Sarà beata. Armida Barelli, una vita per le giovani cattoliche
Armida Barelli (1882-1952)
Armida Barelli (di cui è stato riconosciuto il miracolo) nasce a Milano il 1° dicembre 1882 da una famiglia borghese. Studia in un collegio svizzero. Tornata a Milano, si dedica ai ragazzi abbandonati e poveri, collaborando con Rita Tonoli, che fonderà poi un istituto dedito all’assistenza di tali ragazzi e che la mette in contatto con padre Agostino Gemelli, appena convertito. L’incontro con il frate segna per lei l’inizio di una collaborazione che durerà tutta la vita: Azione Cattolica, Istituto Secolare Missionarie della Regalità, Università Cattolica del Sacro Cuore, Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo.
Nel 1918 fonda la Gioventù Femminile cattolica milanese, chiamata a tale incarico dal cardinal Ferrari che, dinanzi alla propaganda marxista, vede l’urgenza di una formazione delle giovani, per testimoniare con la vita il battesimo ricevuto. Barelli si sente inadeguata per tale compito, ma dinanzi all’urgenza che le viene fatta notare, accetta. Diventa la Sorella maggiore di un gruppo di giovani che dalle parrocchie milanesi si ritrovano in vescovado ad approfondire problemi teologici e sociali per controbattere la propaganda marxista.
L’esperienza positiva di Milano spinge papa Benedetto XV ad affidarle lo stesso compito per tutte le diocesi italiane. Ancora una volta, Barelli non vorrebbe accettare l’incarico, ma alle sue resistenze e al desiderio di partire come missionaria, il Papa risponde: «La sua missione è l’Italia», e la invia «non come maestra tra allieve, ma come sorella tra sorelle», perché le giovani prendano coscienza del loro essere cristiane e riscoprano la loro dignità di donne.
Siamo nel 1918, e Barelli inizia il suo primo giro lungo la penisola per chiamare a raccolta le giovani, che rispondono con entusiasmo. Propone loro un cammino esigente e difficile: andare controcorrente, grazie all’impegno personale della formazione e alla vita di gruppo, avendo come fondamento il trinomio di eucaristia, apostolato ed eroismo, che segnerà la vita di tante giovani donne.
Nel 1919, insieme a padre Gemelli, fonda l’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo e con lui anche l’Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo per la diffusione della liturgia. Fonda case di spiritualità nei più importanti luoghi francescani e promuove una vasta opera di formazione spirituale e di discernimento vocazionale.
Nel 1921 fa parte del gruppo dei fondatori dell’Università cattolica del Sacro Cuore, fermamente convinta di intitolarla al Sacro Cuore e ne diventa indispensabile “cassiera”. Accompagna con straordinaria efficacia tutte le fasi di sviluppo dell’Ateneo per i primi trent’anni contribuendo, soprattutto con l’annuale Giornata per l’Università Cattolica a mobilitare i cattolici italiani.
Organizza convegni, pellegrinaggi, settimane della purezza, settimane sociali e attività per le missioni. Partecipa ai congressi internazionali della Gioventù Femminile ed è sempre aperta ad accogliere quanto di nuovo può venire dalle esperienze di altri Paesi e può essere trasferito nella realtà italiana, segnata dal regime fascista che lei considera incompatibile con la formazione della Gioventù Femminile. Al crollo del regime, continua un’opera preziosa per l’inserimento nella vita politica delle donne chiamate a votare per la prima volta.
La sua apertura al mondo che la circonda, oggi diremmo ai segni dei tempi, è straordinaria, perché nasce dalla sua vita mistica che le fa cogliere le grandi potenzialità della fede e della missione della Chiesa. Fu determinante e concreto il sostegno della Gioventù Femminile per l’Istituto Benedetto XV in Cina, da cui nacque una congregazione religiosa femminile cinese, attualmente operante.
La sua spiritualità, fondamentalmente francescana, si arricchisce di altri tipi di spiritualità presenti nell’Azione Cattolica che, come tale, si nutre della spiritualità battesimale comune a tutti i fedeli. Questo spiega come nella Gioventù Femminile siano nate vocazioni religiose di diverso tipo e il matrimonio sia stato vissuto come una autentica vocazione. Dalla radicalità evangelica battesimale vengono le tante testimoni di santità della Gioventù Femminile (alcune già riconosciute ufficialmente come tali dalla Chiesa): giovani donne che hanno seguito eroicamente Cristo sulle strade del mondo.
Nel 1946, Armida viene nominata vice presidente generale dell’Azione Cattolica da Pio XII. Nel 1949, si ammala di paralisi bulbare, che la porterà alla morte. Scrive: “Accetto la morte, quella qualsiasi che il Signore vorrà, in piena adesione al volere divino”. Muore il 15 agosto 1952 a Marzio (Varese). È sepolta dal 1953 nella cripta della cappella dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano.