L'iniziativa. Nel segno dell'amicizia il volto giovane del dialogo ebraico-cristiano
A Camaldoli i giovani dell'"Amicizia ebraico-cristiana"
Ci ha messo lo zampino persino Netflix. E forse non poteva essere altrimenti quando si parla di “generazione Z”, ossia di chi ha intorno ai 25 anni ed è un nativo digitale. «Complice il lockdown dello scorso anno – racconta Gabriella Serra, ex presidente della Fuci, la Federazione universitaria cattolica italiana – ci siamo imbattuti nella serie tv Unorthodox». Al centro la storia di una ragazza ultra-ortodossa ebraica. «Ne è scaturita l’esigenza di capire con maggiore chiarezza i numerosi volti del mondo ebraico, i riti, le usanze ». E dopo un incontro online a misura di ragazzi, ispirato alla miniserie televisiva, si è scelto di continuare sulla via del dialogo. Fra giovani cristiani ed ebrei.
Una volontà che è figlia anche di una rete di relazioni germogliate nel monastero di Camaldoli, avamposto del dialogo sull’Appennino toscano, nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, che da oltre quarant’anni ospita i Colloqui ebraico-cristiani. Proprio sulla scia dei noti appuntamenti è nata la prima sezione giovane dell’“Amicizia ebraico-cristiana”, associazione che raduna ragazzi dai 18 ai 35 anni per lo più appartenenti alle due grandi tradizioni religiose. E non solo cattolici: infatti ne fanno parte anche giovani valdesi e membri della Chiesa avventista del settimo giorno. In quaranta hanno già aderito e provengono da tutta Italia. Luogo di fondazione: il monastero di Camaldoli. È qui che il nuovo sodalizio ha eletto i suoi vertici. Presidente è l’ex fucino Giacomo Ghedini, alle prese con il dottorato di ricerca in storia; vice-presidente l’esponente ebraico David Morselli; segretaria Gabriella Serra; e consiglieri la valdese Cindy Genre e l’avventista Elisa Ghiuzan.
A Camaldoli i giovani dell'"Amicizia ebraico-cristiana" - Monastero di Camaldoli
«Il progetto – afferma il presidente Ghedini – è animato dal desiderio di dare maggiore progettualità e continuità al dialogo interreligioso tra giovani, nella consapevolezza che vogliamo vivere il presente e il futuro del dialogo da protagonisti, eredi di un passato che ci chiama alla responsabilità». E cita lo statuto: «Nessun tentativo di proselitismo o sincretismo, ma tanta voglia di camminare insieme». Nel testo fondativo si sottolinea che il gruppo avrà il compito di approfondire la conoscenza fra le fedi per «superare i mutui pregiudizi, combattere ogni forma palese o velata di antisemitismo, collaborazione alla difesa di valori ideali e morali comuni». Fra le priorità quella di studiare le cause dell’«intolleranza religiosa per rimuoverle intervenendo ogni volta che se ne presenti l’opportunità». E se l’attività sarà scandita da riunioni, conferenze, discussioni, il vero cuore dell’associazione è la fraternità.
«Si chiama “Amicizia” perché si creano legami di vera amicizia, nel rispetto delle differenze e nella gioia della condivisione – osserva Gabriella –. Tutto ciò è fonte di arricchimento umano, culturale, teologico e spirituale. Alla capacità di trattare temi alti e complessi si abbina la semplicità e l’informalità che ci caratterizzano come giovani. Le proposte di natura interreligiosa non possono essere solo appannaggio delle generazioni più avanzate. Si tratta di un piccolo seme di speranza che testimonia come si possa costruire insieme un mondo migliore, dove le differenze sono un vantaggio e dove ognuno può essere se stesso». Il gruppo è parte della Federazione delle Amicizie ebraico-cristiane in Italia che è presente in alcune città della Penisola: da Milano a Venezia, passando per Torino, Roma o Firenze. «Ma siamo l’unica realtà giovane», sottolinea il presidente. Il gruppo ha già programmato almeno due ritrovi in presenza all’anno: uno in estate e l’altro in inverno in occasione dei Colloqui (che nel 2021 si terranno a inizio dicembre a Camaldoli). Per contattare il gruppo: aecgiovani@gmail.com.