Chiesa

Il lutto. Morta suor Giudici, mistica e poetessa. La sua vocazione nacque in bicicletta

Luigino Bruni domenica 23 febbraio 2020

Suor Maria Pia Giudici, morta a 97 anni

È morta a 97 anni compiuti, suor Maria Pia Giudici, coordinatrice della Casa di preghiera Eremo di San Biagio a Subiaco, una struttura gestita dalle Figlie di Maria Ausiliatrice che offre un luogo di preghiera e di accoglienza. Suor Giudici era nata a Viggiù (in provincia di Varese) il 30 settembre 1922. Lì ha trascorso la fanciullezza per poi trasferirsi con genitori a Milano, dove studiò prima dalle Suore Orsoline di San Carlo e poi dalle Salesiane, Figlie di Maria Ausiliatrice. Negli anni dell’Università (studiò presso la Cattolica di Milano e conobbe il fondatore padre Agostino Gemelli) e della gioventù maturò la vocazione alla vita religiosa. Entrata nella Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, le superiore decisero di farle continuare gli studi. Si laureò in Lettere e potè così insegnare sia a Milano sia a Lecco. Molto legata alle sue studentesse, si dedicò progressivamente anche al campo della comunicazione, organizzando cineforum e incontri con il mondo del cinema. È stata autrice anche di diversi testi letterari offrendo una galleria di ritratti di donne dalla grande fede. Nel tempo è diventata una figura di riferimento dell’Eremo di San Biagio.

La vita di suor Maria Pia Giudici è stata una preziosa grammatica di una vocazione profetica. Leggendo la sua recente biografia “Vivere in pienezza” (a cura di Alessandra Pagliari), troviamo una bellissima descrizione della chiamata accaduta in un rallentamento di una sua corsa in bicicletta perché un altro vento la toccò cambiando decisamente il corso della sua vita. Quella corsa e quel nuovo corso giungono fino all’ultimo grande canto-preghiera che chiude e sigilla le pagine, ciò che emerge è la sequela creativa e fedele di una voce: «Lodato sii, o mio Signore, / per la corsa veloce degli anni / trascorsi quassù: / è 'l’elisir' della pace vera; / e il 'pane' della Parola di Dio / spezzato per una vita semplice e sobria, / nuova oggi. E domani e sempre. / Lodato sii, o mio Signore, / per questa piccola e cara realtà di san Biagio, / dove tutto è all’insegna del 'gratuito' / e quel che vive è tutto ciò che Dio ci ha regalato. / Lodato sii, o mio Signore, / per tutto il gran bene che ho ricevuto dalla tua Parola / accolta, in prolungati tempi a volte, / e pregata al mattino e lungo il giorno / nella consapevole povertà del mio cuore».

Suor Maria Pia è stata nella sua lunga e feconda vita molte cose insieme: una suora salesiana, ma anche una scrittrice, poetessa, insegnante, maestra spirituale, mistica, e chissà quante altre ancora. Ogni persona non è mai un essere a una sola dimensione, ma quando si ha a che fare con vocazioni profetiche, la vita diventa un processo di scoperta di nuove dimensioni della personalità che si aggiungono alle precedenti, a formare nel tempo un albero che continua a crescere fino alla fine. Come per i profeti biblici (che suor Maria Pia ha sempre frequentato, e che sono personaggi vivi nelle sue parole), una vocazione cresce e si sviluppa dentro una o più comunità, a partire dalla prima comunità famigliare. È incarnata nella terra e nella storia di un luogo e di un tempo. Le sue parole sono incastonate nel vissuto quotidiano della propria gente. Dentro la prima comunità familiare avviene la prima chiamata 'in bicicletta'.

È l’evento fondamentale e assolutamente intimo. E dopo la vocazione troviamo ancora la comunità. I profeti non sono dei solitari, anche quando vivono in un 'eremo'. Non sono ammaestrati soltanto da Dio nel loro intimo, ma sono formati e plasmati dalle comunità concrete. Profeti si nasce, profeti si diventa, imparando nel tempo a essere ciò che si era già nel seno materno. Nella storia di suor Maria Pia troviamo parole di cielo e parole di terra. Lavoro, pubblicità, formicaio, sport, Einstein. Perché per imparare ad ascoltare il cielo e donare le sue parole agli uomini e alle donne, bisogna imparare a toccare la terra. È bellissimo scoprire nella vita di suor Maria Pia l’impasto di mistica ed economia, di spiritualità e boschi, a ricordarci che le sole parole che abbiamo per parlare di Dio (e per ascoltarlo) sono le nostre parole umane. La sua storia e il suo presente ci dicono che camminare nello spirito fa diventare più umani non più divini, più uomini e donne non più angeli. Un segno inequivocabile che stiamo camminando bene e nella direzione giusta è allora diventare sempre più appassionati di tutto ciò che è vivo, di ogni creatura, delle parole e delle opere degli uomini e delle donne. Ed è qui che ci si può incontrare davvero tra credenti e non credenti - come accade a San Biagio -. Si apprezza sempre più la bellezza ordinaria delle cose di tutti. Non si fugge dalla terra per cercare il cielo, ma si ringrazia il cielo per averci fatto scoprire e amare la terra. Si diventa ogni giorno più solidali con gli errori e i persino i peccati di tutti, e nulla di ciò che è vivo diventa forestiero e sconosciuto.

La vita dello spirito deve portare a benedire la vita, a girare per le strade ringraziando di essere circondati da cose che giorno dopo giorno abbiamo imparato a vedere come vive. A stimare e a ringraziare l’infinita bellezza vera che ci circonda, e provare un sincero dolore di doverla un giorno lasciare. Brutto e pessimo segno è invece quello di chi loda il cielo e maledice la terra, chi difende Dio e condanna gli uomini. Quando si parte seguendo una voce incontrata in una corsa diversa in un giorno diverso, si inizia in cielo e si finisce sulla terra - e se si resta in cielo occorre preoccuparsi molto. Ogni vocazione è una parola che si fa carne, un emigrante che lascia il cielo per la terra. Questo e molto altro ho imparato incontrando suor Maria Pia, incontrandola dentro l’ora et labora benedettino e salesiano, lasciandosi toccare e in-segnare dalle sue parole theofore, tutte cielo e tutte terra. San Biagio è l’eredità di suor Maria Pia: che non interrompa la sua corsa.