Chiesa

Calabria. Natuzza Evolo, al via la causa di beatificazione

Andrea Gualtieri sabato 1 novembre 2014
«Natuzza è già santa» disse Luigi Renzo, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, durante i funerali della mistica calabrese, morta a 85 anni proprio nella ricorrenza di Ognissanti del 2009. E, rivolgendosi al feretro, Renzo aggiunse: «Attraverso di te il Signore ci indica un cammino che noi vogliamo percorrere ricordando le tue parole: facciamoci santi in compagnia».Da quel giorno, quando sei vescovi e oltre cento sacerdoti accompagnarono l’ultimo viaggio terreno della donna che per tutti loro era Mamma Natuzza, l’appuntamento del primo novembre attira migliaia di persone nel piccolo borgo di Paravati di Mileto, in provincia di Vibo Valentia, dove ha trascorso la sua vita Fortunata Evolo. Quest’anno ci sarà anche l’atteso annuncio della nomina del postulatore e dell’invio della pratica per la canonizzazione alla Congregazione per le cause dei santi.Il primo nulla osta, infatti, è arrivato il 7 ottobre scorso da parte della Conferenza episcopale calabra. Del resto i vescovi hanno sottolineato lo spirito di obbedienza alla Chiesa con il quale Natuzza ha vissuto i fenomeni inspiegabili che si verificavano sul suo corpo. Nel periodo quaresimale su di lei apparivano ferite sanguinanti per le quali non è mai stata trovata una spiegazione scientifica. E in diverse occasioni si sono registrati fenomeni di emografia e stati di trance. Fu al termine di uno di questi, nel 1944, che Natuzza rivelò di essersi sentita domandare la costruzione di «una grande casa per alleviare le necessità di giovani, anziani e di quanti si troveranno nel bisogno, con una grande chiesa che si chiamerà Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime. L’allora vescovo di Mileto Domenico Cortese, diede il via libera alla realizzazione dell’opera per la quale ora si sta ultimando il cantiere della chiesa.La vita di Natuzza è stata tutta consacrata all’accoglienza e alla consolazione dei sofferenti. Diceva che per lei era una forma di dono a Dio, in aggiunta ai dolori fisici che pativa. A coloro che si rivolgevano a lei, con la grande semplicità di donna analfabeta ma dalla grande fede, raccomandava di seguire la volontà di Dio e offriva il conforto della preghiera. Tanto che su sua ispirazione è nato un grande movimento costituito dai cosiddetti Cenacoli di preghiera: partiti nel 1994, si sono diffusi in tutto il mondo e costituiscono, secondo il vescovo Renzo, la «più grande eredità di Mamma Natuzza». Una mamma, poi, Natuzza lo era davvero. Dal suo matrimonio con Pasquale Nicolace sono nati cinque figli, che lei ha cresciuto nell’umile casa in cui lunghe file di persone venivano a trovarla e che ora raccontano: «Ci ha sempre detto che non sarebbe stata una madre solo per noi, ma ci ha donato una grande tenerezza e ci ha insegnato a pregare».