Sicuramente i nuovi testi sono stati accettati da tutti senza turbamento. Ed è ciò che conta – osserva il presidente della Commissione Cei –. Tuttavia ritengo che la vera svolta legata al Messale sia stata la possibilità di riscoprire la ricchezza della celebrazione eucaristica. Come aveva auspicato l’episcopato italiano, si sono moltiplicate le iniziative promosse in ogni angolo del Paese per conoscere e approfondire i contenuti del libro liturgico. E questo ha consentito di immergersi ancora meglio nella bellezza della liturgia così come la riforma del Concilio l’ha voluta. Era quanto aveva sollecitato papa Francesco quando aveva ricevuto in dono la prima copia a fine agosto». E per Pasqua i vescovi della Penisola chiedono di partecipare ai riti “dal vivo”, ricorrendo solo in casi di necessità alla tv o alle trasmissioni sui social. «La vita della Chiesa– conclude Maniago – si esprime nella comunità perché c’è bisogno di relazione. L’odierno periodo è nel segno dell’eccezionalità e pertanto impone all’esperienza liturgica determinate restrizioni che non possono essere considerate definitive e neppure migliorative della celebrazione. Perciò, quando l’emergenza sanitaria sarà conclusa, le comunità dovranno ripartire proprio dalle liturgie vissute con consapevolezza e in modo pieno. Anche grazie al nuovo Messale».