LUTTO. Morto monsignor Nervo Fu il fondatore della Caritas
L’opzione preferenziale per i poveri della Chiesa era la sua stella polare, come ha ricordato ieri il vescovo di Padova Antonio Mattiazzo: «Monsignor Nervo – ha sottolineato il presule – è stato una figura emblematica della Chiesa padovana e italiana, a cui ha dedicato la sua vita di prete e di uomo; si è impegnato strenuamente per l’affermazione di una pedagogia della carità, così come doveva essere la Caritas nel pensiero di Paolo VI e non ha mai mancato di denunciare giustizie e incoerenze. Ma il suo impegno è stato anche avvalorato da un alto senso di responsabilità civile, governata dai valori del cattolicesimo sociale, di cui è stato uno dei protagonisti. È stato uno strenuo difensore del Vangelo dei poveri».Con la sua mitezza, la schiettezza e la coerenza seppe ispirare in diverse generazioni di giovani la passione per l’impegno civile e il volontariato. Per lui, che dal 1943 al 1945 si era impegnato nella Resistenza, la lotta per la giustizia era complementare all’educazione alla pace. Dopo il primo Convegno ecclesiale su «Evangelizzazione e promozione umana» di Roma, nel 1976, chiese alla Cei e ottenne che la Caritas italiana potesse accogliere i giovani obiettori di coscienza in servizio civile e le ragazze dell’Anno di volontariato sociale (Avs). Molti di loro, oltre che nelle trincee della povertà, in quei primi anni si impegnarono nella ricostruzione delle aree terremotate del Friuli prima, poi della Campania e della Basilicata nel 1980.
Fu sempre una sua idea quella dei gemellaggi tra comunità ecclesiali come strumento di ricostruzione dopo le grandi tragedie non solo concreta, ma anche morale, metodo fecondo ancora oggi adottato dalla Caritas italiana. Negli anni Ottanta diede forte impulso al mondo del volontariato e favorì la nascita della Consulta delle opere caritative e assistenziali (poi diventata Consulta ecclesiale degli organismi socio-assistenziali). Altro grande tema fu quello dell’accoglienza. Nervo cominciò nel 1980 con i boat people, i profughi vietnamiti. Poi fino alla fine dei suoi giorni si battè per l’integrazione dei lavoratori immigrati e delle loro famiglie e contro le pulsioni xenofobe. Autore prolifico di libri e articoli, nel 1964 diede vita a Padova alla Fondazione Zancan per lo studio della povertà, presieduta fino al 1997, e con la quale ha lavorato fino alla fine.