Casa Italia. «Non siamo qui per un caso, c’è un progetto per noi»
Il dialogo di monsignor Stefano Russo con i giovani dell'Ordinariato militare e della diocesi svizzera di Lugano
La palestra di Casa Italia si trasforma per un attimo in ring: ci si sfida a colpi di cori, in due squadre, per dire che “è più bello insieme” e che “è un dono grande l’altra gente”. Le voci diventano una sola, forte, accompagnata dal battito delle mani e dal suono dei tamburi. Alla fine non vince nessuno, tutti cantano, compreso monsignor Stefano Russo, vescovo di Velletri-Segni. Il terzo giorno di catechesi per i ragazzi di Lugano e dell’Ordinariato militare inizia così, in un clima di condivisione e di allegria. Del resto, dice il vescovo, «questo è il momento per rispondere all’amore di Dio». «Se siamo qui – sottolinea – non è un caso, ma perché Dio ci ha chiamato, nonostante i dubbi, le preoccupazioni e le paure». Ecco allora che occorre «alzarsi e andare in fretta, come Maria che, di fronte al progetto di Dio, dice subito “sì”, mettendosi in cammino». Anche lei «avrebbe potuto stare ferma» e invece «alza lo sguardo e si fa prossima ad Elisabetta», osserva monsignor Russo esortando i ragazzi a «spostare il centro dell’interesse da noi all’altro». «Questo – rimarca – significa rispondere alla chiamata di Dio». E non c’è da avere paura, nemmeno se «ci sentiamo piccoli, lontani da quell’ideale cristiano che appare troppo alto e stimolante o se sperimentiamo il fallimento e l’incapacità di amare». O se «sebbene attratti da Gesù, andiamo alla ricerca di ciò che ci allontana da lui». Invece, è l’incoraggiamento del vescovo, «il Signore ci chiede di fidarci, proprio come ha fatto Maria».
«Non c’è cosa migliore che rispondere alla chiamata dell’amore, ora», sintetizza Russo con una sorta di slogan che racchiude il senso del suo intervento. Si riparte da qui, non prima di aver sperimentato «quella misericordia che è al centro della Gmg e della nostra vita».
Il vescovo e i sacerdoti che accompagnano i gruppi si dispongono per le confessioni. I ragazzi si mettono in fila, ordinatamente. Anche questa è una risposta all’amore.